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Sabato, 20 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Bisignani e la P4: il ritratto di Dorian Gray del berlusconismo

C’è l’ombra della P4 sul governo come se non bastasse l’influenza della P2 ben rappresentata oltre che dal premier anche da altri esponenti della maggioranza. Il nuovo scandalo minaccia l’esecutivo (proprio oggi il “Corriere della Sera” rivela che nelle intercettazioni compaiono i nomi di tre ministre e della Santanchè) anche perché nel centro-destra molti temono che l’obiettivo dell’inchiesta sia il sottosegretario Gianni Letta.

C’è l’ombra della P4 sul governo come se non bastasse l’influenza della P2 ben rappresentata oltre che dal premier anche da altri esponenti della maggioranza. Il nuovo scandalo minaccia l’esecutivo (proprio oggi il “Corriere della Sera” rivela che nelle intercettazioni compaiono i nomi di tre ministre e della Santanchè) anche perché nel centro-destra molti temono che l’obiettivo dell’inchiesta sia il sottosegretario Gianni Letta.

E’ difficile capire in queste prime anticipazioni il carattere dell’influenza della nuova associazione segreta sulla compagnie governativa e se, e quali, reati si nascondano dietro il trafficare di loschi personaggi. E’ invece chiaro il manifestarsi di un sottobosco politico-informativo che descrive bene una malattia inguaribile del sistema politico. Indipendentemente dall’accertamento sugli eventuali reati che sono stati commessi, quella che viene alla luce è l’esistenza di una potente lobby spionistica che è cresciuta all’ombra del potere per influenzarlo e per tutelarlo dalle inchieste e persino dalle trasmissioni televisive.

Nella rete è caduto un pesce grosso anche se finora sconosciuto al grande pubblico come Luigi Bisignani. Costui è una singolare figura di informatore, lobbista e faccendiere che si muoveva tra poliziotti infedeli, magistrati disponibili, parlamentari inquieti, esponenti del mondo dell’industria e personalità del governo riuscendo a stabilire contatti e provocando decisioni politiche in grado di assicurare stabilità al governo. Come nel caso della P2, anche la P4 risulta insediata nel cuore dello stato, ha affiliato politici e manager in cerca di protezione, è il caso di Mauro Masi ex direttore generale della Rai, cercando di indirizzare l’attività di governo al fine di procurare maggiori vantaggi ai suoi sostenitori e soprattutto di garantire durata all’esecutivo.

Il nome di Gianni Letta, finora sussurrato, è esplosivo. Letta è da quasi vent’anni il punto di equilibrio nel rapporto fra il berlusconismo e il resto del mondo. L’ex direttore del “Tempo” si è ritagliato un ruolo fondamentale di cerniera,  pur inviso a Tremonti e leghisti, assolutamente necessario per garantire un sostegno “romano” al premier tentando anche di ricucire qui rapporti politico-istituzionali che la frenesia di Berlusconi spesso ha interrotto.

Un ex democristiano votato al berlusconismo con il quale tuttavia non si è mai identificato. Un uomo di potere capace di agire con discrezione fino a farsi stimare anche dall’opposizione. Un personaggio destinato, nei desideri del suo anfitrione, verso alte cariche dello Stato dopo due decenni in cui ha rifiutato l’elezione a parlamentare. Bisignani, secondo l’accusa, a lui rispondeva.

Nella rete di Bisignani compaiono anche un parlamentare ex magistrato oggi colpito da un mandato d’arresto e numerosi sbirri e spioni, a cominciare dall’ex capo del Sismi Niccolò Pollari. Il caso P4 rivela ancora una volta la fragilità della politica in Italia che rivela la sua permeabilità a lobby o logge in grado di influenzarla promettendole appoggi e mettendo in rete, come si dice oggi, una serie di relazioni poco virtuose. L’immagine che l’inchiesta ci restituisce, ben prima del suo epilogo,  è quella di un mondo politico fragile e insicuro, alla ricerca di stabilità attraverso relazioni pericolose, incapace di misurarsi con  la complessità del potere, angosciato dalla potenza dei media e dall’attività della magistratura.

E’ abbastanza paradossale che un movimento politico come quello berlusconiano che ha mobilitato milioni di elettori e fatto sognare tanti italiani abbia avuto bisogno di un faccendiere per sentirsi al sicuro. Forse il fatto è assai meno sorprendente se riflettiamo sul punto di partenza dell’avventura del Cavaliere, sceso in politica per difendersi e non per realizzare un progetto. Da Gelli a Bisignani c’è un’Italia di destra che ha paura di quel potere che conquista temendone la vischiosità e si tutela con artifizi occulti per timore di non farcela.

L’autobiografia della destra che vien fuori dal caso P4 mostra un mondo sempre sull’orlo della crisi di nervi, che forse abbiamo sopravvalutato e che sicuramente ha tratto in inganno tanti cittadini benpensanti. Oggi appare sempre più evidente la nudità del re, come le due recenti prove elettorali hanno dimostrato.

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