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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Brindisi, la modestia e l'ignavia

Ma la nostra è modestia o ignavia? Perchè noi brindisini siamo così bravi a farci del male da soli? Una domanda –non nuova per la verità- che mi sono posto l’altra sera alla cerimonia rievocativa dei quarant’anni dal tragico naufragio dell’Heleanna, la nave traghetto greca che prese fuoco mentre navigava al largo di Torre Canne e che provocò la morte di una trentina di persone e il ferimento di alcune centinaia di passeggeri. Come sempre la solidarietà della gente di Puglia, quella di mare in particolare data la circostanza, scattò generosa e spontanea. Grande fu l’impegno dei soccorritori di Bari, Monopoli, Savelletri (Fasano) ma il centro delle operazioni di salvataggio fu a Brindisi, e non solo per competenza territoriale.

Ma la nostra è modestia o ignavia? Perchè noi brindisini siamo così bravi a farci del male da soli? Una domanda –non nuova per la verità- che mi sono posto l’altra sera alla cerimonia rievocativa dei quarant’anni dal tragico naufragio dell’Heleanna, la nave traghetto greca che prese fuoco mentre navigava al largo di Torre Canne e che provocò la morte di una trentina di persone e il ferimento di alcune centinaia di passeggeri. Come sempre la solidarietà della gente di Puglia, quella di mare in particolare data la circostanza, scattò generosa e spontanea. Grande fu l’impegno dei soccorritori di Bari, Monopoli, Savelletri (Fasano) ma il centro delle operazioni di salvataggio fu a Brindisi, e non solo per competenza territoriale.

Lo slancio e l’efficienza nei soccorsi fu tale che i giornali francesi (che notoriamente non ci amano…) titolarono “formidabili questi italiani”, ed attestati di riconoscenza e benemerenze ci vennero dalla Germania e anche dall’Austria. Agli armatori Barretta di Brindisi che con i loro rimorchiatori non si limitarono al solo traino del relitto della nave ma trassero in salvo centinaia di naufraghi, il Comune di Milano ritenne doveroso (tra gli oltre 1200 passeggeri dell’Heleanna, alcune centinaia erano milanesi) concedere una medaglia d’oro. Ed una medaglia d’oro al valor civile venne attribuita anche alla città di Brindisi.

Insomma, il naufragio della Heleanna fu tutto questo ed anche parecchio altro, e non è questa l’occasione per raccontarlo. Quello che mi preme sottolineare è invece che, come sempre, sono altri a prendere l’iniziativa, a ricordarci che i brindisini non sono soltanto quelli dei luoghi comuni, della Marlboro City di Samarcanda, o del carbone che annerisce i polmoni, o dove, in cambio di qualche mancia, si può venire impunemente a colonizzare. Sono anche capaci, i brindisini, di manifestazioni di solidarietà e di impegno civile che per intensità travalicano anche le frontiere, e che rappresentano un patrimonio di valore inestimabile, che andrebbe speso meglio da chi è chiamato a rappresentarlo.

Così per ricordare quale fu nelle giornate calde di fine agosto del 1971 la generosa mobilitazione dei brindisini (come quella dei monopolitani e dei baresi) dobbiamo dire grazie all’impegno di una giovane associazione culturale di Monopoli che si è fatta carico di effettuare, in collaborazione con gli Archivi di Stato di Bari e Brindisi, un’approfondita ricerca e organizzare una corposa mostra documentaria itinerante che in questi giorni è approdata anche a Brindisi, e che invito tutti a visitare. Dire bravi a questi ragazzi di Monopoli però non basta. E’ urgente piuttosto dare una risposta alla domanda su quale sia veramente la nostra identità, la nostra indole: è fatta di modestia, di ignavia o è incultura? O forse tutto questo insieme? Forse è proprio così.

Prima dell’Heleanna, qualche mese fa, c’era stato il caso delle iniziative per ricordare i vent’anni dell’esodo degli albanesi. Dal Comune hanno scimmiottato una serie di iniziative celebrative la cui risonanza non è andata oltre i confini di Tuturano. Al ventennale dell’arrivo della Vlora a Bari, lì giunta per miracolo e perché costrettavi a forza dalle autorità marittime brindisine (la nave aveva rischiato di incagliarsi alle Pedagne) perché in quei giorni la nostra città era talmente piena di albanesi che non si sapeva più che fare e dove metterli, si dedicano paginate di giornali nazionali, mostre e cerimonie alle quali partecipa persino il capo dello stato di Albania. Insomma la storia la fanno la Vlora e Bari, non Brindisi e il Salento su cui gravò effettivamente per anni l’onere di quel biblico esodo.

Ma non c’è da celebrare solo la solidarietà, la generosità del nostro popolo. Quelli citati sopra sono solo degli esempi, gli ultimi in ordine di tempo sui tanti che si potrebbero fare. Possibile che la cosiddetta intellighenzia di questa città non trovi gli stimoli giusti per sprovincializzarsi, per trasformare le occasioni che la storia ci ha offerto, dalla politica all’economia, in momenti di  grande impegno culturale e di crescita civile? Quando la contrastata storia millenaria del porto, o del lavoro di questa città, diventeranno patrimonio tangibile della nostra identità?

E nessuno ci venga a raccontare che il nostro futuro è l’industria energetica. Mi scappa da ridere (e anche qualcos’altro…) pensando che Brindisi è la capitale europea della produzione di elettricità, e il Festival dell’Energia, a cui partecipano scienziati e Premi Nobel da tutto il mondo, si svolge poi ogni anno a Lecce. Neanche questo risarcimento siamo stati capaci di rivendicare.

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