rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Opinioni

Opinioni

A cura di Blog Collettivo

Brindisi post-carbone: procedure certe e rapide

E' già cominciata la grande partita della transizione energetica, destinata a modificare anche parte degli assetti industriali e occupazionali, oltre che ambientali, della città e del suo territorio

La ricomparsa delle grandi navi carboniere a Costa Morena Est e la ripartenza dei gruppi termoelettrici della centrale di Cerano, sono un passo obbligato dell’emergenza energetica “di guerra”, e non dunque per Brindisi i segni di un ritorno al passato. Qui, al contrario, è già cominciata la grande partita della transizione energetica, destinata a modificare anche parte degli assetti industriali e occupazionali, oltre che ambientali, della città e del suo territorio. I player principali di questa partita sono principalmente l’Enel, gli enti del territorio e le sue forze sociali, già in parte a confronto su alcuni progetti che dovranno riconvertire radicalmente gli assetti della produzione di energia nel polo di Brindisi, e nel contempo garantire il lavoro, le imprese, l’ambiente: in altre parole, quei circa mille posti tra diretti e indotto, e l’abbattimento totale di emissioni.

Carboniera al molo Enel

Una sfida che richiede tempi rapidi

Ma la domanda è: esiste una reale, responsabile consapevolezza del peso che avranno in questa missione la rapidità dei tempi e la certezza degli iter autorizzativi previsti? E che ogni ritardo (che a Brindisi si contano in anni) può rendere anche obsolete le tecnologie previste, nel settore delle energie alternative e dello stoccaggio dell’energia stessa in continua evoluzione? Ecco la posta in gioco. Questa volta la politica si muove. L’Enel ha messo da tempo le carte in tavola. Ci sono stati incontri pubblici e visite bipartisan in centrale, il mega impianto di Brindisi Sud che costituirà solo una parte dei 200 ettari su cui la società elettrica assieme a terzi intende insediare le nuove attività. Da Cerano sino alla banchina dove in queste settimane il conflitto russo ucraino ha reso necessario rimettere in moto i giganteschi scaricatori del carbone, passando per i terreni non più coltivabili.

Il caso Act Blade

Tuttavia come dimostra il caso Act Blade, pur considerando superabile l’opposizione del Comune grazie alla normativa delle Zone economiche speciali, è bastata al momento quella della Soprintendenza - vincoli esistenti alla mano - a negare l’utilizzo provvisorio del piazzale di Sant’Apollinare alla società che intende produrre a Brindisi pale eoliche per gli aerogeneratori offshore. Act Blade è destinata ad insediarsi in via definitiva in una delle aree che Enel Logistics dovrà attrezzare per i nuovi progetti produttivi, non ancora pronte, e Sant’Apollinare è pertanto una soluzione transitoria per non perdere l’investimento. Parlamentari e Autorità di sistema portuale hanno fatto ricorso al governo per attivare meccanismi decisionali alternativi. Come andrà a finire non si sa, ma quell’area un domani non lontano sarà area di servizio per i nuovi accosti progettati dall’Authority per il porto medio. Se si blocca oggi l’insediamento provvisorio di Act Blade, in futuro si dirà no (causa vincoli vari) anche alla sosta dei Tir e delle merci delle navi ro-ro? Dilemmi in salsa brindisina.

L’addio di Enel al carbone

È ciò che non deve accadere, se a Brindisi non si vuole perdere il treno della transizione ecologica. Enel non ha più interesse all’impiego del carbone. La decarbonizzazione entro il 2025 – guerra e sicurezza nazionale permettendo – è una strada tracciata, per la società elettrica. Cerano diventerà un insediamento fotovoltaico con accumulatori di ultima generazione, Enel ha già condotto test in Toscana nella centrale di Santa Barbara con batterie Tes a roccia frantumata della israeliana Brenmiller (per Brindisi non è stata ancora individuata la tecnologia da impiegare).

La fabbrica del fotovoltaico

Sempre a Cerano, la società elettrica ha progettato l’insediamento di una fabbrica per strutture di sostegno per pannelli fotovoltaici in plastica riciclata, e in futuro potrebbe ospitare in un apposito impianto minore anche produzioni di 3Sun Megafactory di Catania, per la quale Enel Green Power ha ottenuto circa 200 milioni di euro di fondi europei per il revamping, finalizzato a sfornare pannelli fotovoltaico bifacciali ad alte prestazioni. Tra le idee, c’è anche il discorso dell’idrogeno, e non da ultimo, con il coinvolgimento della Regione Puglia, di un dissalatore per impieghi agricoli, che utilizzi gli attuali sistemi di pompaggio e trattamento dell’acqua marina per i gruppi termoelettrici della centrale.

La movimentazione delle merci

Sulla base, poi, di un accordo tra società elettrica, Autorità di sistema portuale ed enti territoriali, in zona franca doganale Enel Logistics dovrebbe favorire la movimentazione per le merci soprattutto del settore agroalimentare in area mediterranea (è in corso la ricerca di partner). La movimentazione avverrebbe impiegando la strada in trincea che collega la centrale di Cerano alla banchina di Costa Morena Est – ora usata per il transito dei combustibili-, senza quindi creare traffico pesante aggiuntivo a quello ordinario. Infine, con la collaborazione delle organizzazioni sindacali, oltre alla parte progettuale Enel ha già avviato i percorsi di riconversione formativa del personale di centrale, considerando le richieste di personale, ad esempio di Enel Distribuzione per manutenzione, efficienza energetica e gestione dei parchi fotovoltaici. Questi gli scenari della transizione ecologica post-carbone che fanno del polo brindisino una delle aree principali del processo di abbandono delle fonti fossili in Italia. Enel sta applicando questi processi anche in altri suoi impianti, ma la partita più importante si gioca qui: niente più carbone, abbandono già deciso dell’impiego del metano, ma solo fonti alternative. Tutto sarà possibile però se vinceranno la concertazione e la rapidità nelle scelte.

Si parla di

Brindisi post-carbone: procedure certe e rapide

BrindisiReport è in caricamento