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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Come difendersi dagli stalker, come prevenire e come denunciare

Essere inseguiti, molestati, calunniati, pedinati solo a volte o in maniera frequente crea una forma di malessere molto profonda. Il fenomeno si chiama "stalking", letteralmente "camminare furtivamente", cioè chi ha comportamenti assillanti, come aspettare, inseguire, raccogliere informazioni sulla "vittima"

Essere inseguiti, molestati, calunniati, pedinati solo a volte o in maniera frequente crea una forma di malessere molto profonda. Il fenomeno si chiama “stalking”, letteralmente “camminare furtivamente”, cioè chi ha comportamenti assillanti, come aspettare, inseguire, raccogliere informazioni sulla “vittima”. Le caratteristiche principali dello stalker sono: intrusività e insistenza; le comunicazioni sono attuate con lettere, telefonate, sms, e-mail o persino graffiti e murales; i comportamenti emessi dal persecutore possono essere di controllo (pedinamento) o diretti (visite sotto casa o sul posto di lavoro). 

Il motivo che spinge a essere stalker può riguardare la vendetta, il bisogno d’affetto, un corteggiamento non corrisposto che intensifica atti aggressivi, la non accettazione della relazione finita, un impulso sessuale non adeguatamente gestito e riconosciuto. In quest’ultimo caso il predatore ambisce ad avere rapporti con una vittima pedinandola, inseguendola e spaventandola: la paura lo eccita aumentando un  senso di potere nell’organizzare l’assalto. Lo stalker può essere anche una persona con problemi di interazione sociale che vuole stabilire una relazione (inadeguata) imponendo insistentemente la propria presenza; oppure con disturbi psichiatrici per cui si perde il contatto con la realtà credendo di avere veramente una relazione con l’altra persona.

Sommariamente può trattarsi di un estraneo, un conoscente, un parente, un collega, un ex-compagno o ex-compagna. Non solo uomini, ma anche donne, seppur in minoranza, non riescono ad accettare la fine di una  relazione affettiva, un rifiuto, un tradimento, meditano vedetta e diventano aggressivi. E le vittime, donne per lo più tra 18 e 24 anni, spesso sono vicino a noi, al piano di sotto, nel nostro ufficio, in palestra con noi, sono persone che nascondono ciò che sta accadendo: la tensione, la paura, il nervosismo che celano, le fanno risalire ad altre cause. Le persecuzioni, le molestie, le minacce per una buona fetta di chi le subisce creano un alone di sofferenza profonda che porta allo sfacelo dei propri diritti: queste persone sono terrorizzate e bloccate.

StalkingSi chiama freezing, cioè situazione di ghiaccio, in cui  non ci sono più punti di riferimento, non ci sono basi sicure. Da una parte si teme a parlare, dire, sfogarsi, dall’altra si teme per la propria incolumità e anche quella dei propri cari. Colpa, vergogna, paura. Sono queste le emozioni che prevalgono, che costellano completamente la vita delle vittime. Colpa verso se stesse perché si crede di meritare in qualche modo quel trattamento, o verso chi amano perchè sono in pericolo e forse per una qualche azione passata che non sembrava così accusatoria.

Colpa perché si tende a darsi addosso la causa, giustificando gli atti del persecutore come “eccessivo amore” o “difetto caratteriale”. Vergogna per le parole, i gesti ricevuti e impossibili da raccontare, per quanto siano crudeli. Paura per sé, per gli altri, paura che il calvario delle minacce non finisca mai: la pressione psicologica legata al comportamento dello stalker crea nella vittima uno stato di allerta, emergenza e stress, stati d’animo sgradevoli e fastidiosi, legati a sentimenti d’angoscia e  preoccupazione. Paura di non essere credute. Di fatto se non c’è una concreta minaccia, registrata, stampata, riportata da testimoni, non si può avere protezione.  A volte, per la mancanza di prove la protezione tarda a esserci e i comportamenti di stalking possono protrarsi con conseguenze psicologiche per la vittima, insonnia, allerta, flashback – disturbo post traumatico da stress – e per i famigliari, preoccupazione e stati d’allarme continui.

Cosa fare? Per fornire prove di molestia alla polizia o ai carabinieri, occorre non lasciarsi prendere dalla rabbia o dallo sconforto, ma raccogliere più dati possibili, facendosi aiutare anche da amici. Non negare il problema, altrimenti si finisce per sottovalutare il pericolo. Occorre informarsi, attrezzarsi di strumenti per tutelarsi adeguatamente. Se la minaccia consiste nella richiesta di iniziare o ristabilire una relazione indesiderata, è necessario essere fermi nel dire “no” una sola volta e in modo chiaro. Altri sforzi di convincere il proprio persecutore possono essere lette come attenzioni ai suoi comportamenti e quindi li rinforza.

Abitudini non routinarie smontano eventuali piani dello stolker. Parlare, confidarsi con una persona cara, rivolgersi, quanto prima, al consultorio per avere un sostegno psicologico e alle forze dell’ordine, può essere un primo passo verso una nuova vita degna di essere libera e serena. Colpa, paura e vergogna non dovrebbero limitare la vita e le attività quotidiane, ma possono diventare essere motivo per accorgersi che qualcosa non va, alzare la testa e garantirsi il diritto di uno stato psicologico e fisico basato sul benessere. (rita.verardi@libero.it)

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