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A cura di Blog Collettivo

La favola del lupo e dell’agnello, ovvero l’aggressione di Putin all’Ucraina

L’analisi dell’ex senatore Michele Miraglia del conflitto in Ucraina e di come l’Unione europea abbia reagito compatta e con fermezza all’invasione

Recita un vecchio detto che “l’appetito vien mangiando “….salvo sorprese !....ed, infatti, quando, emblematicamente,  il topo va a rosicchiare furtivamente il formaggio nella dispensa, riuscendo a farla  franca le prime volte, ignora di rimanervi poi incastrato da una trappola predisposta.  Dopo le azioni militari in Georgia nel 2008, le occupazioni delle forze filo-russe delle due regioni del Donbass dell’Ucraina nel 2014 e l’annessione della Crimea dello stesso anno, rimaste senza gravi conseguenze sul piano internazionale, Putin calcolava di cavarsela impunemente anche questa volta. Contando sulla passività dell’Occidente, infiacchito nel morale dalla ritirata precipitosa dall’Afghanistan e con gli Usa, distratti ed impegnati prevalentemente sullo scacchiere asiatico nella competizione con la Cina, dopo aver allentato fortemente i legami con i partner europei, specie con Trump, ‘America first ‘. 

L’esibizione di potenza, lo sfoggio anche mediatico di forze armate iniziali imponenti, una fila ininterrotta di oltre 60 km di carri armati pronti ad invadere l’Ucraina, doveva servire ad incutere soggezione e timore in quel popolo per costringerlo ad una rapida resa, così da facilitare l’annessione del paese, attraverso la formazione di un governo fantoccio, come quello della Biellorussia, alle dipendenze di Mosca. Le decisioni di aprire una campagna militare, infatti, non vengono mai affidate al caso, ma dipendono dall’esame di alcuni fattori favorevoli, come quelli sopraindicati, secondo le previsioni di Putin, il quale con sicumera e disprezzo iniziava l’azione militare del febbraio 2022 contro l’Ucraina, indirizzando frasi ingiuriose ai governanti di quel popolo, definiti ‘nazisti’ e ‘drogati’. Invece, quel clima di intimidazione sortiva l’effetto contrario, di risvegliare l’amor proprio nel popolo ucraino, impegnandolo in azioni di resistenza all’aggressione e di eroismo nell’opporsi con ogni mezzo, pur nella inferiorità abissale degli armamenti, specie quelli di aria e di mare, all’avanzata del nemico, al prezzo di inaudite distruzioni e di ingenti perdite della popolazione inerme, colpita dal fuoco avverso. 

“Superior stabat lupus, longeque inferior agnus “, recita ‘l’incipit’ della celebre favola di Fedro composta nell’antichità per quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti. Non è la prima volta nelle vicende storiche che con la scusa della protezione delle minoranze linguistiche presenti in un paese confinante, come in questo caso l’esistenza in Ucraina di una minoranza di lingua russa, venga scatenata una guerra di invasione con il pretesto di proteggerle. Già nel 1939 l’esercito tedesco occupava la Cecoslovacchia per annettersi la regione confinante dei Sudeti, cioè la Boemia Settentrionale, abitata da una popolazione di lingua tedesca con un colpo di mano di Hitler, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, in base alla famigerata teoria nazifascista dello “spazio vitale”, secondo la  quale i popoli cosiddetti ‘eletti’ avevano una sorta di diritto naturale ad espandersi sui territori limitrofi a spese di altri, come nel caso in esame dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, giustificata da Putin per le origini comuni, oltre un millennio fa, di quelle nazioni. 

Tratto distintivo dei regimi dittatoriali è quello di atteggiarsi a vittime per colpire con più aggressività l’avversario, come nel caso del lupo della favola di Fedro quando accusa l’agnello di sporcargli l’acqua da bere, pur essendo il secondo a lui sottostante oppure dichiara di avergli recato offesa in passato, quando l’agnello non era ancora nato. Anche qui, nell’aggressione all’Ucraina, vengono usate parole grosse ed a sproposito da Putin quando accusa la Ucraina di “genocidio” nei confronti della minoranza della popolazione russa presente nel territorio, dopo aver apostrofato la popolazione ucraina con epiteti spregiativi.  

“Le bugie hanno le gambe corte “ ed il pretesto dell’aggressione all’Ucraina addotta da Putin per impedire  la paventata partecipazione del paese invaso alla Nato non regge alla prova dei fatti, dopo che il presidente Zelensky ha assicurato ripetutamente l’impegno a sottoscrivere, in sede di più volte richieste trattative per una pace duratura , l’esclusione per gli anni futuri dell’appartenenza del suo paese alla Nato. Dopo circa un mese di cruenti combattimenti, la situazione si va sempre più incancrenendo e nella misura in cui gli ucraini oppongono una tenace ed eroica resistenza agli invasori, Putin, affetto da manie di grandezza e mire imperiali, incrementa maggiormente il livello dello scontro, e pur di raggiungere un risultato a lui favorevole, il timore è che sia  disposto a fare “terra bruciata” della Ucraina, con perdite umane incalcolabili e distruzioni devastanti, nella consapevolezza che, dopo essersi imbarcato in quell’avventura bellica, dall’esito della campagna militare in Ucraina dipende la sua stessa leaderschip. 

Sul piano internazionale la figura del dittatore russo, a parziale compenso dei disastri provocati dalla guerra, ne esce completamente screditata, come attestato dalle risoluzioni dell’Onu in favore del paese invaso. A causa della guerra di aggressione si è determinata, inoltre, una frattura insanabile e duratura tra le due popolazioni contrapposte ed anche se militarmente Putin riuscirà ad occupare l’Ucraina, non sarà in grado di domarla completamente ed annetterla, per i focolai di resistenza e guerriglia che inevitabilmente si svilupperanno in seguito nel paese soggiogato. Altro risultato notevole raggiunto è stato quello di aver risvegliato le coscienze delle popolazioni, quelle della Ue in particolare, che hanno risposto alle richieste di aiuto delle popolazioni colpite con attestati significativi di solidarietà ed assistenza e con una catena di aiuti alimentari e militari di notevole entità. La Ue, infine, sembra uscita finalmente dal letargo degli ultimi anni, avendo compreso che per difendere le democrazie dei paesi europei e non solo, sotto attacco, è necessario imprimere una accelerazione adeguata al processo di unificazione europea, per giungere ad una azione di difesa comune ed integrata delle forze armate a scopi difensivi.

Un’ultima notazione riguarda il concetto di egemonia, di derivazione gramsciana, ostico alla comprensione dell’autocrate del Cremlino: egli potrà anche occupare militarmente l’Ucraina, ma i milioni di profughi fuggiti nei paesi dell’occidente europeo, per trovare protezione ed accoglienza, dimostrano che il cuore di quelle popolazioni batte ad occidente, dove già da molti anni milioni di donne, in prevalenza ‘badanti’ di persone anziane, hanno trovato occupazione stabile, riuscendo con le loro consistenti rimesse in euro a integrare i redditi dei familiari rimasti nelle terre d’origine. Egemonia, pertanto, nel significato di capacità di attrazione dei paesi della Ue verso l’Ucraina, per le libertà civili ed individuali in essi vigenti, garantite da governi democraticamente eletti, per gli alti livelli di qualità della vita in campo economico, sociale ed assistenziale, presenti nei paesi Ue, per la direzione intellettuale, morale e culturale che essi riescono ad assicurare nei confronti di paesi terzi. Se quanto esposto risponde a verità , allora l’accanimento degli aggressori russi verso le popolazioni indifese dell’Ucraina, esposte alla diaspora in paesi esterni, con le immani distruzioni degli abitati e delle strutture civili e militari del paese aggredito, assume un segno sinistro, quello di vendetta e punizione per aver scelto gli ucraini i valori del mondo libero, invece di gravitare nel mondo asfittico del regime russo, tutto teso ad inseguire con le armi il mito della grandezza imperiale del passato. 
 

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