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Sabato, 20 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Corso e "craste", quando il sindaco di tutti non risponde a nessuno

Lunedì corso Garibaldi si è riempito di fioriere, per farsi bello per l’arrivo delle auto. Nel frattempo, sono stati installati i paletti per invertire segnaletica e senso di marcia in via Ferrante Fornari. Nessuno sa esattamente cosa stia succedendo. Il sindaco di tutti aveva annunciato all’indomani delle elezioni che avrebbe riaperto il corso al traffico. Per smuovere Brindisi dall’immobilismo in linea generale, e per “sbottigliare il traffico urbano” più precisamente (Facebook, 3 giugno).

Lunedì corso Garibaldi si è riempito di fioriere, per farsi bello per l’arrivo delle auto. Nel frattempo, sono stati installati i paletti per invertire segnaletica e senso di marcia in via Ferrante Fornari. Nessuno sa esattamente cosa stia succedendo. Il sindaco di tutti aveva annunciato all’indomani delle elezioni che avrebbe riaperto il corso al traffico. Per smuovere Brindisi dall’immobilismo in linea generale, e per “sbottigliare il traffico urbano” più precisamente (Facebook, 3 giugno).

In risposta è nato un gruppo salva-corso su Facebook – I Mille di (corso) Garibaldi – e tante associazioni e realtà brindisine hanno organizzato proteste di vario tipo: un sit-in, un’occupazione pacifica, una biciclettata, e una raccolta firme che ha raccolto circa tremila sottoscrizioni.Le tremila firme non sono ancora “il 53% dei brindisini”, come dice il sindaco (Facebook, 31 maggio). Svilire una presa di posizione della società civile che ha deciso di dire la propria su un tema specifico, utilizzando il risultato delle elezioni come una clava, è però un trucco vecchio e inappropriato. La democrazia rappresentativa non esaurisce le necessità della democrazia stessa.Eppure il “sindaco di tutti” (Senzacolonne, 13 maggio) ha fatto della partecipazione, del coinvolgimento e dell’ascolto una bandiera. Il sindaco che usa Facebook diceva di voler riprendere “i rapporti con la civiltà” (Brindisi Magazine, 14 aprile), avvicinare i giovani alla politica, perché “questa città chiede normalità e un rapporto civile con le istituzioni” (Brindisi Magazine, 14 aprile). Ma una città in cui il corso, quello che ospita le attività commerciali ed è il luogo di socializzazione tradizionale, è aperto al traffico, non è una città normale.

Il sindaco la traveste di normalità. “Ovviamente non si tratta di una scelta avventata, visto che abbiamo compiuto una serie di verifiche con i tecnici” (Facebook, 3 giugno). Ma i tecnici esterni non sono stati ascoltati. Non ha risposto al Professor Magno, né al Geometra Indini, che hanno fatto osservazioni puntuali e documentate. E non ha risposto neanche ai consiglieri di opposizione che a fine maggio avevano chiesto di incontrarlo. Ma il sindaco dice che “dobbiamo farlo adesso, in un periodo di relativa calma” (Facebook, 3 giugno). Ma questo non è un periodo di calma: d’estate c’è la maggiore affluenza di turisti e crocieristi (ne sono sbarcati già 4000 dall’inizio della stagione) e il bisogno di passeggiare è massimo.

E c’è ancora il lungomare chiuso per lavori: in attesa della fantasmagorica isola pedonale sul lungomare, Brindisi rimarrà una delle poche città capoluogo in Italia senza aree pedonali. Ed eravamo già ultimi in classifica (Studio ACI-Legambiente 2010). Il sindaco però, anche se non controbatte sulla sostanza, è attento alle minuzie: il corso non è una vera e propria area pedonale, ma una ZTL. È vero, il corso era stato immaginato pedonale ai tempi del sindaco delle craste e poi si è trasformato in una ZTL, via via più sforacchiata. Ma il corso è una zona pedonale nella sostanza, perché viene usato dalla gente per passeggiare. E nulla vieta di farlo tornare zona pedonale anche nella forma, applicando eventualmente alcune eccezioni che non ne inficerebbero la pedonalità. Il sindaco di tutti non risponde nel merito di questa questione, ma utilizza Facebook per rassicurare le mamme preoccupate per le zanzare, perché confonde il dialogo con un suo particolare tipo di populismo, che pure è dolce e cortese. E dice che vuole cambiare, perché l’obiettivo non può essere “quello di far morire la nostra città sull'altare del solito detto "non fare nulla così non sbagli" (Facebook, 31 maggio). Il sindaco crede che il progresso si ottenga facendo qualcosa a caso, purché sia nuovo, e che la desertificazione del corso (ancora non avvenuta) si combatta con oggetti vintage, come le auto. Ma il corso aperto alle auto è una cosa già vista, che avevamo appena l’altro ieri, quando la bellezza di Brindisi era sepolta e mascherata più di ora, se è possibile. In verità il sindaco non se la sente di legare esplicitamente la riapertura del corso alle auto alla speranza di rivitalizzare il commercio, né alle posizioni degli esercenti storici. Però vi fa riferimenti velati, trincerandosi dietro la motivazione ufficiale, non supportata da alcuna misurazione tecnica, dell’insostenibile traffico di questa città di novantamila abitanti. Intanto il sindaco di tutti ha messo le fioriere sul corso, e non ha spiegato perché. Né ha spiegato come si qualifica il loro l’acquisto, scelta non revocabile, rispetto a quella che dovrebbe essere una sperimentazione. Mimmo Consales millanta un modo di comunicare nuovo, ma lo applica a prassi e contenuti vecchi. Mette le craste e cambia i sensi di marcia senza chiamare la cittadinanza, che lo richiede a gran voce, a discutere questa scelta delicata. Nel frattempo però colora la cosa come può, citando i concetti che riesce ad arraffare: l’immobilismo, l’antiautoritarismo, il disfattismo.

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