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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Fini in Puglia per parlare ad una destra storica delusa da Berlusconi e Fitto

Gianfranco Fini ha scelto la Puglia per il primo viaggio nel suo popolo. I sondaggi dicono che Futuro e Libertà è in ascesa, il gossip parlamentare racconta di molti nuovi adepti per il partito del presidente della Camera fra deputati e senatori. Ma perché Fini ha scelto la Puglia per la sua prima e vera manifestazione di massa dopo il discorso di Mirabello? “Il Secolo d’Italia” citava quasi sbalordito i dati che hanno entusiasmato l’entourage finiano.

Gianfranco Fini ha scelto la Puglia per il primo viaggio nel suo popolo. I sondaggi dicono che Futuro e Libertà è in ascesa, il gossip parlamentare racconta di molti nuovi adepti per il partito del presidente della Camera fra deputati e senatori. Ma perché Fini ha scelto la Puglia per la sua prima e vera manifestazione di massa dopo il discorso di Mirabello? “Il Secolo d’Italia” citava quasi sbalordito i dati che hanno entusiasmato l’entourage finiano.

In Puglia sono stati costituiti ben 120 circoli con oltre duemila iscritti che sono, faceva notare con malizia il quotidiano diretto da Flavia Perina, assai più degli iscritti al PdL. Anche questi numeri fanno pensare e ripropongono la domanda iniziale: perché la Puglia? Conta certamente la storia. Qui in Puglia la destra è sempre stata particolarmente forte. Malgrado il moroteismo, la Dc pugliese ha avuto una vocazione conservatrice assai spiccata. La destra-destra ha sempre dialogato con questo mondo di governo.

La particolarità della vicenda politica  di Pinuccio Tatarella, prima della sua ascesa nazionale, è sempre stata la vicinanza con il partito cattolico di cui spesso è stata la corrente esterna. Qui il Msi non è mai veramente stato fuori gioco e anche se nelle sue organizzazioni giovanile spesso prevalevano i violenti (ricordiamo l’assassinio del giovane Benedetto Petrone a Bari) la destra non viveva nelle fogne ma nei salotti buoni della borghesia urbana, fra gli uomini delle professioni liberali, nel mondo delle imprese. Quando  Berlusconi sdoganò Fini, Tatarella fu pronto a lanciare il suo progetto di superamento del Msi e si pose all’avanguardia sia del nuovo partito post-fascista sia, con la parabola dell’ “armonia”, di una più larga concentrazione di destra che superasse le nuove formazioni politiche.

La forza della nuova destra in Puglia nasceva anche, forse soprattutto, da questa egemonia culturale che il politico missino scopertosi ideologo esercitò nel proprio campo e persino in settori di quello avverso. Il berlusconismo giocò un’altra carta nella gara con l’alleato ex missino, la carta del rinnovamento generazionale con l’emergere della figura di Raffaele Fitto.

Fitto e Tatarella rappresentavano il tandem che avrebbe consegnato a Berlusconi il dominio sulla regione più evoluta del Sud. Non è andata così. Qualche anno dopo il centro-sinistra ha vinto quasi tutto con la “primavera pugliese” e tuttora guida la regione Puglia e molte amministrazioni. In mezzo c’è stata la tragica scomparsa di Pinuccio Tatarella e l’offuscamento della stella di Fitto. La destra ricomincia da qui.

Berlusconi vede il suo campo disgregato. Ha perso Casini, ha perso la Poli Bortone che si è messa a fare politica a tutto campo, oggi deve fare i conti con i nuovi finiani. Questi ultimi tentano di riprendere il centro della scena là dove l’avevano lasciata con la morte di Pinuccio. C’è nella nostra regione una destra di governo, un’area elettorale moderata, idealmente assai motivata ma abbastanza cinica da guardare con ironia il “macchiettismo” berlusconiano.

Questo mondo ha guardato con simpatia all’emergere di Fitto mai poi ha scoperto la sua fragilità e soprattutto la sua democristianeria d’antan. Stiamo parlando di quella destra che in Puglia non ha mai taciuto le sue passioni e non si è mai veramente nascosta. E’ una destra che vuole in politica la stessa rispettabilità che ha nella società.

Fini a questo mondo parla. Per questo il suo viaggio in Italia è  cominciato dalla Puglia.  La sua scommessa è quella di fare il pieno di quell’antiberlusconismo di destra che sta covando sotto le ceneri degli scontri nel cuore del partito fondato dopo il “predellino”. C’è un mondo giovanile che ha fatto della legalità la sua bandiera e che ha in Paolo Borsellino un mito difficilmente gestibile con la compagnia di chi considera un eroe il mafioso Mangano. C’è un mondo borghese che non ama il populismo e preferisce una destra normale.

C’è soprattutto, e questo discorso vale soprattutto in Puglia, un mondo culturale di destra che non è mai  stato nelle fogne ma non vuole andarci per la prima volta sporcato dagli eccessi del berlusconismo. Ecco perchè comincia dalla regione più eccentrica e moderna del Sud qui il lungo viaggio di Fini per fondare una destra europea.

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