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A cura di Blog Collettivo

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Giorgio il salvatore: la democrazia in macerie e le idee per la sinistra

«Clio, riapri gli scatoloni che non si trasloca più». Lei 78, lui 87 anni, i camion pronti, le vacanze prenotate, ma che volete sarà anche il Paese più bello del mondo, ma non ce la facciamo proprio a diventare adulti. I vecchi hanno puntellato la baracca che crolla, aggrappati all’ultima trave. E dopo il “cazziatone” presidenziale pure l'applauso per essere stati lenti, sterili mentre fuori, le urla nella Piazza.

«Clio, riapri gli scatoloni che non si trasloca più». Lei 78, lui 87 anni, i camion pronti, le vacanze prenotate, ma che volete sarà anche il Paese più bello del mondo, ma non ce la facciamo proprio a diventare adulti. I vecchi hanno puntellato la baracca che crolla, aggrappati all’ultima trave. E dopo il “cazziatone” presidenziale pure l'applauso per essere stati lenti, sterili mentre fuori, le urla nella Piazza.

Certo a Giorgio Napolitano va tutto il nostro ringraziamento per la sua generosità ma la sua rielezione nella sua eccezionalità, è un fallimento: i partiti non hanno avuto l’abilità di trovare un uomo che li rappresenti e come bambini sono tornati da padre Giorgio chiedendo aiuto e perdono. E mentre lui li rimproverava, loro applaudivano … una follia.

Cronaca di una morte annunciata nel 2011, dove nessuno, se la sentì di prendere una decisione: troppe responsabilità per le misure di risanamento e troppe incertezze nelle urne, l’immaturità del moccioso. E che nel quadro politico, vi sia scollamento tra il vertice e la base, soltanto il vertice non l’aveva capito, se ha avuto la capacità di affossare uno dopo l’altro i suoi candidati, nelle discussioni tra capitribù, nei nomi buttati al vento senza alcuna preparazione e riflessione.

La rielezione di Napolitano, è stata tutto, meno che una trasformazione. E se gli applausi superavano le grida all’esterno, non hanno cancellato l'esistenza di tanti manifestanti indignati, perché anche questa è democrazia. Ma il buon padre dall’alto dei suoi 87 anni ha tenuto conto di quelle grida, nominando Enrico Letta ed il seguito dipenderà da quel che faranno i ministri e dalla missione che si darà questo governo.

Letta, dal canto suo, la differenza con il precedente incontro con il M5S in streaming l’ha fatta, mostrando, al bando sterili metafore, di conoscere l'arte della mediazione: «In questi sessanta giorni la forza che voi rappresentate, sia numerica che reale nel Paese, è entrata in Parlamento e non ha voluto partecipare alle decisioni assunte. Sarebbe frustrante se questa indisponibilità a mescolare idee e voti si protraesse» e questa volta lo streaming è servito a noi per conoscere il programma di Letta e per comprendere le differenze di stile, di impronta.

Certo al Colle avremmo voluto un Pastore d’anime, uno che nella vita si fosse realizzato in ambiti diversi dalla frequentazione delle caste, ma i partecipanti al Conclave si sono rifiutati di trovare un Papa che venisse dalla fine del mondo, un uomo o una donna di un’umanità profonda, uno in sintonia con il cuore di questo Paese.

Napolitano come un commissario per la ricostruzione che ha davanti a sé una distesa di macerie, dovendo persuadere i terremotati, anche con la frusta, a cominciare l’opera di ricostruzione, un governo in grado di approvare le decisioni per far fronte alla crisi, perché il popolo o una parte di esso, non perdonerà più quell’Italia cinica che non vuole cambiare il mondo, quell’Italia che non rispetta i suoi morti, che non guarda a Claudia, Fabrizio e Giovanni, che prestano la propria opera in attesa di un contratto che non arriva mai, alcune delle tante formiche senza stipendio.

Loro come Martina, che tre mesi fa ha perso la madre, che si è licenziata per stare accanto al papà carabiniere, Lui che le diceva: «Siamo un piccolo esercito sgangherato, noi due, ma ce la faremo». Adesso l’esercito è Lei, sola accanto al padre intubato, grazie alla pallottole di un altro disperato.

Martina potrebbe imprecare, maledire, invece di accettare l’inaccettabile: una vita sospesa e senza diritti. Eguaglianza e libertà, società e individuo, questo lo spartiacque attorno al quale possono emergere, se proprio ne vogliamo parlare, le differenze essenziali tra destra e sinistra.

 

 

 

 

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