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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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I "finti nuovi" dirigenti del Pd senza la laurea dei rapporti di massa

E’ paradossale la situazione nel Pd. Questo partito ha sondaggi favorevoli e non sembra per ora pagare prezzo all’appoggio al governo Monti. Tuttavia la sua situazione interna torna a presentarsi terremotata. L’esito delle primarie di Genova è stato un campanello d’allarme molto serio. In quella città la divisione nel Pd ha prodotto il successo del candidato vendoliano, ma nessuno può dire che senza lo scontro fra Vincenzi e Pinotti sarebbe andata diversamente. Perché il caso di Genova ha portato alla luce un aspetto della crisi del Pd che riguarda la sua classe dirigente.

E’ paradossale la situazione nel Pd. Questo partito ha sondaggi favorevoli e non sembra per ora pagare prezzo all’appoggio al governo Monti. Tuttavia la sua situazione interna torna a presentarsi terremotata. L’esito delle primarie di Genova è stato un campanello d’allarme molto serio. In quella città la divisione nel Pd ha prodotto il successo del candidato vendoliano, ma nessuno può dire che senza lo scontro fra Vincenzi e Pinotti sarebbe andata diversamente. Perché il caso di Genova ha portato alla luce un aspetto della crisi del Pd  che riguarda la sua classe dirigente.

Se la Vincenzi ha pagato il prezzo di una lunga usura dovuta al fatto di essere da troppi anni al vertice della politica ligure, la Pinotti rappresenta il fallimento della generazione nuovista. Questo ultimo aspetto deve far riflettere. C’è una larga fetta di dirigenti del Pd, di recente successo politico, che fallisce ogni volta che è messa alla prova del voto dei cittadini. E’ successo a Francesco Boccia in Puglia, è successo alla Pinotti in Liguria. Eppure sia Boccia sia la Pinotti sono stati ben trattati dal partito. Una rapida carriera per l’economista amico di Enrico Letta che aveva fatto molto bene  quando era consulente del più giovane suo leader, ministro dei governi di centro-sinistra. La Pinotti era diventata addirittura presidente della commissione Difesa della Camera.

Quello che viene alla luce, e che in parte giustifica le intemerate di Michele Emiliano, è l’affacciarsi di una generazione senza consenso, di cui anche in Puglia vi sono vistosi esempi nella composizione casuale della pattuglia di parlamentari favoriti dal porcellum. Se quindi il Pd ha davanti a sé il compito di ridefinire il proprio profilo identitario, ha anche urgente bisogno di definire la tipologia dei suoi dirigenti. Le primarie sono un buon meccanismo di selezione ma non bastano. Anche le primarie soffrono di un limite profondo. Il successo del candidato outsider e senza soldi è l’eccezione, mentre appare sempre più difficile portare al successo quei militanti-dirigenti che nel lavoro quotidiano sono ancora in grado di stabilire contatti reali con la società.

Un tempo questo criterio era fondamentale. Era difficile che diventassero dirigenti di partito e quindi esponenti delle assemblee rappresentative i ”quadri” privi di collegamento popolare. Oggi invece questo elemento appare un optional spesso sostituito dalla capacità mediatica che come tutti sanno  non corrisponde a effettiva popolarità ma alla capacità dei singoli di stabilire un rapporto privilegiato e spesso anche oscuro con singoli esponenti del mondo dei media. Accade così che bravi  dirigenti di periferia siano sopraffatti da signorotti che dispongono dell’unico potere del collegamento con il giornalista compiacente.

Ecco perché al di là di quel che diventerà il Pd, se tornerà su sponde socialdemocratiche oppure se andrà sempre più oltre, il tema della formazione della sua classe dirigente diventa fondamentale. Marco Doria aveva un rapporto con la società e anche con opinion leader come don Gallo. Invece le due signore erano fortissime nella nomenklatura, in particolare la Pinotti. Il Pd dovrebbe a questo punto concentrare la sua attenzione su quelli che io chiamo i “finti nuovi” cioè quei dirigenti emersi in questi anni, che hanno avuto più possibilità dei loro predecessori ma che non sono riusciti a stabilire un legame di massa. Questo legame è la laurea per un dirigente polito, chi non è riuscito nell’impresa deve tornare a studiare.

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