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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

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I primi due errori di Matteo Renzi, e i troppi silenzi interni del Pd

Qualche settimana fa, avevo detto che, nonostante un sicuro fascino fatto di pragmatismo, di idee e programmi, di tempi certi ed un forte appeal, Renzi non mi piaceva. Le primarie sono state un capolavoro mediatico in cui si è votato per un leader e dove le scelte politiche sono rimaste in secondo piano, solo delle idee. Renzi ha vinto ed ha vinto bene.

Qualche settimana fa, avevo detto che, nonostante un sicuro fascino fatto di pragmatismo, di idee e programmi, di tempi certi ed un forte appeal, Renzi non mi piaceva. Le primarie sono state un capolavoro mediatico in cui si è votato per un leader e dove le scelte politiche sono rimaste in secondo piano, solo delle idee. Renzi ha vinto ed ha vinto bene. Ha stravinto relegando gli altri competitor al ruolo di minoranze neanche molto importanti. A Cuperlo è stata affidata la presidenza del PD che, secondo me, più che un ruolo politico, rappresenta un modo per ingabbiarlo e ridurlo al silenzio. Civati si è ritagliato solo il ruolo del “grillo parlante” di Collodi, un testimone di questo PD.

Le primarie non hanno eletto un segretario, hanno eletto un monarca a cui affidare le sorti del PD senza costruire attorno a lui i necessari contrappesi politici. Sarebbe servito un congresso per disegnare le linee di questo nuovo e troppo camaleontico partito, per poi identificare chi avrebbe dovuto dirigerlo. Ora, con una sostanza senza contorni, alle prese con problemi di natura strategica decisivi per il futuro del Paese, si naviga a vista privilegiando le tattiche. Le politiche del PD sono quelle del suo segretario e della sua grande maggioranza. Così come un partito personale. Come quei partiti che abbiamo imparato a conoscere durante la seconda(?) terza(?) Repubblica.

Così succede che, dopo aver votato nel novembre del 2013, la decadenza di Berlusconi da senatore della Repubblica a seguito di sentenza passata in giudicato per frode alla Stato, sabato 18 gennaio, Renzi lo ha ricevuto in pompa magna, sotto una foto di Fidel Castro e di Che Guevara, per parlare di legge elettorale e di riforme costituzionali, nella sede nazionale del PD.

So bene che, a prescindere dalle diverse maggioranze necessarie, legge elettorale e riforme costituzionali si possono fare solo con larghissime maggioranze parlamentari. Dopo la parentesi del governo Monti, il PD ha dato vita ad un governo (Letta) che aveva come scopo, la gestione della crisi economica, la legge elettorale e, se possibile, le riforme costituzionali. Normale e logico sarebbe stato che il segretario Renzi iniziasse a parlare di queste cose con i partiti che compongono la attuale maggioranza, per poi allargare il confronto con tutti quei partiti che in questa maggioranza non ci sono. Invece no. Ha iniziato questo confronto da Forza Italia. Dal partito che più di tutti gli altri, ha mostrato la sua indisponibilità al confronto ed alla collaborazione.

Quando FI si è confrontata con altre forze politiche è stato perché era in stato di sofferenza e ne era costretta. Forza Italia è una forza politica che gode del rispetto di tanti e che rappresenta qualcosa di più del 20% dell’elettorato del Paese, quindi è una forza da cui non si può prescindere. FI ha un leader indiscusso che è Silvio Berlusconi che però non ne può essere il rappresentante politico in quanto è e rimane un pregiudicato, un condannato che fra poco dovrà scontare una pena detentiva. Anche da questa considerazione non è possibile prescindere.

Renzi avrebbe fatto bene ad incontrare altri autorevoli leader di FI. Ce ne sono di vecchi e di nuovi. Letta, Verdini, Fitto o chiunque altro, purchè non condannato, avrebbero potuto tranquillamente dialogare con il segretario del PD senza alcun imbarazzo ed in rappresentanza di FI. Invece Berlusconi ha salito le scale di Via del Nazareno da padre padrone di FI, da interlocutore privilegiato di questo PD, da “pari tra pari”, cosa che non è e non può essere. E questo è il primo errore di Matteo Renzi.

Quando ho letto il “comunicato finale dell’incontro”, ho cercato di comprendere dove avessi sbagliato io nel credere nel futuro e nelle prospettive di questo partito. Renzi ha parlato di “ una profonda sintonia tra le proposte del Pd e quelle che abbiamo potuto discutere con Berlusconi e Letta”.

Non con FI. Con Berlusconi e Letta. “Profonda sintonia” su una proposta di legge elettorale che , tra l’altro, se si comprende bene, potrebbe non prevedere la scelta del candidato da parte degli elettori. E questo è il secondo errore.

Dopo questo incontro, qualche mugugno forte (Fassina) e troppi silenzi, mi fanno intendere che troppo intensa è la “sintonia che c’è tra il pd Renzi e Berlusconi” e che forse il pd di Renzi tende ad assomigliare a qualcosa che si sta allontanando dall’area politica di centro- sinistra ed in cui faccio fatica ad identificarmi.

Forse sarà che inizio a ritenere i partiti della prima Repubblica migliori di quelli di oggi? Che i leader di ieri sono migliori di quelli attuali . Felipe Gonzales, Tony Blair sono stati leader indiscussi nei loro Paesi e nei loro partiti. Con loro sono cresciuti i loro Paesi ed i loro partiti. Non hanno mai fatto patti col diavolo a discapito della storia e della coerenza politica . Il leader di Sel Nichi Vendola che dice? È della partita?

 

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