I vecchi CCT vanno in pensione, arrivano i CCTeu
I CCT (Certificati di Credito del Tesoro) vanno in pensione. Saranno sostituiti da una nuova generazione di titoli di Stato a tasso variabile, i CCTeu, ancorati all’Euribor a sei mesi. Lo ha annunciato il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) con il comunicato stampa n. 95 del 17 giugno 2010. I risparmiatori che hanno in portafoglio i vecchi CCT potranno effettuare uno scambio, cosiddetto concambio, con i nuovi strumenti che saranno messi in circolazione a breve, secondo un programma che sarà comunicato nel dettaglio dal MEF.
I CCT (Certificati di Credito del Tesoro) vanno in pensione. Saranno sostituiti da una nuova generazione di titoli di Stato a tasso variabile, i CCTeu, ancorati all?Euribor a sei mesi. Lo ha annunciato il Ministero dell?Economia e delle Finanze (MEF) con il comunicato stampa n. 95 del 17 giugno 2010. I risparmiatori che hanno in portafoglio i vecchi CCT potranno effettuare uno scambio, cosiddetto concambio, con i nuovi strumenti che saranno messi in circolazione a breve, secondo un programma che sarà comunicato nel dettaglio dal MEF.
Questo cambiamento è giustificato da ragioni di opportunità legate a un miglioramento dei livelli di liquidità dei vecchi CCT, che risentono molto della dimensione domestica rispetto ai titoli di Stato di respiro maggiormente europeo. Gli interessi pagati dai CCT dipendono, infatti, dal tasso di rendimento medio dei Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) semestrali, mentre nei nuovi CCTeu dipenderanno dall?Euribor, cioè il tasso di interesse medio al quale le principali banche in Europa si scambiano il denaro.
L?Euribor costituisce il parametro di riferimento di molti titoli obbligazionari a tasso variabile emessi da emittenti europei. La sostituzione permetterà pertanto anche agli investitori esteri una migliore comparazione tra i titoli di Stato italiani a tasso variabile e quelli di altri Paesi europei. Inoltre, spiega il MEF, dovrebbero beneficiarne anche i risparmiatori italiani, in quanto i rendimenti dei nuovi CCTeu dovrebbero superare gli andamenti sub-ottimali che in alcuni periodi si sono realizzati con i vecchi CCT.
Per i risparmiatori che li detengono in portafoglio, in attesa che siano comunicati i dettagli ufficiali delle operazioni di concambio, è bene tenere presente che il MEF ha assicurato che sarà comunque garantita la liquidità dei vecchi CCT e che le operazioni di sostituzione avverranno in modo graduale e in maniera tale da garantire l?efficienza per i detentori di CCT. Secondo alcune ipotesi riportate dall?agenzia Thomson Reuters, le operazioni di concambio interesseranno i vecchi CCT con scadenze previste a partire dal 2013, mentre per i CCT che scadono prima del 2013 non saranno effettuate operazioni di concambio. E? da chiarire che i risparmiatori che intendono vendere i vecchi CCT per esigenze di liquidità, potranno effettuare l?operazione normalmente presso il proprio intermediario.
Colgo l?occasione di questo cambiamento per parlare delle caratteristiche e dei vantaggi dei titoli di Stato a tasso variabile, nei confronti dei quali vi è una certa esitazione da parte dei risparmiatori a considerarli come mattoncini nella costruzione del proprio portafoglio. Un atteggiamento legato, molto probabilmente, alla minore conoscenza di questi titoli rispetto ai più popolari BOT e BTP.
I titoli a tasso variabile, i vecchi CCT e i nuovi CCTeu, sono emessi dallo Stato italiano alla pari o sotto la pari, con una durata di 7 anni e un taglio minimo di mille euro o multipli di tale cifra. I vecchi CCT pagano cedole semestrali posticipate indicizzate ai BOT semestrali più uno spread. Per ottenere la remunerazione totale, agli interessi riconosciuti semestralmente si aggiunge l?eventuale scarto di emissione, cioè la differenza tra il prezzo di rimborso e il prezzo di emissione del titolo. Il rimborso avviene a scadenza in un?unica soluzione. Ci si aspetta che i futuri CCTeu siano del tutto simili con l?unica differenza che il tasso delle cedole oscillerà in funzione del tasso Euribor a sei mesi, lo stesso parametro che gli Italiani conoscono soprattutto perché molti mutui casa hanno la rata variabile che dipende da tale indice.
Il vantaggio principale dei CCT e CCTeu rispetto ai BOT per i risparmiatori con un orizzonte di medio-lungo termine consiste nel fatto che non occorre preoccuparsi di dover reinvestire ogni volta il capitale investito alla scadenza del BOT (3, 6 o 12 mesi), avendo la garanzia di ottenere rendimenti allineati all?andamento dei tassi di interesse di mercato. Confrontando, invece, il CCT (e quindi il neonato CCTeu) con un BTP (titolo di Stato a tasso fisso con scadenze dai 3 ai 30 anni), il beneficio più importante, da valutare in funzione delle proprie esigenze finanziarie, è che il capitale investito nel BTP risente tanto più dell?andamento dei tassi di interesse quanto maggiore è la sua durata.
Quando, infatti, i tassi di mercato salgono, il prezzo dei titoli a tasso fisso scende e viceversa in caso di discesa dei tassi di mercato. Per esempio, se un investitore acquista un BTP a 5 anni (tasso fisso) e dopo tre anni decide di venderlo, corre il rischio di subire una perdita in conto capitale nel caso in cui i tassi di interesse di mercato siano saliti durante i primi tre anni. Al contrario, l?investitore potrebbe beneficiare di un guadagno in conto capitale in uno scenario di discesa dei tassi. In ogni caso, i titoli di Stato a tasso fisso sono più rischiosi di quelli a tasso variabile se si considera l?ipotesi di non portare a scadenza l?investimento. I titoli a tasso variabile, cioè CCT e CCTeu, risentono molto meno dell?andamento dei tassi di mercato, dal momento che, in condizioni normali, il loro prezzo non subisce rilevanti oscillazioni quando i tassi di mercato si muovono al rialzo o al ribasso. CCT e CCTeu si addicono, quindi, a quegli investitori che hanno l?esigenza di impiegare la propria liquidità in eccesso in strumenti con rendimenti in linea con il mercato e che intendono beneficiare dell?opzione di disinvestire il capitale prima della scadenza senza subire perdite rilevanti.
I titoli a tasso variabile sono, infine, uno strumento molto utile per diversificare un portafoglio obbligazionario proprio in un periodo come questo, in cui i tassi sono bassi ed è facile prevedere che inizieranno a salire quando ci sarà crescita economica nell?area euro. Da un punto di vista prettamente fiscale, è utile poi ricordare che i redditi dei CCTeu sono tassati al 12,5%, con un vantaggio rispetto alla tassazione dei depositi bancari, tanto di moda tra i risparmiatori, a cui, invece, si applica un?aliquota del 27%. In termini di rendimento, questo significa che un rendimento lordo del 2% di un tipico deposito bancario diventa circa 1,46% netto, mentre prendendo, ad esempio, il CCT con scadenza a marzo 2017, il rendimento lordo pari al 2,22% è pari a circa l?1,98% netto, con una differenza di mezzo punto percentuale a favore del CCT.
Nella situazione di mercato attuale gli investitori in titoli a tasso fisso farebbero bene a considerare le potenziali ripercussioni in conto capitale, che l?aumento dei tassi comporterà in misura più o meno rilevante a seconda dell?entità degli interventi della Banca Centrale e della durata dei titoli nel proprio portafoglio. Una soluzione potrebbe essere quella di dedicare all?investimento in CCTeu e, in generale, ai titoli a tasso variabile, quella porzione di portafoglio per cui non si ha un preciso obiettivo temporale, in attesa che ci sia maggiore chiarezza sull?andamento dei tassi di interesse.
*Consulente finanziario indipendente
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