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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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"Ecco perchè temo che Brindisi resterà di nuovo senza eletti"

I meccanismi della nuova legge elettorale, il Rosatellum, remano tutti contro le aspettative che la città possa rieleggere un parlamentare dopo molti anni di attesa

La ulteriore conferma di quello che andiamo dicendo da tempo sulla decadenza della nostra città, sulla sua irrilevanza politica ed economica, ci viene dalle candidature espresse dai vari schieramenti in vista delle elezioni politiche del 4 marzo prossimo. Salvo per il premio fedeltà concesso da Forza Italia al brindisino Mauro D’Attis, capolista nel listino in cui è inclusa Brindisi, per il resto non ci sono altri concittadini che possano ragionevolmente ambire alla prestigiosa medaglietta di parlamentare.

L’ultimo a potersene fregiare, se la memoria ci sorregge, fu Giovanni Carbonella, anticipatamente spedito in pensione, per lo scioglimento anticipato del Parlamento nel 2008. E’ quindi da dieci anni che la città di Brindisi, che pure rappresenta all’incirca il 25% dell’intero elettorato della provincia, non ha suoi rappresentanti a Roma. Pur in un periodo in cui prevalgono i partiti personali, o gli uomini soli al comando, che hanno reso il potere più verticistico e centralizzato, è un’assenza che si fa sentire sempre più pesante.

Se a ciò si aggiunge che a Bari contiamo anche quanto il due di briscola, il quadro è davvero desolante. Ora in campagna elettorale non v’è candidato, di qualsiasi partito, che non venga a dirci che una volta eletto penserà alla nostra città, al suo sviluppo, al suo benessere e  via discorrendo. Non date loro retta: sono imbrogli elettorali. Se proprio avete deciso il 4 marzo prossimo di recarvi alle urne (e quello delle astensioni a Brindisi è il partito di maggioranza) scegliete un partito, un movimento basandovi esclusivamente sulle vostre idee, sulla vostra cultura, al limite sul vostro vissuto ma non cedete alle promesse dei candidati.

Se nelle precedenti politiche, quelle passate alla storia come “porcellum”, più che di elezioni si trattò di nomine pilotate dal vertice nazionale dei partiti secondo l’ordine in cui i candidati vennero indicati nelle liste, ma l’orientamento politico espresso dal voto veniva integralmente rispettato, questa volta, con la nuova legge elettorale, questo sacrosanto principio di democrazia invece va a farsi benedire.

Sicuramente la Corte Costituzionale, come fu per il “porcellum”, farà giustizia di questa ennesima porcata questa volta a firma Renzi-Berlusconi-Salvini (anche secondo chi scrive, Renzi si è reso conto solo a posteriori della trappola tesagli da Berlusconi con il sistema delle coalizioni), ma questa è la legge in vigore e con essa si vota. Una legge, per altro, che forse nessuno al di là dei promotori e dei ristretti vertici dei partiti, ha capito bene come funziona.

Semplice il meccanismo dei collegi uninominali (a parte la spesso capotica suddivisione dei collegi). Lì sapere chi ha vinto o ha perso è semplice: a vincere è solo uno ed è quello che ha preso più voti. Ma con il sistema dei collegi uninominali si elegge solo un terzo dei nuovi parlamentari, la maggioranza, ossia i due terzi, viene eletta attraverso i cosiddetti listini. E qui capirci qualcosa è impresa titanica.

Se le tante spiegazioni ascoltate hanno lasciato qualche segno positivo (cosa della quale il sottoscritto diffida), tutto dovrebbe avvenire attraverso il rispetto di una serie di “filtri”. Va detto preliminarmente che agitarsi nella propaganda individuale è perfettamente inutile: sui listini non è consentito il voto di preferenza, si vota per la lista e basta. La ripartizione dei seggi avverrà prima a livello nazionale, poi regionale e quindi si sceglierà dai listini sulla base dell’ordine di collocazione.

 Affermare quindi che il primo nome sui listini equivale ad una elezione sicura, è solo  un atto di fede non per una certezza matematica. Chi a Brindisi ha già brindato per il primo posto nel listino attribuito a Mauro D’Attis ad esempio, ritenendolo già un inquilino di Montecitorio, farebbe bene invece a mettersi alacremente al lavoro e fare in modo che a Forza Italia (che è il partito di D’Attis) vengano attribuiti seggi in Puglia, ma che i tra listini più votati a cui vengono attribuiti i seggi, rientri anche quello capeggiato dal candidato brindisino.

Solo dopo questa procedura scatta quella di eventuali opzioni, discorso che riguarda prevalentemente i candidati qui “paracadutati” dai vertici dei partiti ma che questa volta hanno regole più rigide rispetto al passato. Meccanismo ovviamente che vale per tutti e non solo per D’Attis e Forza Italia. Con l’aggravante che è impossibile la certezza, per il complicato riparto dei seggi da attribuire ai diversi partiti di una coalizione, che il voto espresso poi vada a beneficio dello stesso partito votato, o che sia diretta espressione politica della volontà dell’elettore (gli unici a non rischiare sono solo i partiti che non si presentano in coalizione).

Insomma una abissale cancellazione del diritto costituzionale alla libera espressione, anche di voto. Come il presidente Mattarella abbia potuto controfirmare una legge che contenga una così pacchiana violazione della libertà di espressione sancita dalla Costituzione è un mistero. Anche per questo è facile prevedere che la prossima volta si voterà con l’ennesima nuova legge, la terza o la quarta (si è perso il conto) negli ultimi vent’anni.     

Due considerazioni finali. La prima è che se la matematica del “rosatellum” non garantisce neanche i numeri uno, i “blindati” come possono considerarsi ragionevolmente in corsa per la elezione anche tutti i numeri che vengono dopo? La seconda, strettamente collegata alla prima, e vale esclusivamente per noi brindisini di Brindisi, è la consapevolezza che se il diavolo ci mette la coda neanche nella prossima legislatura la nostra città sarà rappresentata in Parlamento. Non è una gufata (anzi!) e sono pronto, ovviamente, a leggere ed ascoltare opinioni diverse.   

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