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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Il costo umano delle scelte del Pd e le ferite che non si richiuderanno

Chi, nell’ultima consultazione elettorale, ha votato Pd, lo ha fatto convinto che si volesse veramente perseguire il cambiamento. All’apparir del vero però è stato come scegliere una bottiglia di champagne Blanc de Blancs, stapparla e trovarci dentro…una gazzosa. Che delusione! C'è chi afferma che ora occorre un nuovo protagonismo di sinistra libero dagli steccati fallimentari del passato.

Chi, nell’ultima consultazione elettorale, ha votato Pd, lo ha fatto convinto che si volesse veramente perseguire il cambiamento. All’apparir del vero però è stato come scegliere una bottiglia di champagne Blanc de Blancs, stapparla e trovarci dentro…una gazzosa. Che delusione! C'è chi afferma che ora occorre un nuovo protagonismo di sinistra libero dagli steccati fallimentari del passato. Risultato che, secondo gli amanti delle scorciatoie, si può conseguire scegliendo opportunamente un nuovo segretario. Ma questa operazione basterà a mettere il Pd al riparo da una probabile diaspora?

Credo che al riguardo si possano nutrire fondati dubbi. Il problema vero per il PD, e non ha senso ostinarsi a far finta di non vederlo, è fare una volta per sempre i conti con ben altre questioni. In primis la definizione di una sua chiara ragione sociale. Quella di un Fioroni o di un Gentiloni non è infatti uguale a quella di una Puppato, di un Civati o di un Corradino Mineo per intenderci e tralascio, volutamente, quella dei cosiddetti giovani turchi, giovani vecchi, che mi fanno cascare… diciamo le braccia… anche se i cabasisi del Camilleri-linguaggio potrebbero, nella circostanza, esprimere con maggiore pregnanza il senso del mio pensiero.

In tempi non sospetti , ho avuto modo di dire che il Pd naviga senza bussola fin da quando è stato varato e che i suoi dirigenti ricordano i tre sudditi di Robinson Crusoe: Venerdì protestante, suo padre pagano e lo spagnolo papista. Incapaci quindi di formulare e trasmettere alla gente un messaggio univoco, semplice e chiaro. Se in questi anni il PD si fosse battuto con coerenza su tante tematiche lasciate in mano ai grillini, avrebbe fatto giocoforza un minimo di chiarezza al suo interno e nell’ultima consultazione elettorale avrebbe ottenuto ben altri risultati. Non lo ha fatto perchè bisognava nascondere le divergenze dei suoi dirigenti e l’ignavia di tanti suoi parlamentari miracolati dal porcellum? Non è dato sapere.

Acclarata in maniera inequivocabile è stata invece la sua latitanza sui reali problemi dei cittadini. Cosa si è fatto per arginare la politica recessiva di Monti e la sua macelleria sociale?Cosa si è stati capaci di dire sulla gestione dei beni comuni? Cosa si è detto o fatto concretamente per cambiare a suo tempo il porcellum? Cosa si è fatto per limitare il potere delle banche, di Equitalia e i privilegi di una classe di politici e di burocrati corrotti ed incapaci? Perchè dopo le denunce domenicali della Gabanelli in Report non si è stati capaci, a cominciare dal giorno seguente, di combattere con la necessaria determinazione un sistema marcio fino al midollo?

Quando Grillo afferma che Pdl e Pd sono stati conniventi, la gente gli crede, perchè ha in memoria tutto questo e sarà difficile, molto difficile per il Pd ripartire senza porre fine all’obliquità dei suoi comportamenti e soprattutto senza fornire una risposta chiara al quesito, che ricorda tanto un famoso dipinto di Gauguin : da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo? La figuraccia fatta in occasione della elezione del Presidente della Repubblica ha segnato nell’animo di chi ha attraversato tutte le stagioni che dal Pci hanno portato al Pd, una ferita difficilmente rimarginabile. Incomprensibile è risultato l’atteggiamento assunto sulla proposta grillina di votare Rodotà dopo la bocciatura di Prodi. Se si voleva veramente il cambiamento, se veramente si voleva evitare l’inciucio, bisognava partire da lì.

Questo e solo questo avrebbe comportato una rivoluzione dentro il Pd, indipendentemente dalla formazione o meno di un governo. Una rivoluzione nella quale posizioni di potere come quelle di vecchi e nuovi satrapi, con il codazzo dei loro valvassori e valvassini, sarebbero state spazzate via per lasciare il campo ad un partito veramente nuovo. Ora invece finti rottamatori e finti rottamati si ritrovano appassionatamente insieme, uniti nel sostenere il governo di “larghe intese”. Ma il varo di un governo riuscirà a rimarginare le crepe che si sono aperte nel Pd tra i suoi cosiddetti dirigenti e i suoi sostenitori?

All’indomani della votazione su Prodi, per cercare una sponda al mio sconforto, ho voluto sentire il mio amico Giacomo Anglani. Un compagno che ha dedicato, in maniera limpida e disinteressata, la sua vita alla causa dei più deboli. Un compagno che la militanza di partito ha trasformato, nell’accezione gramsciana, da diretto in dirigente serio e preparato. Un compagno che non si è mai perso in chiacchiere e che non si è mai dato per vinto. In breve, una figura cui fare riferimento per conservare ancora un briciolo di speranza riguardo al futuro della sinistra. Ebbene, per la prima volta, l’ho sentito in preda ad una profonda amarezza. Ho dato la mia vita, sacrificando salute, tempo,danaro e affetti per assistere a questo indegno spettacolo? Questa la domanda che mi ha posto.

Più che una domanda un legittimo sfogo che mi lasciato senza parole. In tanti, negli anni della attiva militanza, abbiamo assicurato al partito la nostra presenza e il nostro impegno ma pochi sono riusciti a competere con la fattiva operosità di Giacomo Anglani che continua, ancora oggi nel sindacato, a servire disinteressatamente braccianti, operai, emigranti, pensionati e disoccupati anche se, in qualche circostanza, gli stessi si sono dimostrati irriconoscenti nei suoi confronti. Come del resto ha fatto nel partito qualcuno che in passato ha sfruttato la sua passione e la sua incondizionata dedizione. Ciò nonostante lui non si è mai dimostrato risentito. Continua a credere che certi comportamenti siano dovuti esclusivamente all’ignoranza.

Ma il voto di quei vigliacchi, che hanno bocciato la candidatura di Prodi dopo averla accettata per acclamazione, non sente di poterlo addebitare all’ignoranza. Ho il timore che la delusione e l’amarezza possano spingerlo ad abbandonare la politica attiva, ma spero che non accada. Anche se personalmente ho fatto una scelta diversa, la sua testimonianza rimane per me un riferimento obbligato. La possibile rinascita di una sinistra credibile non può prescindere, quale che sia il contesto,da figure come la sua. Prima o poi, ha da passà a nuttata.

Ne l’Idiota di Dostoevskij, un personaggio di nome Rogozin, davanti al dipinto del Cristo morto di Hans Holbein –cadavere di un uomo in palese stato di putrefazione tanto da far dubitare della possibilità della resurrezione - afferma la sua volontà di riconquistare per forza la fede, vale a dire il bisogno insopprimibile di credere in qualcosa o in qualcuno. Qualcosa di simile credo provino oggi, come me, tutti i sinistrati della sinistra. Ma in cosa e a chi credere?

The answer is blowing in the wind –la risposta è persa nel vento-continua a canticchiare Bob Dylan, Sarà probabilmente così, ma son certo che solo compagni credibili come il mio amico Giacomo Anglani possono aiutarmi a cercarla.

 

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