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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Il leghismo "terrone" nemico pericoloso del protagonismo che il Sud merita

Se mi dessero del “terrone” mi verrebbe voglia di menare le mani. C’era una cara e anziana collega all’ “Unità” che ci chiamava affettuosamente “sudisti” e anche in quella circostanza mi veniva voglia di reagire animosamente. Poi Pino Aprile, ex direttore di “Oggi”, ha dato alle stampe un vigoroso pamphlet per rivendicare la storia del Mezzogiorno dopo la “conquista regia” del Risorgimento intitolando il suo libro “Terroni”. Sulla scia di Pino Aprile Michele Emiliano ha convocato il Pd del Sud in un convegno che si terrà agli inizi di aprile e intitolato “Terroni del Sud”. Continua a non piacermi la definizione.

Se mi dessero del “terrone” mi verrebbe voglia di menare le mani. C’era una cara e anziana collega all’ “Unità” che ci chiamava affettuosamente “sudisti” e anche in quella circostanza mi veniva voglia di reagire animosamente. Poi Pino Aprile, ex direttore di “Oggi”, ha dato alle stampe un vigoroso pamphlet per rivendicare la storia del Mezzogiorno dopo la “conquista regia” del Risorgimento intitolando il suo libro “Terroni”. Sulla scia di Pino Aprile Michele Emiliano ha convocato il Pd del Sud in un convegno che si terrà agli inizi di aprile e intitolato “Terroni del Sud”. Continua a non piacermi la definizione.

Non mi piace per due ragioni. Perché “terroni” è un appellativo dispregiativo che neppure  l’auto assegnazione assolve dalla sua carica insultante. Perché non è vero che il Risorgimento è stata una “conquista regia”. L’Unità d’Italia, gestita in molti passaggi con ferocia dalle truppe piemontesi, fu un importante occasione per il Sud traendolo fuori dall’oscurantismo borbonico e vaticano. Che senso ha al giorno d’oggi tentare di ricostruire una presenza del Mezzogiorno nell’Italia moderna rivendicando una definizione che per decenni ci ha condannato all’emarginazione?

Emiliano non è l’ultimo leader politico che tenta di chiamare il Sud alla rivolta. Nel passato abbiamo avuto momenti molto belli. Le lotte per la terra avevano il sapore del riscatto e della modernizzazione, le battaglia sull’acqua dei braccianti pugliesi andavano nella stessa direzione, Falcone e Borsellino sono stati grandi meridionali. Da due decenni l’Italia è sotto l’egemonia culturale della Lega. E’ paradossale che il movimento politico più “ignorante” guidi una nuova “conquista regia” ma è accaduto che all’incrocio fra la Prima e la Seconda repubblica l’idea di un sindacato del Nord che si facesse promotore di una nuova riorganizzazione dello Stato attraverso il federalismo e la minaccia della secessione diventasse, grazie a Berlusconi, la forza trainante della nuova Italia.

E’ vero che il Sud in questi anni ha perso peso ed è qui che c’è il più atroce spreco di risorse umane con quel trenta per cento di giovani disoccupati. La tentazione del leghismo del Sud è una tentazione che attraversa la politica meridionale e ha dato vita a movimenti in Puglia, con la Poli Bortone, in Sicilia con Lombardo e Miccichè, e oggi con Michele Emiliano. Ma si può fare come la Lega? Si può rovesciare l’insulto, “terroni”, in una mobilitazione positiva?

Quattro obiezioni. La prima di carattere culturale. I meridionalisti non sono mai stati provinciali, casomai cosmopoliti. Non troverete nessun mostro sacro del meridionalismo che inviti il Sud all’autosufficienza semmai lo troverete alla ricerca di relazioni con altre culture. Seconda obiezione. Un movimento di tipo leghista al Sud  dovrebbero essere antistatale. Il Sud ha invece bisogno di un nuovo Stato non di una dissociazione dall’architrave dell’Unità nazionale. Terza obiezione i leghisti fanno dei padani un unico aggregato, i meridionalisti sanno che molti nemici del Sud sono meridionali. Quarta obiezione. La Lega è un movimento a struttura monarchica, il Sud ha bisogno di movimenti democratici essendo bloccato da piccoli cacicchi in cerca di gloria.

Si potrebbe continuare. Quello che conta è che la rivendicazione di un nuovo protagonismo del Sud non passa dal suo identificarsi con una definizione cialtronesca ma contestandone il suo assunto di fondo. Siamo il crocevia del mondo, delle religioni, terra di grandi studiosi di politica e di romanzieri, abbiamo terre fertili e paesaggi stupendi, imprenditori spesso più coraggiosi di quelli del Nord. Non abbiamo una classe dirigente. Ma non abbiamo bisogno di Masanielli.

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