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Martedì, 23 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Il livello di sicurezza di una città non dipende solo dal numero delle rapine

Il livello di sicurezza di una città, inteso come livello accettabile di garanzie di convivenza civile e di garanzie per chi vuole fare impresa, non si misura certo dal numero delle rapine e dei furti. C’è anche l’aspetto dei reati comuni, ma è secondario rispetto a quello essenziale e fondamentale racchiuso in una semplice domanda: chi c’è al timone?

Il livello di sicurezza di una città, inteso come livello accettabile di garanzie di convivenza civile e di garanzie per chi vuole fare impresa, non si misura certo dal numero delle rapine e dei furti. C’è anche l’aspetto dei reati comuni, ma è secondario rispetto a quello essenziale e fondamentale racchiuso in una semplice domanda: chi c’è al timone? Anche qui va chiarito che non si parla di singoli individui, ma più opportunamente del sistema che li ha selezionati e che li dovrebbe sostenere. Chiarito ciò, bisogna avere non il coraggio, ma l’onestà intellettuale di dire che Brindisi ha davvero superato il livello di guardia.

E’ materia da Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica? Non sappiamo. Certo è materia per la politica, per le forme organizzative e associative della società civile, per le organizzazioni delle imprese e per quelle dei lavoratori. Fare il punto è semplice. Al Comune c’è una maggioranza eterogenea, fondata da un lato su un partito, il Pd, nell’occhio del ciclone: uno stato che non può essere esorcizzato più con comunicati, smentite, e talvolta anche accuse ai mezzi di informazione (quando non c’è di meglio, si può sempre dire che dietro un giornalista o una testata vi siano “poteri occulti”). Dall’altro vi sono gruppi, piccoli partiti e movimenti fatti di persone che hanno cambiato collocazione tante di quelle volte, dall’epoca Antonino ad oggi, che si fa fatica a fare l’elenco.

Questo impasto è stato presentato come il “laboratorio Brindisi”. Ma non ha prodotto ancora metodi di governo innovativi, non ha dato immagine di stabilità, ed oggi è scosso dalle indagini che si concentrano sul suo sindaco. Se si tratta di cose davvero di poco conto, di leggerezze come lo stesso Mimmo Consales ha detto pubblicamente davanti a microfoni, obiettivi e taccuini, lo sapremo nelle prossime settimane, nei prossimi mesi o quando comunque gli inquirenti chiuderanno le attività preliminari. Va detto, anche qui per chiarezza, che le indagini non riguardano decisioni o attività della giunta Consales, bensì personalmente il sindaco. Tuttavia questo non cambia molto la situazione: l’immagine di questa maggioranza ne riceve ulteriore danno. Tanto più che l’impasto, con il ventilato passaggio dal centro di Casini al centrodestra di Alfano del gruppo legato a Massimo Ferrarese, diventa ancora più indigesto per buona parte dell’elettorato del Pd, vale a dire le persone che sono andate a votare alle amministrative ed anche alle primarie con ben altre speranze e ben altre attese.

Non bastano le rassicurazioni di Consales per riportare la luce del sole in clima sempre più cupo. Va detto, per tornare alle indagini in corso, al Pd, ma non solo al Pd, che una di queste – se ne è già parlato – riguarda le modalità di svolgimento delle cosiddette “parlamentarie”. Non è un modo per infierire, richiamare una altra vicenda che potrebbe esplodere da un momento all’altro, ma solo per ricordare – appunto – che in discussione, alla fine, c’è un sistema e non solo una persona. Un sistema al cui fascicolo si dovrà acquisire anche l’incendio dell’auto del segretario cittadino del Pd dimissionario, e consigliere comunale, Antonio Elefante, avvenuto la notte scorsa. E si badi bene, indipendentemente dal fatto che abbia o meno retroscena collegati a vicende politiche.

Il Comune non è il solo punto di criticità della situazione brindisina. Un importante fulcro dell’economia cittadina, il porto, è a sua volta attraversato da tensioni. L’ineffabile presidente dell’Autorità portuale, Iraklis Haralambidis, si muove come se la sua posizione fosse già risolta. In realtà la sua nomina è stata giudicata illegittima dal Tar di Lecce, egli è in attesa di giudizio definito da parte del Consiglio di Stato e resta in carica al momento solo in virtù di una sospensiva.

Ma l’ente è al centro di alcune indagini della Guardia di Finanza e della procura di Brindisi (e questa volta le stesse riguardano proprio atti amministrativi), la conflittualità con gli operatori è alta, il Tar ha bocciato la tabelle della tariffe portuali applicate per anni senza che fossero approvate dal Comitato portuale, il bilancio consuntivo del 2012 è stato respinto dallo stesso Comitato portuale assieme a bel 700mila euro di premialità corrisposte senza l’approvazione da parte dell’organismo preposto della contrattazione di secondo livello. E, cosa ancora più grave, il porto ormai vive solo dei milioni di euro spalmati dall’Enel, mentre il traffico ro-ro e passeggeri è nelle mani di un solo operatore (Grimaldi).

Si respira aria di stagnazione a pieni polmoni, mentre altri corrono, e Brindisi è ormai fuori non solo dalla rete strategica della portualità comunitaria, ma anche da quella italiana. Ciò vuol dire che quei 50 milioni di fondi Cipe persi per i nuovi accosti di S.Apollinare non sarà possibile riaverli, se non attraverso radicali cambiamenti di rotta e di passo.

La Provincia, ancora in bilico tra proroghe di ruolo e cancellazione per legge, è commissariata e quindi di fatto in amministrazione controllata e vincolata strettamente ai conti. Questo ente, altro polo del cosiddetto “laboratorio Brindisi” è stata prematuramente abbandonata sulla base delle valutazioni personali di un solo uomo, Massimo Ferrarese, con una decisione che non trova riscontri in nessun altra parte della regione e del Paese. Tutto ciò che andava governato dalla politica, con le idee, la partecipazione ai progetti comunitari, è diventato ora solo un problema di quadratura dei bilanci: i pendolari, il mondo della scuola, l’ambiente, gli iter autorizzativi, l’università, la ricerca, il territorio sono stati privati della risorsa di una qualsiasi mediazione politica dei problemi.

Si potrebbe continuare ancora a lungo. Ma il quadro è questo: il sistema Brindisi è corroso, non governa correttamente le tensioni sociali, non ha risanato le società in house, l’immagine della Asl è stata investita da una frana che si ingrossava e palesava da tempo. Potremmo usare una battuta, banale sino ad un certo punto: qui tutti vogliono portare i loro rifiuti, e spesso ci riescono. In questa situazione se il centrodestra pensasse di cavalcare la tigre della crisi del sistema, commetterebbe un grave errore sempre ai danni della città. La situazione del porto grava, dal punto di vista della responsabilità delle scelte, in gran parte sull’ormai ex Pdl (per ammissione dei suoi stessi dirigenti). Gran parte del personale politico che oggi sostiene Consales è fatto di persone che hanno militato nei vari consigli comunali di questi anni anche sotto le insegne del Polo delle Libertà ed associati.

Una analisi esagerata e spropositata partendo dall’incendio dell’auto del segretario dimissionario del Pd? Ognuno è libero di pensarla come crede. Il percorso delle cose non sarà certo cambiato da qualche comunicato stampa.

 

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