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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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"Il ministro Romani ha le idee un pò confuse sul caso Brindisi Lng"

Il ministro per lo sviluppo Romani, evidentemente prima di scrivere la lettera pubblicata sul “Sole 24 ore”, ha avuto l’amabilità di interpellarmi telefonicamente sulla vertenza del rigassificatore che la LNG vorrebbe costruire all’interno del porto di Brindisi. In verità ho tratto l’impressione che conoscesse molto approssimativamente la vertenza, per cui abbiamo concordato un incontro che, con ogni probabilità, avverrà la prossima settimana a Roma, nella sede del ministero.

Il ministro per lo sviluppo Romani, evidentemente prima di scrivere la lettera pubblicata sul “Sole 24 ore”, ha avuto l’amabilità di interpellarmi telefonicamente sulla vertenza del rigassificatore che la LNG vorrebbe costruire all’interno del porto di Brindisi. In verità ho tratto l’impressione che conoscesse molto approssimativamente la vertenza, per cui abbiamo concordato un incontro che, con ogni probabilità, avverrà la prossima settimana a Roma, nella sede del ministero.

La lettera pubblicata dall’autorevole quotidiano degli industriali, che dichiaratamente sostiene la causa della categoria che rappresenta, non consente di cogliere l’orientamento del ministro sullo specifico caso Brindisi. La nota, infatti, esprime una generale lamentazione sulla difficoltà che il governo centrale incontra nella realizzazione di infrastrutture. Si deduce che il governo ne costruirebbe ovunque e comunque, quindi anche a Brindisi, dando allo sviluppo una interpretazione solo quantitativa.

Operazione che peraltro da tempo non riesce a far quadrare i conti, perché non è vero che più ciminiere significano più occupazione e che questo risultato sia l’unico obiettivo da perseguire per poter vivere felici e contenti. Lo sviluppo, peraltro, non equivale alla semplice crescita quantitativa, esprimendo un concetto complesso che chiama in causa la qualità della vita, la capacità di inserirsi nei mutevoli flussi economici che a loro volta richiedono previsioni attente ed iniziative coerenti. Se fosse come sembra sostenere Romani, nel Sud non ci ritroveremmo a vagare tra lapidi di impianti chimici e siderurgici, ridotti a ferri vecchi senza che mai abbiano prodotto un giorno.

Scendendo al particolare, il ministro lamenta che pezzi periferici dello Stato, per dirla chiara gli enti locali, frappongono ostacoli ostinati alla realizzazione di impianti produttivi, ora in particolare del settore energetico, per via di un diffuso vezzo a prediligere il conflitto rispetto alla collaborazione.

Fra le riflessioni esposte però non si fa cenno all’ipotesi, piuttosto ricorrente, della tendenza dei governi a scaricare sulle aree più depresse cumuli di rischi che sono la vera causa delle reazioni cosiddette periferiche. E non assale il ministro il dubbio che spesso le decisioni centrali scaturiscono da accordi di vertice, così poco interpretativi delle esigenze delle popolazioni interessate da consentire il rilascio di autorizzazioni senza lo scrupoloso riscontro del rispetto delle norme (ora nazionali ed europee) che regolano questi processi.

Se la pratica Lng non fosse stata approvata in assenza della documentazione necessaria, non sarebbe trascorso – nonostante le controversie insorte – tanto scandaloso tempo, che invece si è reso necessario perchè la società non aveva prodotto un documento fondamentale (che si chiama Valutazione d’impatto ambientale) e il governo ( seguito da tutte le commissioni interpellate) aveva fatto finta che se ne potesse fare a meno. Riferisco osservazioni non opinabili per il semplice fatto che davanti al Tribunale di Brindisi si sta celebrando un processo penale che vede imputati alcuni ex autorevoli dirigenti della società.

La lunga precisazione, però, serve solo a dare una dritta al nuovo ministro, investito di un problema che ho l’impressione stia un po’ sottovalutando nella complessità della vertenza in atto, che non è frutto di autolesionismo o di oscurantismo culturale, piuttosto della consapevolezza del principio secondo il quale lo sviluppo di un territorio non può essere disegnato da chi non lo conosce e non lo vive.

Ci sono risvolti di crisi, ma c’è pure la ferma volontà di operare una scelta qualitativa più rispettosa delle vocazioni e meno arrendevole nei confronti di forzature che già hanno devastato l’equilibrio ambientale, la salute dei cittadini. Non attendiamo che qualcuno venga ad illuminarci sull’importanza dell’energia nel nostro paese, per il quale produciamo già quasi il venti per cento del fabbisogno nazionale, peraltro con due impianti (quello Enel è il più grande d’Europa) alimentati a carbone.

Rappresenterò al ministro la situazione (che probabilmente non ha avuto modo di approfondire) con la stessa determinazione posta in essere nel corso di colloqui già svolti con i presidenti del consiglio e i ministri che si sono alternati negli ultimi sette anni. Ovviamente non con lo spirito di boicottare il governo, ma di non consentire l’ennesima, assurda aggressione alla città che rappresento.

*sindaco di Brindisi

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