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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Il movimento dei ragazzi dalla schiena dritta che dai tetti guardano lontano

Questi ragazzi che sono saliti sui tetti hanno non solo tante ragioni ma anche un merito fondamentale. A un paese che assiste quasi attonito alle convulsioni dell’ultima fase del regno di Berlusconi indicano la strategia della schiena dritta. Le rivolte giovanili hanno sempre contrassegnato i passaggi d’epoca. La mia generazione è stata protagonista forse della più nota, e forse la più importante, ribellione di giovani contro lo status quo. Anche lì la ribellione investì la scuola e l’università, la loro struttura classista, i dogmi culturali fino a diventare una vera messa in discussione di antichi luoghi comuni e di un vecchio modo di pensare.

Questi ragazzi che sono saliti sui tetti hanno non solo tante ragioni ma anche un merito fondamentale. A un paese che assiste quasi attonito alle convulsioni dell’ultima fase del regno di Berlusconi indicano la strategia della schiena dritta. Le rivolte giovanili hanno sempre contrassegnato i passaggi d’epoca. La mia generazione è stata protagonista forse della più nota, e forse la più importante, ribellione di giovani contro lo status quo. Anche lì la ribellione investì la scuola e l’università, la loro struttura classista, i dogmi culturali fino a diventare una vera messa in discussione di antichi luoghi comuni e di un vecchio modo di pensare.

Poi finì male, il movimento rifluì e una parte dei suoi eredi ne disperse il patrimonio nell’estremismo e persino nella violenza. I giovani che in questi giorni sono sui tetti,  a parte il deprecabile episodio davanti al Senato, manifestano in modo civile, hanno della cultura un’idea non ideologica come l’avevamo noi loro predecessori, utilizzano singolari forme di lotta (l’abbraccio ai monumenti è indicativo della civiltà di una generazione che deve confrontarsi con un governo che assiste immobile ai crolli di Pompei) e sanno sviluppare una ragnatela fittissima di rapporti che sorgono dalla Rete e che nella Rete vivono.

Il governo e la ministra Gelmini vogliono presentare al loro mondo questa ribellione come la manifestazione della subalternità dei giovani alle baronie accademiche. E’ il leit motiv del berlusconismo. Il centro-destra sarebbe la vera rivoluzione italiana che viene contrastata dai poteri forti annidati nello stato, nei sindacati, nella sinistra. I giovani hanno invece capito dove sta la verità. E la verità è che tutta la politica scolastica e universitaria del centro-destra si muove nell’orizzonte dello smantellamento della struttura pubblica  a favore di quella privata.

Il progetto Gelmini e la scure Tremonti hanno questo obiettivo. Siamo l’unico paese europeo che sta rinunciando a far coincidere la politica del contenimento della spesa pubblica con gli investimenti nella cultura, nella università , nella ricerca. Stiamo segando gli unici rami su cui ci potremo sedere noi, ma soprattutto le generazioni future, per guardare avanti verso un orizzonte migliore.

La ribellione giovanile svolge un ruolo anche per indicare altri modelli culturali alle giovani generazioni. E’ una gioventù che vuole studiare mentre la cultura dominante offre le scorciatoie dello spettacolo e del presenzialismo televisivo. E’ una gioventù, soprattutto quella meridionale, che non  cerca il proprio futuro nell’arruolamento nella criminalità ma vive la legalità come il valore assoluto da difendere. Sta commettendo un grave errore il partito di Fini nel predisporsi a votare la riforma Gelmini. Non è così che si cambia pagina, Non è così che ci si rende credibili. Se il destino dei nostri giovani deve essere barattato sull’altare di una trattativa interna al vecchio centro-destra non si innova la politica. Per fortuna che dai tetti si può guardare più lontano.

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