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Venerdì, 19 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Il Pd deve mollare il cerino acceso da Grillo e puntare su un governo di scopo

Mi è capitato spesso in queste settimane di esprimere la mia perplessità attorno al corteggiamento del movimento di Grillo confrontandomi con autorevoli posizioni contrarie, ad esempio di Francesco Saponaro. Partivo da una analisi, frutto di una antica cultura politica che dice che i movimenti non si giudicano per la loro composizione sociale (c’erano proletari anche fra i fascisti) né dalla volontà di cambiare tutto (anche negli anni Venti la destra dei fasci diceva di volerlo fare) ma dal giudizio sulla direzione politica di questi movimenti.

Mi è capitato spesso in queste settimane di esprimere la mia perplessità attorno al corteggiamento del movimento di Grillo confrontandomi con autorevoli posizioni contrarie, ad esempio di Francesco Saponaro. Partivo da una analisi, frutto di una antica cultura politica che dice che i movimenti non si giudicano per la loro composizione sociale (c’erano proletari anche fra i fascisti) né dalla volontà di cambiare tutto (anche negli anni Venti la destra dei fasci diceva di volerlo fare) ma dal giudizio sulla direzione politica di questi movimenti.

Quello di Grillo ha due caratteristiche: è un movimento privo di democrazia interna, diretto autoritariamente da due persone, forse da una sola, vuole scassare il sistema della rappresentanza, cioè partiti e sindacati, vuole il 100% dei consensi per sé, vuole raggiungere questo obiettivo anche passando sul cadavere di un paese alla canna del gas. Basta questo per capire come bisogna comportarsi con loro. Smettere di farsi sfottere e metterli alla porta. Se continuiamo a inseguirli è come se avessimo trattato con quelli del “boia chi molla” della rivolta di Reggio.

Togliatti trattò con Giannini, capo dell’Uomo qualunque, ma quest’ultimo rappresentava una forza esigua, stava all’opposizione,  non aveva ambizioni di comando sul paese né di intralciare la vita pubblica. Un partito forte e democratico come il Pd dovrebbe a questo punto fare un ragionamento serio. Può rinunciare al governo e andare al voto subito malgrado sia quasi impossibile perché non c’è il nuovo Presidente della Repubblica e i tempi sono stretti. Il voto subito avvantaggerebbe solo Berlusconi che ha unito il proprio campo e si appresta a fagocitare la pattuglia montiana.

La stagione più antiberlusconiana si concluderà come altre volte con il possibile trionfo del Cavaliere. Geniale! Il Pd può fare un governo di scopo che faccia la riforma elettorale e poche altre cose per poi votare. Lo può fare con Bersani premier o con altri. Può farlo solo in un patto esplicito e limpido con la destra concedendogli la nomina di un presidente condiviso (esempio: nella  prima seduta del Parlamento a camere riunite  i capigruppo di Pd e PdL fanno un nome comune: ad esempio Napolitano convincendolo così ad accettare) e mettendo in un angolo il PdL sulle proposte di cambiamento più stringenti sull’economia e sulle politiche di riforma della politica e sulle leggi anti-corruzione.

Se ci stanno, bene, sennò al voto. Non c’è altra strada. Questo governo di scopo, lo ripeto, lo può fare Bersani o un altro. Tenere, invece,  in mano il cerino acceso da Grillo espone solo all’insuccesso e regala a Berlusconi la carta della forza pronta la dialogo che si è vista metter alla porta. Nella vecchia cultura politica era fondamentale mettere all’angolo gli avversari mostrando le loro contraddizione e i loro “non possumus”, anche con iniziative impopolari. Non era previsto invece il farsi cacciare in luoghi da cui è difficile uscire. Vivi.

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