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Giovedì, 18 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Il Pd dialoghi con tutta la sinistra e si ribelli ai gattopardi locali

Ernesto Musio: "A Brindisi e provincia si deve parlare di noi qui e ora, con nomi e cognomi se necessario, su chi siamo realmente, cosa abbiamo finora fatto, stiamo facendo e abbiamo intenzione di fare"

Periodicamente nella sinistra brindisina sembrano profilarsi momenti di svolta favorevoli a quella rigenerazione necessaria, da sempre desiderata che, però, puntualmente sembra non arrivare mai.

Anche oggi la sinistra di questa provincia, a cominciare dal suo capoluogo, si trova in uno di quei tornanti, oltre i quali può farsi strada o meno quella chiarezza politica utile ad avviare un proprio autonomo e credibile percorso di cambiamento in un territorio, come il nostro, troppo spesso politicamente umiliato da chi se ne è servito più per le proprie fortune che per servirlo, grazie anche alle divisioni della sinistra stessa.

Nel passaggio storico odierno, benché già accidentato a livello nazionale, la sinistra brindisina, può e vuole recuperare un sussulto di dignità e promuovere un limpido processo di moralizzazione al suo interno?

L’asino di Buridano è sempre morto d’inedia e di sete per l’irrimediabile indecisione a quale fienile cibarsi e a quale fontana bere. E’ stato, è il destino di certa sinistra vocata all’autoisolamento ideologicamente incontaminabile. Rispettabile, anche se non condivisibile. Ma c’è un’altra sinistra abbastanza “sinistra” che pare non si voglia risparmiare neppure l’inverosimile, e cioè un asino che, all’opposto, pretende di utilizzare contemporaneamente per la propria bisogna i due fienili e le due fontane disponibili, i due forni, fuori dal Pd (Art.1 e  compagnia  varia),  ma anche dentro il Pd, facendolo presidiare da alcuni, come veri e propri cavalli di Troia, per condizionarne scelte politiche e, presumibilmente, anche amministrative, fino a quando non si tenterà -vanamente!- di svuotarlo del tutto e ridurlo in macerie.

“Sta roba qua”, per dirla alla Bersani, che pure accade in qualche realtà con evidenza e denunciata, non è da 118, se non proprio da Trattamento Sanitario Obbligatorio?  E “sta roba qua” riguarda solo il Pd? Certo, competition is competition, come amava dire un tempo Prodi.

Eppure occorre porre fine a tanta indecenza politica, a questa commedia degli inganni, che riguarda, in questo pasticciaccio brutto che è il caso brindisino, tanto Art.1 quanto il Pd, cioè grande parte di una più larga sinistra, auspicabilmente unitaria nella chiarezza, almeno per un salutare interesse reciproco, se si vuole una sinistra (e, aggiungo, un decente centro-sinistra) presentabile alla società.

Occorre poi mettere fine anche alla porta girevole del trasformismo politico, a quei nauseanti gattopardismi locali che non riguardano solo il comune capoluogo, tesi a mantenere le proprie rendite di posizione e ad acquisirne di nuove, per accrescere i propri privilegi in qualunque stagione politica con ogni giacchetta, sfruttando l’opportunità offerta anche da nuovi soggetti politici, per riciclarsi come nulla fosse. 

Basterebbe non essere complici, impedendole, di queste ambiguità, in Art.1 e nel Pd, a tutti i livelli, come lodevolmente sta facendo una platea crescente di circoli e personalità di Art.1, e come pure stanno denunciando altre formazioni di sinistra. Già, anche nel Pd a livello provinciale occorre smettere di fare da sponda, anche per mera inerzia, a queste ambiguità autolesioniste, eppure strumentalmente utilizzate da alcuni per mere astiosità personali e vendette interne, che mortificano i ruoli di responsabilità ricoperti e frustrano coloro che nel Pd non rimangono indifferenti allo stato corrente delle cose e si ribellano.

 Al contempo, il Pd non può continuare a ridursi a un non più sopportabile “congressificio”, cioè frutto di locali “tesserifici”, ai quali una crescente platea di compagni e di compagne ormai si sottrae in vario modo, perché ciò svuota la politica del suo oggetto e della sua mission che si chiamano: società con i suoi problemi, proposte di soluzione, visioni di futuro, accensioni e “inclusioni” di speranze più che di tessere.

Lo sappiamo, molto del rinnovamento della sinistra e di tutto il centrosinistra passa dal rinnovamento del Pd, a cominciare dalla sua guida provinciale, che deve essere unitaria e rispondere non alla componente d’estrazione una volta eletta alla segretaria, ma a tutto il Pd nel suo insieme in quanto partito, e quindi condivisa, cioè riconosciuta da tutti. Il Congresso provinciale imminente ne è l’occasione proficua.

Si ha bisogno di un nuovo Pd provinciale capace di dialogare anche, e soprattutto, con tutta la sinistra, compresa quella parte rispettabile di Art.1 che si ribella ai gattopardi di Lampedusa locali i quali, dopo aver padroneggiato in questi anni nel Pd con la ingannevole e illusoria “democrazia delle tessere”, intendono condizionare pure le legittime e rispettabili istanze di autodeterminazione e cambiamento anche generazionale  di un nuovo soggetto politico, condivisibili o meno che siano le motivazioni della sua nascita.

Più che le scontate presenze, a volte sono significative le assenze, come quella rumorosa e, ne sono certo, molto sofferta, di Carmine (Dipietrangelo) alla recente iniziativa con D’Alema e Romano. Ecco perché siamo ad un tornante! Paradossalmente, la nascita di Art.1 in questa provincia fa venire nel Pd nodi al pettine non solo nazionali, ma anche e soprattutto locali e regionali, che vengono da lontano, formatisi in lontane ere prerenziane-, i quali ci obbligano a uscire da ogni alibi politicista, cioè di comodo, soprattutto per la propria coscienza, e di nessun interesse per i cittadini e gli elettori.

La scissione credo sia stato un serio errore politico, inescusabile da parte dei tanti compagni e delle tante compagne del Pd come me che criticamente ma lealmente sostengono il proprio partito, come lo hanno sempre lealmente sostenuto nel passato, ma ciò non deve indurci, quando parliamo di noi formazioni politiche locali, a rifugiarci dietro a Renzi e a D’Alema, cioè a fare come i democristiani di una volta i quali, quando i comunisti li richiamavano a dar conto dei problemi nazionali, si rifugiavano sempre all’estero, divagando sugli orrori della Russia! No!

A Brindisi e provincia si deve parlare di noi qui e ora, con nomi e cognomi se necessario, su chi siamo realmente, cosa abbiamo finora fatto, stiamo facendo e abbiamo intenzione di fare, relativamente alle “cose” che riguardano la vita reale delle persone, non delle carriere personali, su: sanità, rifiuti, ambiente, energia, industria, agricoltura, trasporti, porto, lavoro, giovani, crisi aziendali e di diversi settori produttivi -capitoli di un lungo elenco- e su questi “cose” definire programmi, costruire alleanze e individuare, selezionare, promuovere, confermare se è giusto, le rappresentanze istituzionali e di governo.

Per ciò che riguarda il Pd di questa provincia e di questa regione, va detto che non è concepibile la definizione addirittura di “programmi di componente”, ma che la Conferenza programmatica nazionale di ottobre dovrebbe, deve invece essere l’occasione per enucleare anche e soprattutto un progetto di rinascita e di futuro di Brindisi e dell’intera provincia, capace di “ascoltare” e di farsi ascoltare dalla società.

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