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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Il Pd in una situazione di pericolo. Adesso evitare divisioni e stalinismo

Non sono iscritto al Pd da cinque anni. L’ho sempre votato. Con questo partito ho avuto un rapporto controverso. Ero un oppositore della sua nascita preferendo un’evoluzione socialista dei vecchi Ds. Dopo il discorso di Veltroni al Lingotto mi sembrò di trovare spunti socialdemocratici e europei nel nuovo corso che mi apparivano convincenti e aderii al Pd. Poi venne la sciagurata alleanza con Di Pietro.

Non sono iscritto al Pd da cinque anni. L’ho sempre votato. Con questo partito ho avuto un rapporto controverso. Ero un oppositore della sua nascita preferendo un’evoluzione socialista dei vecchi Ds. Dopo il discorso di Veltroni al Lingotto mi sembrò di trovare spunti socialdemocratici e europei nel nuovo corso che mi apparivano convincenti e aderii al Pd. Poi venne la sciagurata alleanza con Di Pietro. Insomma casini ne ha fatto il Pd fin dalla sua gestazione e mi sono incasinato anche io.

Di quegli anni, e di me in quegli anni, non conservo un buon ricordo. Scrivo tutto questo per dire che il momento attuale nel Pd è di quelli più pericolosi. Non so che cosa accadrà, non lo sa nessuno. So che cosa vorrei che non accadesse. La prima cosa che vorrei che non accadesse è il protrarsi dell’arroccamento di Bersani e del suo stato maggiore (ma è mai possibile che i segretari della sinistra si circondino sempre e solo di pretoriani spesso incapaci?).

Il segretario del Pd ha fatto terra bruciata davanti a sé. Non ha difeso D’Alema, Veltroni e Turco, tutelando invece Bindi, Fioroni ecc., ha fatto una campagna elettorale balorda, si ostina a impedire qualunque altra soluzione di governo che non sia un esecutivo di minoranza da lui stesso guidato. Togliatti, Berlinguer ma anche Nenni e De Martino sarebbe sconvolti. La seconda cosa che vorrei che non accadesse è che Renzi tornasse a riproporre le sue invettive contro il cosiddetto “vecchio” e contro le antiche culture di sinistra.

Girano tante cose vecchie  e antiche riverniciate che un viaggetto nella cultura profonda della sinistra sarebbe una bella cosa. Fra le dotazioni delle culture di sinistra, ma anche della Dc, c’è ad esempio il senso di responsabilità nazionale per cui al paese si dà sempre un governo, c’è il riconoscimento reciproco fra avversari, c’è la contrapposizione frontale al populismo e al movimentismo. C’è anche la dignità, per cui un leader di partito non offre l’altra guancia a chi ti schiaffeggia con volgarità e platealità.

La terza cosa che non vorrei è che si tornasse a parlare di scissione. Se mettessimo assieme, con Vendola, un pezzo di Pd inguaribilmente anti-renziano non si andrebbe molto lontano e nascerebbe un sinistra non antica, che è una bella definizione, ma decrepita, una riedizione del Pcf. Tutto questo per dire che dopo una campagna elettorale già vinta e persa strada facendo sarebbe opportuno immaginare un cambio di gruppo dirigente e ci si dovrebbe attrezzare all’eventualità che Renzi sia il nuovo leader.

Non sono renziano né lo diventerò. So che è una possibilità. Nei partiti progressisti europei quando una linea e un leader perdono si cerca con un altra linea e un altro leader la vittoria. Se invece corriamo a metterci le magliette per formare squadre contrapposte, perdiamo partita e campionato.  E soprattutto evitiamo lo spettacolo della reciproca demonizzazione soprattutto l’orrenda invettiva di dire che chi critica fa un favore a Berlusconi. Fra le cose antiche, quella irrecuperabile è lo stalinismo.

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