Partito non predisposto ai cambiamenti, il Pd è una specie a rischio
Molti di noi avevano pensato al Pd come ad un partito che doveva unire i riformisti italiani e che doveva diventare il luogo per la costruzione di una nuova unità della sinistra italiana. Mai avrei pensato, pur tra le difficoltà di questi anni, che si potesse determinare la situazione di questi giorni. Siamo di fronte ad una implosione i cui esiti è difficile prevedere.
Molti di noi avevano pensato al Pd come ad un partito che doveva unire i riformisti italiani e che doveva diventare il luogo per la costruzione di una nuova unità della sinistra italiana. Mai avrei pensato, pur tra le difficoltà di questi anni, che si potesse determinare la situazione di questi giorni. Siamo di fronte ad una implosione i cui esiti è difficile prevedere. Non ci sono parole, se non quelle della preoccupazione per le sorti e il futuro dell'Italia che mal si conciliano con una personale e diffusa sensazione di indignazione e di vergogna. La storia della sinistra italiana non può fare questa fine.
In queste ore il malessere, la rabbia per gli errori compiuti, per l'incapacità dimostrata nel non essere riusciti a dare un governo al paese e per lo spettacolo che il Pd, nell'elezione del Presidente della Repubblica, ha dato, mettono in discussione la sua stessa esistenza, la utilità e l'affidabilita di questo partito, dei suoi dirigenti e dei suoi parlamentari, se pur giovani ma sempre nominati da primarie ridicole e regolate da apparati di corrente e da cordate burocratiche.
Il modo superficiale e approssimativo con cui sono stati gestiti passaggi decisivi per gli assetti democratici e politici fa rimpiangere i vecchi gruppi dirigenti del Pci e della Dc, i funzionari di partito, la cui professionalità era sempre messa, in queste situazioni, a disposizione del Paese, dei suoi problemi e della sua tenuta democratica. È l'epilogo di un partito che non è riuscito ad essere quello che doveva essere. La sua costituzione alla fine si è rivelata una operazione politicista, un assemblaggio di ceti politici, un treno su cui salire solo per raggiungere proprie e convenienti mete personali. Alla fine questi nodi stanno venendo tutti al pettine.
Mi auguro che il cupio dissolvi del Pd venga bloccato e si dia al Paese un governo. Oggi questa e' la priorità delle priorità. Tra i tanti messaggi di preoccupazione, di delusione pervenutimi in questi giorni mi ha colpito uno in particolare e che si rifà a quanto scriveva Charles Darwin: "Non è la specie più forte che sopravvive..... e nemmeno la più intelligente. Sopravvive la specie più predisposta al cambiamento". Questo e' un motivo per cui il Pd e' una specie a rischio.....malgrado la sua giovane età.
La sinistra che sta dentro al Pd e quella che ne è rimasta fuori sono chiamate chiamate a misurarsi con la domanda di cambiamento e di rottura che la situazione richiede. Ma di questo si discuterà in un congresso che mi auguro non sia un congresso della conta delle tessere e delle correnti, ma la sede e l'occasione per un confronto di idee e di proposte coraggiose e innovative per ripensare le istituzioni, la democrazia rappresentativa nell'epoca dell'uso dei nuovi strumenti di comunicazione, per dare un futuro diverso ai giovani e ai lavoratori, facendo in modo che chi aderisce o aderirà a questo partito sappia dove sta e da che parte sta, a sinistra e nell'alveo del socialismo europeo.