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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Il polverone che nasconde agli italiani i veri problemi con l'Europa

Ma la confusione di queste settimane fa perdere di vista anche le strade migliori per rispettare le regole sul debito

Del  tema del destino della Unione Europea si sono impadroniti da tempo i retori e gli urlatori, i primi a favore e i secondi contro l’Unione europea, e sono riusciti a bloccare quasi completamente l’accesso ai mezzi di comunicazione delle corrette informazioni per orientarsi in una questione di grande complessità. I risultati di confusione della opinione pubblica sono in parte riassunti dal recente sondaggio di Eurobarometro.

Solo il 43% degli italiani dichiara che in caso di referendum si esprimerebbe per rimanere in  Europa (anche se un terzo si dichiara indeciso). Occorre evidenziare che la percentuale esplicitamente favorevole si colloca all’ultimo posto tra 28 Nazioni e, caso molto curioso, dopo il Regno Unito, dove un referendum per l’uscita dalla Unione c’è stato veramente, e dove oggi pare che il 51% della popolazione tornerebbe indietro.

Fin qui nulla di strano. Attualmente gli italiani indirizzano in maggioranza i loro consensi verso forze politiche che da anni diffondono valutazioni molto negative o addirittura spregiative. La Unione Europea, ha dichiarato ad esempio l’altro giorno Salvini, è un’inutile carrozzone, mentre l’euro, aveva dichiarato Grillo, più bravo nell’iperbole, è un’allucinazione che ci ha ridotto in miseria.

Ma la cosa in apparenza strana è che nello stesso sondaggio ben il 65% dei nostri connazionali ha dichiarato di essere favorevole all’euro, come se quasi tutti gli indecisi fossero però attaccati alla moneta europea. In questo caso probabilmente ha fatto breccia lo schieramento politico-culturale di opposizione al governo che, pur non avendo le idee chiare su come migliorare lo Stato dell’Unione, non perde occasione per mettere in guardia dai pericoli dell’eventuale ritorno alla moneta nazionale.

Come interpretare quindi i risultati del sondaggio Eurobarometro? Dobbiamo ipotizzare che si possano sommare le due risposte sull’Europa e sull’euro, configurando una situazione che vede minoritarie tra gli italiani le idee della maggioranza giallo-verde? La realtà è forse diversa, e la confusione  dimostrata da chi si illude che si possa mantenere l’euro senza la Unione Europea, potrebbe essere figlia di una confusione ben maggiore alimentata dall’alto.

Prima delle elezioni il quadro sembrava più chiaro perché sia la Lega che i 5Stelle propendevano chiaramente per l’uscita dall’euro. Durante la campagna elettorale la situazione si è fatta già più confusa per il gioco dei “dico e non dico” e dei giri di parole per non prendere una posizione netta e tenere insieme elettori con orientamenti diversi.

Una volta costituito, il Governo giallo-verde ha voluto diffondere un messaggio tranquillizzante, inviando Tria e Conte a Bruxelles per confermare a giugno e a luglio la volontà di rispettare gli obiettivi di riduzione del deficit in rapporto al Pil. Poi il quadro è cambiato nettamente e si è imboccata la strada del braccio di ferro e delle accuse all’Unione Europea,  agli investitori istituzionali, e persino a Mario Draghi, che ha contribuito in misura significativa a raddrizzare la situazione che nel 2012 sembrava catastrofica.

Di qui un bombardamento mediatico per fare credere agli italiani che l’Europa è rigida e cattiva con l’Italia, che la colpa è dei mandarini non eletti che compongono la Commissione, che, per riprenderci la nostra sovranità, dobbiamo pretendere una intesa da parte dell’Europa alle nostre condizioni.

In questo polverone molti italiani non hanno avuto la possibilità di rendersi conto di alcune verità elementari del tipo: non sono i mandarini della Commissione ma tutti gli Stati sovrani che aderiscono alla Unione a richiedere all’Italia un diverso comportamento di bilancio, come dimostrano da ultimo la reprimenda del cancelliere austriaco Kurz e la lezioncina del premier spagnolo Sanchez.

E ancora, che una maggiore sovranità si conquista riducendo l’esposizione debitoria, perché non si è mai visto un debitore (tranne che non sia armato) imporre le proprie regole ad un creditore; che, soprattutto, vi erano molti altri modi per portare avanti legittimamente i programmi del governo in carica, quali ad esempio tagliare alcune spese per dare copertura stabile ai nuovi programmi, aumentare stabilmente le tasse sui redditi più alti non solo dei pensionati, articolare in un triennio, come proponeva Tria, la implementazione delle nuove misure.

C’era solo da scegliere. Invece i giallo-verdi hanno scelto la via più difficile, imitando quei ‘galantuomini’ che, come disse Luigi Einaudi, a casa loro si guarderebbero bene dall’emettere degli assegni a vuoto mentre in Parlamento affermano senza alcuno scrupolo che ‘se si fece trenta, si può fare anche trentuno’.

Seguendo questa strada, solo se tutto filasse liscio e si potessero conseguire gli obiettivi declamati, a partire dalla crescita economica, il consenso potrebbe stabilizzarsi. E non credo affatto che un risultato favorevole alle forze nazionaliste in Europa possa migliorare le opportunità di proseguire sulla linea seguita finora in Italia.

Proprio  il nazionalismo  porta facilmente ad alleanze solo contro un “nemico comune” individuato oggi negli immigrati. In materia economica esso porta invece a sostenere questa tesi: se noi austriaci o noi ungheresi teniamo i conti in ordine, perché non volete farlo anche voi che fate parte dello stesso condominio?

 Difficilmente ci sarà quindi spazio con l’attuale o con la prossima Commissione europea per continuare a proporre il copione di  questo pseudo keynesismo che ispira l’attuale manovra economica. Anche per questo sarebbe meglio riscriverla in modo più accorto. Altrimenti la maggioranza degli italiani che non vogliono uscire dall’euro potrebbe farsi sentire presto, non curandosi dell’assenza di immediate alternative politiche.

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