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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Il porto dove il pericolo sono i traghetti

Siamo stati tra coloro che non si sono schierati in maniera preconcetta contro la nomina di Iraklis Haralambidis a presidente dell’Autorità portuale brindisina, e siamo tutt’ora convinti che un cittadino dell’Unione europea possa ricoprire incarichi manageriali e dirigenziali in enti pubblici di qualsiasi Paese membro, previo concorso o pubblica selezione. Ma col trascorrere dei mesi, cominciamo a nutrire qualche dubbio non sulla liceità di quella nomina (che è piaciuta anche alla Regione Puglia, oltre che al ministro pro tempore Altero Matteoli), ma sulla sostanza dell’operato del nuovo presidente. Qui le cose sono due: o Haralambidis si è adeguato all’andazzo dell’Authority brindisina, oppure non è adeguato lui

Siamo stati tra coloro che non si sono schierati in maniera preconcetta contro la nomina di Iraklis Haralambidis a presidente dell’Autorità portuale brindisina, e siamo tutt’ora convinti che un cittadino dell’Unione europea possa ricoprire incarichi manageriali e dirigenziali in enti pubblici di qualsiasi Paese membro, previo concorso o pubblica selezione. Ma col trascorrere dei mesi, cominciamo a nutrire qualche dubbio non sulla liceità di quella nomina (che è piaciuta anche alla Regione Puglia, oltre che al ministro pro tempore Altero Matteoli), ma sulla sostanza dell’operato del nuovo presidente. Qui le cose sono due: o Haralambidis si è adeguato all’andazzo dell’Authority brindisina, oppure non è adeguato lui.

E veniamo ai fatti, che sono un improbabile sondaggio sul gradimento dei passeggeri per le navi e il porto di Brindisi, e il serio rischio che i traghetti per l’Albania ritornino in quel luogo indegno sul piano del rispetto dei diritti dei passeggeri sanciti dall’Unione europea che si chiama Terminal di Levante, meglio noto come varco di via Spalato. Tutti gli enti e i soggetti che operano in porto devono concorrere ad un obiettivo: la sua promozione e il suo sviluppo, in sicurezza e in qualità dei servizi, con costante aggiornamento tecnologico, e quindi contribuendo a formare una offerta di elevato interesse per chi in quel porto può decidere o meno di operare con le proprie navi, vale a dire gli armatori. Che naturalmente devono a loro volta fornire garanzie adeguate sull’efficienza, la qualità e la sicurezza delle navi, siano esse passeggeri che portacontainer, gasiere o altro. Ma gli arbitri della fortuna di un porto sono comunque le compagnie, è inutile girare attorno al problema.

A Brindisi cosa accade. Abbiamo già parlato delle tecnologie pagate e bloccate, della progettualità (quella concreta) limitata alle nuove banchine di Costa Morena Est in completamento ma già destinata ad un uso improprio (crociere e carbone Edipower), e quelle ancora da realizzare per i nuovi accosti a S.Apollinare per le navi traghetto e ro-ro, e del fatto che dopo 36 anni nessuno metta mano concretamente al bando per la stesura del nuovo Piano regolatore portuale. Abbiamo anche detto come due soggetti privati, la società armatrice ellenica Endeavour e la società italiana Ferrotramviaria di Bari hanno salvato (di propria tasca, si può dire) il collegamento merci che la P&O  Ferrymasters garantisce tra Grecia e Nord  Europa attraverso il porto di Brindisi, e che stava per abbandonare.

Restano interamente aperti i problemi dei servizi ai passeggeri che non competono agli armatori, ma al porto. Si risolveranno tutti con la costruzione del nuovo terminal a Costa Morena – Punta delle Terrare? Chissà. Intanto il presidente Haralambidis affida un sondaggio all’Università del Salento per valutare il gradimento dei passeggeri per le navi che li trasportano in Grecia e in Albania. Il risultato pare non sia noto, fa sapere il presidente dell’Authority su Facebook a chi accetta di seguire le vicende del porto di Brindisi attraverso un social network (noi no), ma il primo bilancio – anticipa – è zeppo di critiche. Insomma, forse meglio le navi che partono da Bari.

A parte il fatto che ciò non corrisponde al vero – Ionian Queen e Ionian King sono obiettivamente buone navi che non hanno nulla in meno di quelle che servono la rotta da Bari per la Grecia, la Ionian Sky che da qualche tempo serve il collegamento con Valona non è certo una carretta -, e che affermando il contrario si danneggiano il porto e gli operatori brindisini, un presidente di Autorità portuale ha altri mezzi per valutare la qualità delle navi che ammette nel porto che governa (che resta però sempre di Brindisi e del territorio brindisino, va ricordato a qualcuno). Come quello, ad esempio, di fare un viaggio egli stesso, a sorpresa e partendo da Valona o da Igoumenitsa, oppure da Patrasso, e toccare con le proprie mani la realtà, con tutto il rispetto per i ricercatori dell’Università e del loro lavoro.

Poi può chiedere un incontro con gli armatori e discutere con loro dei problemi individuati, ma anche ascoltare ciò che essi hanno da chiedere a lui. Quindi, il presidente, può anche porsi il problema del perché l’ultima (e unica) compagnia italiana - l’Adriatica di Navigazione – abbia lasciato Brindisi negli anni Novanta dopo anni di glorioso servizio e si sia spostata a Bari. E perché non vengano più armatori italiani, privati, da queste parti, tranne fugaci puntatine di catamarani e affini. E chiedersi anche perché Brindisi ha perso i collegamenti con Durazzo (città più vicina a noi che a Bari), che fruttano al porto del capoluogo di regione 800mila passeggeri l’anno. Perché diciamo queste semplici e persino banali cose? Perché l’Autorità portuale non ha solo i passeggeri come interlocutori, ma anche gli agenti marittimi, gli armatori, le aziende portuali, i terminalisti. Si faccia un sondaggio anche con chi garantisce un fatturato al porto, grazie ai servizi privati che garantisce e la navi che mette in campo. Ci permettiamo di fare gli schizzinosi dopo aver tenuto per anni gli albanesi a pisciare sui muri di via Spalato, sotto il sole e la pioggia, invece di dar loro servizi igienici e una sala d’attesa?

E veniamo ad un’altra questione divenuta rovente in queste ore. Lo spostamento delle navi per Valona a Costa Morena è stata una grande cosa, fatta da Haralambidis. Non tutti i problemi sono risolti, ma almeno i cittadini albanesi e chiunque vada o arrivi da Valona gode a Brindisi dello stesso trattamento che ricevono i passeggeri per la Grecia. Ma a qualcuno l’operazione non è andata giù. E sono, formalmente, i piloti del porto, quindi la Capitaneria. Secondo quest’ultima, che è l’ente preposto alla sicurezza del traffico portuale, ma su parere (e qualcuno dice anche insistenze) dei piloti, i traghetti a Costa Morena non possono stare in andana, cioè ormeggiati con la poppa in banchina e la prua assicurata all’ancora. Troppo pericoloso, pare, perché queste navi di circa 100 metri (quelle per l’Albania sono piccole) sarebbero esposte, secondo i piloti, all’azione del vento che ne minaccerebbe la sicurezza. Perciò, praticamente dalla fine della stagione estiva, agli armatori che si erano da poco affrancati dal costi dei rimorchiatori nel porto interno, è stato imposto quello di un pilota che la mattina deve riportare nella posizione di andana la nave che di notte viene obbligata ad ormeggiarsi (ma solo utilizzando l’equipaggio e gli argani di bordo) all’inglese, cioè affiancata alla banchina stessa.

E adesso la sorpresa finale: per gli organi tecnici, piloti e Capitaneria, le navi dell’Albania devono tornare nel porto interno, insomma alle miserie di via Spalato. Lì le navi sono sicure, ci sono anche i rimorchiatori, e per i passeggeri ciccia. Dove sono i piloti del porto di Rotterdam che Haralambidis aveva promesso di consultare? Non se ne sa nulla. Rischio possibile. Quello che gli armatori greci si rompano definitivamente le scatole e se ne vadano via da questo porto, magari per passare a Bari, Monopoli e Otranto, dove li aspettano a braccia aperte. Al loro posto non verrà nessuno, i sondaggi sul gradimento dei passeggeri  noi brindisini e abitanti di questa provincia ce li infileremo dove sempre finiscono queste storie, e finalmente potremo prendere atto che nel porto di Brindisi le navi pericolose non sono le gasiere della British Gas, ma i traghetti. Non lo avevate ancora capito?

Ma facciamo pure tutti i convegni che vogliamo sulla logistica: qui la logica che prevale non è certo quella di far funzionare bene i traffici, di tenersi stretti quelli che si hanno e magari di cercarne altri. Il Comune e la Provincia vengono isolati in Comitato portuale, e non c’è un solo parlamentare che parli. Non ce lo aspettavamo da Luigi Vitali e tantomeno da Michele Saccomanno, sponsor locali di Haralambidis ma anche del resto della struttura plasmata dal precedente presidente Giuseppe Giurgola. Ma almeno i candidati sindaco: come, l’Authority sbatte la porta in faccia alle strategie urbanistiche del Comune, e nessuno di loro, che quelle strategie dovrà applicare, ha nulla da dire? E i deputati e senatori degli altri partiti? E i consiglieri regionali? Troppi interrogativi: sui giornali è un errore, perché l’informazione deve dare risposte e non porre domande a chi legge. Ma diciamo che si trattava di domande retoriche: qui la politica non c’è.

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