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Venerdì, 19 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Il subappalto e la sicurezza dei portavalori: un tema per il Viminale

Il vuoto che Melissa ha lasciato in ognuno di noi con potrà mai essere colmato. Neanche con l’arresto del suo barbaro carnefice, che ancora non ha consentito, con le sue dichiarazioni rese nell’interrogatorio, di risalire al movente di quell’atto folle. Come pure il non aver ancora acquisito la certezza che l’assassino abbia agito da solo, ci lascia tutti inquieti. Soprattutto quei tantissimi studenti che, dentro il “fuoco” della tragedia vissuta, sono stati i veri soggetti che hanno saputo dire e fare qualcosa di serio.

Il vuoto che Melissa ha lasciato in ognuno di noi con potrà mai essere colmato. Neanche con l’arresto del suo barbaro carnefice, che ancora non ha consentito, con le sue dichiarazioni rese nell’interrogatorio, di risalire al movente di quell’atto folle. Come pure il non aver ancora acquisito la certezza che l’assassino abbia agito da solo, ci lascia tutti inquieti. Soprattutto quei tantissimi studenti che, dentro il “fuoco” della tragedia vissuta, sono stati i veri soggetti che hanno saputo dire e fare qualcosa di serio.

Ed io, lavorando a Brindisi, li ho seguiti in ogni loro iniziativa; ho letto tutti i loro pensieri scritti sui pannelli, sui muri, come sugli striscioni che issavano durante i loro cortei. Il filo del loro ragionamento era questo: riprendiamoci il diritto di studiare in una scuola sicura, riprendiamoci il diritto di vivere nelle nostre comunità affrancate dalla minaccia e dal ricatto della criminalità organizzata! Ecco perché il grande tema della cultura della legalità e della sicurezza è stato (e sarà) il leit motiv delle loro riflessioni. La strage effettuata alla scuola è avvenuta in un contesto segnato dalla minaccia continua della criminalità organizzata,  accentuata con l’attacco  “spettacolare” ai portavalori della Sveviapol e seguito  dall’ulteriore attentato a Fabio Marini, coordinatore delle associazioni antiracket e all’incendio dei campi di grano di Libera. Sono fatti che dimostrano il salto di qualità che la criminalità brindisina ha compiuto. Di fronte ad un simile contesto criminale, mi sembrano incomprensibili alcune dichiarazioni fatte da taluni esponenti delle istituzioni brindisine; dichiarazioni indignate verso quelle corrispondenze giornalistiche riportate da alcuni media nazionali durante i giorni della strage.

Se è vero che qualcuno ha esagerato nel definire il territorio di Brindisi come una sorta di Casal di Principe o di Corleone in terra pugliese, è altrettanto vero che la rimozione di quel contesto criminale, che, è una vera “cancrena”, non ci aiuta a debellare quelle zone di consenso e/o di sottovalutazione sui cui la criminalità brindisina fa affidamento. Avrebbero mai potuto attaccare in quel modo i portavalori della Sveviapol se la criminalità non contasse su di un forte controllo del territorio e su tante persone che non “vedono”? Se si guarda con l’attenzione dovuta a quella vera e propria azione di guerra consumatasi su di una strada a scorrimento veloce e in pieno giorno, si ha la percezione esatta di quanto grave sia la minaccia anche per il futuro.

Ma l’attentato alla Sveviapol ha evidenziato un altro dato allarmante, se sono vere le voci che sono circolate in quei giorni: dal lancio del segnale antirapina all’arrivo sul posto delle forze dell’ordine, sembrerebbe che siano trascorsi 20 minuti: un’eternità! Se questo fosse vero, come mai si è potuto verificare? Si tratta di insufficienza di uomini e mezzi che impedirebbero di fare, addirittura, anche le “bonifiche” del percorso quando i furgoni trasportano ingenti somme di denaro? E davvero si può ritenere che il grossissimo rischio insito nel trasporto valori possa essere ritenuto un rischio di impresa? E, in quanto tale, lo Stato non sarebbe tenuto a garantire nulla? Spero vivamente che così non sia, perché significherebbe esporre gli agenti che effettuano quel delicato servizio (pubblico) ad un rischio immanente.

Siccome ho lavorato per circa sette anni in Sveviapol – e tra le altre mansioni sovraintendevo anche al servizio di scorta e trasporto valori - mi sia consentito ancora, sull’argomento, dire qualcos’altra: gli Istituti di vigilanza che svolgono quel particolare servizio, sono i soggetti più penalizzati. Perché il margine di utile, quando c’è, è prossimo allo zero. Pensate solo al fatto che un prelievo/consegna ad un intermediario creditizio o ad altro cliente, ha un prezzo di circa 21.00 euro; mentre il costo/ora di un furgone blindato con tre guardie giurate a bordo, è pari a circa 200 euro/ora! Quindi, per coprire quel costo, in un ora, occorrerebbe fare quasi 10 prelievi/consegne. Quindi 6 minuti a punto!

Neanche se fossero l’uno accanto all’altro i punti di prelievo sarebbe mai possibile visto che bisogna raggiungere la postazione, se banca, entrare dalla porta di sicurezza, arrivare alla cassaforte, usare la chiave a tempo, depositare, disinserire la chiave e raggiungere nuovamente il furgone! Questo comporta che gli istituti di vigilanza, per fare economia di scala, sono spinti a caricare sui furgoni somme più di quanto sarebbe necessario. Aumentando così il rischio poiché i criminali sarebbero maggiormente attratti dal potenziale affare.

Questo fenomeno, si è aggravato, quando il trasporto valori, specie quello per gli istituti di credito, è stato appaltato ai grandi  network. I quali, affidano poi il servizio, in subappalto, agli istituti di vigilanza dei diversi territori, a prezzi stracciati. Insomma, chi fa veramente affari sono i network e gli Istituti di credito, che pur di non tagliare altri costi improduttivi, hanno ridotto all’osso quelli per il trasporto valori, scaricando interamente alcune loro diseconomie  sugli Istituti di vigilanza.

Ecco un grande tema che i prefetti  e il ministero degli Interni dovrebbe affrontare con decisione e tempestivamente. Chiedendo, intanto, alla Banca d’Italia, di ripristinare l’approvvigionamento dei valori nelle filiali provinciali come era prima, poiché l’aver accentrato questa funzione nella sede di Foggia, eleva esponenzialmente – a causa delle lunghe distanze - il rischio a cui vengono esposti i porta valori. Ridando, così, tranquillità e sicurezza a tantissime guardie giurate che rischiano ogni giorno la loro vita.

Tornando all’immagine “offuscata” di Brindisi, mi permetto di suggerire a quanti ricoprono responsabilità istituzionali, di guardare in faccia la realtà che ci circonda. Di riflettere bene sul contesto dentro cui sì è consumata la strage della scuola  e gli altri attentati che l’hanno preceduta e seguita, e vedere quali impegni duraturi assumere perché il drammatico tema della sicurezza, della cultura delle regole e della legalità, diventi l’obiettivo prioritario di una grande battaglia ideale e culturale di lunga lena. Una battaglia da portare avanti in tutte le pieghe della società brindisina, nessuna esclusa!

*segretario della Claai di Brindisi

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