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Immigrazione clandestina: il memorandum Italia-Libia è già carta straccia

L'intesa siglata pochi giorni fa da Paolo Gentiloni e dal Premier libico internazionalmente riconosciuto, Fayez al Sarraj, bocciata dal parlamento di Tobruch. C'era da aspettarselo

Come volevasi dimostrare, ieri (8 febbraio) il Parlamento di Tobruch - uno dei due Parlamenti Libici, regolarmente eletto e riconosciuto - ha bocciato il propagandistico “Memorandum di intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo del contrasto dell'immigrazione illegale, al traffico degli esseri umani, al contrabbando e al rafforzamento delle frontiere tra la Libia e l'Italia”, siglato qualche giorno fa a Palazzo Chigi, dal Presidente del Consiglio  italiano,  Paolo Gentiloni ed il Premier libico internazionalmente riconosciuto, Fayez al Sarraj.

Un accordo che da Gentiloni è stato definito "Svolta alla lotta a traffico migranti”, notizia rimbalzata su tutti i media e lodato dai Leaders europei riuniti a Malta.

Quando ne ho avuto notizia, mi sono chiesto: ma, Gentiloni ci è o ci fa?Eh sì perché se è giusto ricucire i rapporti con la Libia – non solo in ottica anti-immigrazione – ma, anche e soprattutto, per le risorse di petrolio e gas naturale che fanno molto gola anche agli altri Paesi europei, sbandierare che la firma di un accordo con al Sarraj costituisca “una svolta alla lotta al traffico dei migranti” era, quantomeno, azzardato – se non peggio.

Infatti, a pochi giorni dalla firma, il Memorandum è già carta straccia. Al Sarraj in Libia, rappresenta poco più di se stesso. Fingere di ignorare questo vuole dire, a voler essere benevoli, essere degli statisti ingenui e disinformati… e non credo che Gentiloni possa essere ascritto a tale categoria.

Basterebbe dare un’occhiata alla cronaca della Libia degli ultimi anni. Nel 2011 cade Gheddafi – per volere degli Usa e di alcuni paesi  europei (Francia e Gran Bretagna), questi ultimi, più interessati a rompere il monopolio Eni sulle risorse petrolifere libiche che alle sorti del Rais libico. Il Paese, già nel caos, diventa incontrollabile; risbocciano i vecchi rancori e rivendicazioni tribali ed autonomiste – che Gheddafi, con pugno di ferro, riusciva a controllare – senza che l’Occidente capisca (o voglia capire) a pieno quello che ha generato.

Il 7 Luglio 2012, dopo 42 anni di dittatura, si tengono le Prime elezioni libere per l’elezione del Congresso nazionale. Vince l'Alleanza delle forze nazionali dei moderati laici di Jibril, ma il Paese è in preda alle violenze delle milizie, ex ribelli che non hanno ceduto le armi dopo la caduta del regime. Quindi, all'inizio del 2014, la Libia era governata dal Congresso Nazionale Generale (GNC) nel quale, i partiti islamisti avevano preso il controllo dell'assemblea, prevalendo sulla maggioranza centrista e liberale. Nel dicembre 2013, il GNC vota per applicare una variante della Sharia e decide di estendere il suo mandato per un anno fino al dicembre 2014.

Il 14 febbraio 2014, il generale Khalifa Haftar, che aveva servito sotto il precedente regime di Muammar Gheddafi e che adesso controlla la regione di Tobruch, richiede la dissoluzione del GNC e la formazione di un governo ad interim che presieda a nuove elezioni, minacciando un colpo di stato. L’11  Marzo 2014, il CNC nomina Abdullah al-Thani Primo ministro della Libia. Il 16 maggio 2014, le forze leali al generale Haftar lanciano unilateralmente un'offensiva terrestre e aerea su larga scala chiamata operazione Dignità contro i gruppi armati islamisti a Bengasi, promettendo di liberare il Paese dalla violenza delle milizie islamiste.

Il primo ministro al-Thani sconfessa l'operazione, condannandola come illegale e come un tentato colpo di stato. Due giorni dopo, le milizie di Zintan alleate con Haftar attaccano la sede del parlamento a Tripoli per ottenerne la dissoluzione. Il Congresso Nazionale Generale è quindi costretto a indire nuove elezioni per un nuovo parlamento di 200 membri, la Camera dei rappresentanti che riconfermerà al-Thani come Primo Ministro Nel periodo Luglio-Agosto 2014 il Paese è diviso in due. Scatta la grande evacuazione degli occidentali, italiani compresi.

Per motivi di sicurezza, il nuovo parlamento e il governo di Abdullah al Thani – riconosciuto dalla comunità internazionale – è costretto a lasciare Bengasi ed ad insediarsi a Tobruch, dopo che i partiti islamisti sconfitti alle elezioni hanno riconvocato il disciolto Congresso Nazionale Generale, preso il controllo di Tripoli e nominato un nuovo Primo Ministro.

Di fatto il paese è spaccato. Intanto a Sirte ed a Derna, sulla costa mediterranea, sono sotto il controllo dell’ISIS. Pertanto, alla fine del 2014, in Libia esistono, di fatto, due parlamenti distinti: il primo ha sede a Tobruk.  Questo Parlamento è ufficialmente riconosciuto dalla comunità internazionale, ma non dalla Corte suprema libica. Il secondo è il Congresso Nazionale (CNC), invece, si trova nella capitale della Libia, Tripoli, ed Omar al-Hasi è il suo Primo Ministro, sostenuto da diverse formazioni islamiste.

Senza contare le oltre 200 Tribù del Sud del paese e le oltre 350 milizie amate – oltre all’ISIS – che “governano” una larga parte del territorio libico. Nel corso del 2015, la Comunità Internazionale si risveglia e, sotto l’egida dell’ONU, iniziano i colloqui di pace tra i due Parlamenti rivali. Tuttavia, a causa della presenza di gruppi oltranzisti in entrambi gli schieramenti, i lavori procedono a rilento.

L'8 ottobre 2015, l'inviato speciale dell'ONU  annuncia che Fayez al-Sarraj sarà nominato Primo Ministro di un nuovo Governo di Unità Nazionale che dovrebbe ricevere il voto favorevole dei due parlamenti. L'accordo di pace (detto LPA, Libyan Political Agreement) per la formazione di un Governo di Unità Nazionale, viene firmato a Skhirat (Marocco) il 17 dicembre da numerosi membri dei due Parlamenti libici, senza però un voto favorevole da parte dei Parlamenti stessi, a causa dell'opposizione dei due Presidenti Nuri Busahmein e Aguila Saleh Issa.

Fayez al-Sarraj viene quindi posto a capo di un Consiglio presidenziale (PC) di nove membri, facente funzione di Capo di Stato, e viene incaricato di formare entro 30 giorni un nuovo governo, riconosciuto dalla comunità internazionale, che ottenga la fiducia della Camera dei rappresentanti e si insedi nuovamente a Tripoli.

Il 23 dicembre, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU riconosce all'unanimità il futuro Governo di Unità Nazionale come solo governo legittimo della Libia e invita gli Stati membri a rispondere a eventuali richieste di assistenza del nuovo governo per stabilizzare la Libia. Questa frettolosa – ed, a mio parere, improvvida – investitura nei confronti di al Sarraj,  riconosciuta dalla Comunità Internazionale – ma non dai libici – di fatto, spoglia il nuovo Premier di qualsiasi potere nel territorio della Libia.

Alla luce di fatti enunciati ed alla luce del fatto che le coste mediterranee della Libia sono controllate da molteplici “padroni”, era evidente come il Memorandum siglato a Roma non avrebbe potuto avere alcun effetto concreto a sostegno della lotta al traffico dei migranti. Finché in Libia non verrà formato un Governo di Unità Nazionale che rappresenti tutte le fazioni presenti nel territorio, qualsiasi accordo siglato con una (od una parte) delle caleidoscopiche fazioni (e, soprattutto, che veda il fattivo coinvolgimento  del Generale Haftar e del Parlamento di Tobruch), non porterà mai a nulla di concreto e non garantirà l’auspicata stabilità del Paese a noi così vicino.

E mentre i politici (ed i media) parlano…… il Mare Nostrum continuerà ad essere un cimitero per i poveracci che hanno la sola colpa di fuggire dalle molte guerre che squartano le loro terre di origine.  

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