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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Industria e ambiente: a Brindisi si ricomincia sempre da zero

Gli accordi con i grandi gruppi e gli impegni mai applicati degli anni Novanta. E oggi ridiscutiamo delle stesse cose

Correva l’anno 1996 dell’era ante Covid quando, presso il notaio Antonio Falce a Roma, il 12 novembre fu sottoscritta dal sindaco di Brindisi, Lorenzo Maggi, dal presidente della Provincia, Nicola Frugis e dall’amministratore delegato dell’Enel, Francesco Tatò, la mitica Convenzione che rendeva ecocompatibile il polo energetico brindisino con il territorio, in quanto riduceva drasticamente il carbone, si datava la chiusura della Centrale di Brindisi Nord, si metanizzava parte della centrale di Cerano. Il tutto, senza perdere un solo posto di lavoro!

A quella Convenzione, tradita e divenuta per anni la bandiera dell’ambientalismo nostrano, si pervenne con un travagliato processo di fattivo confronto e di infuocato scontro, infine di larga condivisione, tra tutti coloro che furono chiamati a concorrervi: istituzioni locali, rappresentanze dei lavoratori e dell’industria, movimenti ambientalisti, governo, Enel e Snam.

Fondamentale, in essa, fu la parte riguardante la tutela ambientale. In particolare, l’articolo 5 sul Monitoraggio Ambientale, inerente la rete di rilevamento in continuo delle immissioni e delle emissioni dell’Enel trasmesse ai terminali di Comune di Brindisi, Provincia e Comuni dell’area a rischio, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Cellino e l’articolo 16 circa le strutture, gli strumenti e le modalità di un’informazione permanente alla popolazione sulla condizione ambientale.

Ma particolare rilievo assumeva l’articolo 6 di quella convenzione, dedicato al monitoraggio ambientale globale sulla qualità dell’aria, riguardante tutte le attività industriali inquinanti, non solo dell’Enel, il cui costo di realizzazione e gestione della rete, anticipato da Enel, sarebbe stato a carico di tutte le altre industrie dell’area, con le relative quote di partecipazione.

Corre l’anno 2020 dell’era post Covid e il Comune di Brindisi, al tavolo per la chimica con Versalis, Task force per l’occupazione e Assessorato allo Sviluppo economico regionali, Enipower, Chemgas, sindacati territoriali, Aress e Arpa, ottiene l’impegno alla realizzazione di una rete di monitoraggio della qualità dell’aria nella zona industriale, salutandosi ciò come la “strada nuova per Brindisi: quella del confronto sui temi della sostenibilità ambientale e del rapporto tra grande industria, ambiente e lavoro”!

Inoltre, l’anno zero della questione ambientale brindisina si vuole giustamente che sia anche quello nel quale occorre predisporre piani di transizione verso un apparato chimico (“verde”?) che garantisca la salvaguardia ambientale e occupazionale del comparto. In buona sostanza, si reclama un piano di rilancio economico ecosostenibile, visto il concorso richiesto al Governo (rappresentato dal sottosegretario allo Sviluppo Economico, Alessandra Todde) e al responsabile della Task force regionale, Leo Caroli!

Anche qui. Correva l’anno 1996 dell’era ante Covid quando, assieme alla Convenzione con Enel, si firmò pure un dettagliato Protocollo aggiuntivo sul rilancio e lo sviluppo ecosostenibile del territorio brindisino, articolato per aree tematiche, riguardante infrastrutture, ambiente, reindustrializzazione, portualità, turismo, università, tutela dei lavoratori, da parte di: presidente del Consiglio, ministri dell’Ambiente, del Bilancio, dell’Industria, dei Lavori Pubblici, del Lavoro, dei Trasporti, Comitato per l’occupazione, presidenti della Regione, della Provincia, dell’Autorità Portuale, del sindaco di Brindisi, dell’Enel e della Gepi.

Ieri L’Enel, oggi Versalis. Dopo 24 anni, stessi problemi, stessa musica! Non alla politica brindisina, che dà spesso la sensazione di scendere da Marte, ma alla giovane ricercatrice, venuta da noi nell’anno immediatamente ante Covid, per uno studio sulle condizioni ambientali e produttive di alcune realtà europee, tra le quali Brindisi, andrebbe chiesto quale idea si sia fatta sull’oggi, dopo aver letto il rapporto consigliato del Cerpem del 1990, relativo al paesaggio industriale brindisino, con i suoi limiti strutturali dello sviluppo e le problematiche ambientali connesse, in esso allora fotografato!

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