L'omicidio Varani e gli "afterini": una realtà che non possiamo più ignorare
I tristi eventi di Roma e la sentenza della Corte costituzionale che ha ribadito la punibilità della coltivazione e del consumo di Marijuana, hanno riaperto la discussione sulla presenza ed influenza delle droghe
BRINDISI - I tristi eventi di Roma, in cui un giovane ventitreenne ha perso la vita a seguito di una trappola tesa da due conoscenti, e la sentenza della Corte costituzionale che ha ribadito la punibilità della coltivazione e del consumo di Marijuana, hanno riaperto la discussione sulla presenza ed influenza delle droghe all’interno della nostra società.
Uno dei punti più salienti dei dibattiti pubblici riguarda la separazione tra droghe leggere e droghe pesanti. Tra le prime troviamo la cannabis e derivati, anfetamine ed l’LSD, mentre nell’elenco delle droghe pesanti vi sono la cocaina, l’eroina, il crack e l’ecstasy.
Studiosi e legiferanti da tempo discutono sull’equiparazione delle sostanze psicotrope ed, all’interno del sistema sanitario nazionale, non è raro trovare medici che ritengono le droghe leggere come potenzialmente dannose al pari delle droghe sintetiche mentre altri si affrettano a rimarcare la differenza tra le due categorie. Tutti i dati scientifici convergono ormai senza dubbi che ogni tipo di droga ha un impatto negativo sulla salute, a meno che non venga somministrata in dosi e con metodologie controllate, nelle terapie contro il dolore.
Quindi, nel considerare l’assunzione delle droghe leggere come qualcosa di trascurabile, viene meno la conoscenza di una serie di studi che dimostrano i cambiamenti di personalità in adolescenti e adulti che fanno un uso sostenuto di spinelli. In un interessante articolo de “La Stampa” viene rimarcata l’importanza dell’assuefazione data anche dalle droghe leggere, come porta d’ingresso verso l’utilizzo di droghe marcatamente più pericolose che sono salite alla ribalta negli ultimi giorni.
Gli adolescenti, soprattutto, sono inevitabilmente esposti agli eccessi comportamentali ed al mancato riconoscimento dei rischi che li rende sensibili agli effetti delle sostanze stupefacenti, elemento non trascurabile quando si parla di liberalizzazione delle droghe leggere. Il più delle volte, sfidare le (blande) regole della società, trovare condotte che caratterizzino il proprio gruppo d’appartenenza e intraprendere comportamenti che segnino in passaggio dall’età infantile a quella adulta, danno il via all’acquisto e consumo di hashish e marijuana in età impensabili sino a qualche anno fa.
Questi fenomeni rendono ancor più facile l’accostarsi di diciottenni e ventenni all’utilizzo di droghe più pesanti, consumandole spesso in gruppo. I fatti di Roma hanno portato alla ribalta costumi e mode spesso in penombra dal momento che trattasi di fenomeni conosciuti da molti ma nascosti dal nostro buon costume.
Nelle grandi città, in cui prevale il senso di smarrimento e il controllo sociale è più sfumato, non è raro trovare eventi creati ad hoc che prendono il nome di “afterini”: 24-36 ore di libertà assoluta in cui consumare alcol e droghe sino al limite per poi riservarsi un’intera giornata per recuperare un minimo di lucidità. E’ stato questo il substrato fertile in cui si è perpetrato l’omicidio di Luca Varani, frutto di una smisurata follia in cui il vuoto di vivere ha dovuto trovare un recipiente così forte costituito dall’emozione estrema di togliere la vita ad un proprio coetaneo. Di tutta questa storia, ha destato stupore l’efferatezza e le motivazioni farneticanti dei due killer, quasi che le regole morali e lo spirito di conservazione della specie abdicassero alla pura distruzione istintiva.
Difficilmente tutti gli assuntori di droghe possono trasformarsi in killer spietati, però è innegabile che dove c’è un consumo di qualunque droga c’è una persona in difficoltà ed una comunità che non fa abbastanza per tutelare un giovane che vive un profondo disagio ignorato da chi gli sta intorno.
Davanti a queste certezze, è necessario l’intervento dei presidi pubblici e dei nuclei familiari per arginare un fenomeno largamente diffuso e le cui conseguenze si intravedono solo quando l’assetto cerebrale si è assestato su funzionamenti erronei che portano l’individuo a sottovalutare il più grande dono che ha: la propria vita e quella delle persone a sé vicine. (www.vitobrugnola.com)