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Geniali ma in perfetto isolamento: la Sindrome di Asperger

Col seguente articolo siamo arrivati al terzo appuntamento sulle problematiche psicologiche più diffuse all'interno della nostra società. Oggi parleremo di un "disturbo" diagnosticato perlopiù a bambini e adolescenti, ma che accompagnerà questi per tutta la loro vita: la Sindrome di Asperger

Col seguente articolo siamo arrivati al terzo appuntamento sulle problematiche psicologiche più diffuse all’interno della nostra società. Oggi parleremo di un “disturbo” diagnosticato perlopiù a bambini e adolescenti, ma che accompagnerà questi per tutta la loro vita: la Sindrome di Asperger. “Gianluca è un adolescente di 16 anni, frequentante il terzo anno di Liceo Scientifico. Ha deciso di intraprendere questo indirizzo di studi per il piacere che prova nello studiare la matematica ed i numeri, abilità che lo ha portato ad eccellere in questa materia sin da quando frequentava le scuole elementari.

La matematica e la geometria, in un certo senso, sono sempre stati il “marchio” di Gianluca: memorizzava in maniera estremamente rapida formule e sequenze numeriche; contrariamente ai contenuti di Italiano, Storia e Geografia che mettevano a dura prova la sua capacità d’apprendimento. Ammettiamolo, il nostro adolescente non impiega tanto tempo sui libri, ciò che apprende lo impara al volo mentre le nozioni che non rientrano nei suoi interessi (ridotti) gli creano enormi difficoltà.

Quando lo studente finisce di studiare, si dedica principalmente a precoci attività di programmazione al pc: il tempo per lui può anche volare tanto è il desiderio di arrivare alla meta che si è prefissato. Facendo un elenco delle sue priorità, la socializzazione e lo stare con i suoi coetanei non  riveste un ruolo di grande importanza. Le uscite con gli amici sono molto sporadiche e sin da quando era piccolo Gianluca si mostrava indifferente ai giochi di gruppo con gli altri bambini: in solitudine o in compagnia egli adorava giocare con le macchinine mettendole in fila l’una dopo l’altra piuttosto che interagire con altri bambini vicino a lui.

I genitori pensavano che fosse timidezza eccessiva, ma col passare degli anni, lasciando l’infanzia ed entrando nella prima adolescenza, ci si rendeva conto che Gianluca non aveva un timore nel rapportarsi con gli altri coetanei, semplicemente non era interessato a quel mondo così difficile da capire. D’altronde, le regole del gioco condiviso, tipico dei bimbi, si evolvono con le interazioni ed i concetti astratti e raffinati tipici dell’adolescenza, età in cui il pensiero operatorio lascia lo status di “concreto” per diventare “formale”, ipotetico e deduttivo.

Questo passaggio, che sottende strettissime regole sociali di comprensione adeguata ai vari contesti comunicativi, ha reso Gianluca ancora più sicuro dei propri interessi ed attaccato alle sue abitudini solitarie: avere tanti amici serve a poco, almeno per adesso. L’unico compagno con cui egli scambia qualche parola è Alessandro, un ragazzo sensibile che frequentemente lo ascolta nelle sue argomentazioni geometriche e che gli da consigli su come si dovrebbe comportare con gli altri compagni di classe.

Ad un osservatore attento non potrà sfuggire l’incapacità del nostro adolescente di inserirsi in discorsi di gruppo, la resistenza a condividere hobby e passioni tipiche per i ragazzi di quell’età. Non di rado accade che Gianluca abbia dei piccoli screzi con i suoi compagni: doppi sensi, battute e metafore mettono a dura prova la sua “comprensione sociale”. Prendendo tutto estremamente alla lettera, il ragazzo non riesce a capire quando i compagni scherzano, cadendo in equivoci che non migliorano la sua integrazione nel gruppo classe.

Con i genitori le cose vanno leggermente meglio, anche se persiste l’incapacità di instaurare un rapporto profondo con loro, figure verso cui denota un certo distacco: quando essi cercano di sintonizzarsi sulle esperienze del proprio figlio, Gianluca non mostra alcuna condivisione d’attenzione e preferisce distogliere lo sguardo. Gli approcci dei genitori cadono nel vuoto, quasi avessero davanti un figlio bravo, sensibile ma emotivamente freddo, incapace di condividere gli elementi espressivi e affettivi alla base di ogni interazione”.

Il caso di Gianluca è abbastanza esemplificativo nel descrivere un caso di Asperger, o meglio un autismo ad alto funzionamento. La sindrome di Asperger prende il nome dall’omonimo psichiatra Hans Asperger, che si interessò di questi pazienti i quali, prima dei suoi studi intorno il 1950, non avevano una classificazione certa. Questo particolare spettro dell’autismo ad alto funzionamento è stato riconosciuto come disturbo nel Manuale Diagnostico dei Disturbi versione IV, per poi scomparire nell’ultima edizione pubblicata nel 2013.

La sindrome di Asperger si profila come un disturbo dello sviluppo (quindi emerge dai 2 anni in poi), con un’incidenza largamente sottostimata di 4 bambini su 1000 ed è caratterizzato principalmente da: 

- Alterazione della comunicazione non-verbale: scarsa espressione facciale tranne in condizioni di rabbia o disagio; l’intonazione vocale piatta o esagerata; gestualità estremamente limitata e/o goffa ed impropria; scorretta interpretazione dei segnali non-verbali altru);

- Interazione sociale: difficoltà nella concettualizzazione delle regole che scandiscono i comportamenti sociali (linguaggio, gesti, movimenti, il contatto visivo, la scelta di vestire, la prossimità agli altri ect.);

- Comportamento sociale è ingenuo e particolare che ad un occhio estraneo può sembrare irrispettoso o bizzarro;

- Scarso interesse delle conversazioni altrui;

- Preferenze e abilità: interesse pedante per oggetti che compiono movimenti ripetitivi e bassa tolleranza ai cambiamenti; otime capacità mnemoniche durante il focus attentivo ed interessi su un unico argomento molto circoscritto (es.  nomi di stelle, informazioni meteorologiche, date storiche, nomi di microrganismi);

- Sensibilità sensoriale: in alcuni casi si può presentare un’ipersensibilizzazione sensoriale che li può portare a stimolazioni tattili   gratificanti oppure all’ evitamento di particolari colori o di ambienti con rumori fastidiosi.

I ragazzi con questo disturbo, ben funzionanti, possono condurre una vita normale seppur con alcune limitazioni sociali, dovute alle difficoltà costanti che incontreranno nelle interazioni reciproche. In ambito lavorativo, se ben supportati, possono esprimersi con criteri d’eccellenza difficilmente raggiungibili per le persone normodotate.

Sebbene la classificazione non è chiara e semplice come negli altri disturbi, la letteratura offre un ampio elenco di grandi personalità compatibili con la Sindrome Asperger:  si ritiene che personaggi di spicco come Mozart, Einstein, Bill Gates, Steve Jobs, Charles Robert Darwin, Alfred Joseph Hitchcock e Daniel Tammet (capace di memorizzare 22.000 cifre del π), debbano il proprio talento e genialità a questa sindrome.

Per ulteriori informazioni si consiglia di visitare i seguenti siti: https://www.emergenzautismo.org/content/view/355/54/https://www.terzocentro.it/cosa_curiamo/disturbi_adolescenza/sindrome_di_asperger.asp . Per richieste specifiche su temi da affrontare prossimamente, potrete inviare i vostri suggerimenti all’indirizzo e-mail posto in calce a termine dell’articolo. (v.brugnola@libero.it)

ARTICOLI PRECEDENTI:

Disturbo Ossessivo Compulsivo:

https://www.brindisireport.it/speciale/focus/esempi-di-disturbo-compulsivo-ossessivo.html

I cortocircuiti della mente che minano il nostro benessere:

https://www.brindisireport.it/speciale/focus/eccessive-preoccupazioni-e-benessere-psicologico.html

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