rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Opinioni

Opinioni

A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

Opinioni

La sinistra ha bisogno di riscoprire alcune regole e valori del passato

Carmine Dipietrangelo ha avuto il merito di porre al centro della discussione la questione delle alleanze su cui la sinistra si è regolarmente spaccata in tutta la sua storia. Non intervengo sulla situazione di Brindisi per ragioni di opportunità. Voglio anche sottolineare, a proposito delle cose che scrive Carmine, che non mi piace l’idea del ritiro dalla politica. La politica non si abbandona mai. Né può farlo chi gli ha dedicato la vita. Possono essere diversi il ruolo e le ambizioni personali ma diffido di quelle organizzazioni che fanno tabula rasa del passato e dei suoi esponenti perché senza memoria, che è anche memoria di esperienze di vita, non si va da nessuna parte. In questo senso trovo che il vecchio slogan del Pci, rinnovamento nella continuità, resti una guida assai efficace anche oggi purchè ci si interroghi sullo spessore del rinnovamento e sulla qualità dei dirigenti nuovi e si sappia che cosa conservare del passato.

Carmine Dipietrangelo ha avuto il merito di porre al centro della discussione la questione delle alleanze su cui la sinistra si è regolarmente spaccata in tutta la sua storia. Non intervengo sulla situazione di Brindisi per ragioni di opportunità. Voglio anche sottolineare, a proposito delle cose che scrive Carmine, che non mi piace l’idea del ritiro dalla politica. La politica non si abbandona mai. Né può farlo chi gli ha dedicato la vita. Possono essere diversi il ruolo e le ambizioni personali ma diffido di quelle organizzazioni che fanno tabula rasa del passato e dei suoi esponenti perché senza memoria, che è anche memoria di esperienze di vita, non si va da nessuna parte. In questo senso trovo che il vecchio slogan del Pci, rinnovamento nella continuità, resti una guida assai efficace anche oggi purchè ci si interroghi sullo spessore del rinnovamento e sulla qualità dei dirigenti nuovi e si sappia che cosa conservare del passato.

Del passato ad esempio si possono conservare alcune categorie che aiutano a capire il tema delle alleanze.  Questa questione nasce con il movimento operaio persino nel suo testo fondativo, il Manifesto di Marx e Engels. Fin d’allora si colse il senso della possibilità della classe oppressa di liberarsi delle proprie catene legandosi ad altri protagonisti sociali contrastanti con il vecchio  mondo. Il Manifesto è il più lucido elogio del ruolo della borghesia produttiva che sia mai stato scritto. Il proletariato non vuole far da solo ma vuole liberare tutti. Non è andata così e questo ci deve far riflettere. Facciamo, però, un salto storico assai lungo e tralasciamo il tema come si è presentato ai partiti della terza internazionale che partivano dall’alleanza operai e contadini e poi approdarono nella lotta al fascismo al tema dell’alleanza democratica. E’ con Togliatti, debitore di Gramsci,  che il tema delle alleanze viene proposto oltre il momento tattico fino a diventare una strategia di rinnovamento del paese. L’obiettivo è sempre stato quello di riunire le forze di rinnovamento e di progresso così da isolare quelle conservatrici espressione di vecchi rapporti sociali.

La questione uscì dall’economicismo con l’irrompere sulla scena del tema della pace e della guerra che spinse a cercare “nella sofferta coscienza cattolica” una possibilità inedita di dialogo e infine approdò alle battaglie democratiche e civili che abbiamo conosciuto: da quelle sui diritti civili alla lotta contro il terrorismo. Dove cambia l’orizzonte? Cambia quando la sinistra smette di pensare a se stessa come espressione di una cultura autonoma e pensa, all’indomani del ’92 e soprattutto dell’89, di doversi accasare entro una formazione più ampia che superi lo steccato fra sinistra e moderati. Il tema delle alleanze viene cioè riproposto come criterio fondativo di un egemonico e unico soggetto politico e non più come convergenza di più soggetti e laboratorio di coalizioni. Si può discutere questo approdo ma è lo stato dell’arte. Da qui nacque il tema del partito a vocazione maggioritaria proclamato da Veltroni.

Le cose si sono incaricate di smentire questo assioma. In due sensi. Da un lato si è rivelata insopprimibile l’articolazione politica. Per restare alla sinistra questa non si è semplificata ma vede sulla scena diversi partiti e vede crescere un’area antipolitica che diventa elettoralmente consistente. Dal lato della società vediamo che quella grande idea di un immenso ceto medio che supera il lavoro operaio e salariato nel quadro di un’economia senza crisi viene smentito da una dispersione sociale che spacca il ceto medio, vede ricrescere la centralità del lavoro dipendente, osserva l’immenso esercito dei senza lavoro in una crisi che mette in discussione i fondamentali del capitalismo moderno. Tutto questo trambusto si può organizzare in un solo partito? Non ho risposte a questa domanda. Ho però in testa un’altra cosa.

Oggi,  concordo con Carmine,  non è più possibile immaginare alleanze senza condivisione di progetto. Le formule  sono superate, anche la divisione fra radicali e moderati ha fatto il suo tempo. Andiamo agli interessi e alle culture politiche. C’è un moderatismo che guarda all’indietro che non può essere alleato della sinistra. C’è un moderatismo che vuole restare imprigionato nei vecchi rapporti sociali e nella politica, per restare al Sud, clientelare e parassitaria che non può essere un alleato. Tuttavia anche così non tocchiamo il cuore del problema. Perché il cuore del problema, al di là persino dei numeri elettorali, è che cosa vuol rappresentare e dire il partito di sinistra.

Oggi questo deve avere una visione. Anni fa quando si batteva per l’industrializzazione del Sud e ce l’aveva. Giusta o sbagliata che fosse. Oggi non può limitarsi ai rapporti politici o all’ossessione della leadership , deve dire che cosa devono diventare le nostre città, quale sono le forze economiche da sollecitare e quali sono i suoi nemici interni. Anche per questo serve la memoria e servono  i vecchi dirigenti che non si sono bolliti il cervello.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La sinistra ha bisogno di riscoprire alcune regole e valori del passato

BrindisiReport è in caricamento