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Sabato, 20 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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L'augurio per il 2014? Brindisi decida finalmente di tornare in Europa

Brindisi arriva al 2014 senza una guida in grado di unire e motivare tutte le energie positive della città per cominciare a risalire la china. Brindisi non è una città priva di saperi, di idee e di uomini e donne capaci. E’ solo una città prigioniera della mediocrità e degli interessi personali che ogni volta riescono a prevalere.

Brindisi arriva al 2014 senza una guida in grado di unire e motivare tutte le energie positive della città per cominciare a risalire la china. Brindisi non è una città priva di saperi, di idee e di uomini e donne capaci. E’ solo una città prigioniera della mediocrità e degli interessi personali che ogni volta riescono a prevalere, perché da molti anni lavorano per consolidare una supremazia basata sul clientelismo (ma perché questa parola non compare più nelle analisi politiche dei giornali?), piegando a queste logiche la cultura del diritto: quello alla casa, al lavoro, a fare impresa.

Il clientelismo ha creato profonde degenerazioni del rapporto tra una parte rilevante della popolazione, la politica e le istituzioni, sostituendo nella cultura media di questa città il concetto dello sviluppo e della competizione economica in scenari anche affascinanti, con quella del politico di quartiere maneggione, che “deve” risolvere i problemi personali di ciascuno.

Brindisi non riesce neppure ad ottenere il check-up collettivo cui avrebbe diritto dopo decenni di chimica e produzione energetica senza freni. Oggi paghiamo soprattutto per quanto avvenuto sino ad un decennio fa: sono le malattie legate a ciò che è stata l’industria brindisina, ma la città è divisa e rassegnata. Non bisogna guardare ai due estremi, gli ambientalisti e gli industrialisti, ma a ciò che sta nel mezzo, alla “maggioranza silenziosa” che non sa valutare il rischio, che non segue più le discussioni sempre più astruse e ripetitive, che dopo anni sono sempre ferme allo stesso punto.

Qual è il punto di svolta? Da dove bisogna cominciare per mettere insieme industria, lavoro e salute? Come deve cambiare, da oggi in avanti, questa città che ha spinto i suoi quartieri (quelli operai e le case parcheggio, meglio precisarlo) sino a toccare quasi le fabbriche? Come deve riguardarsi, come deve affrontare e sfidare con competenza ed autorevolezza i grandi gruppi industriali? Come deve riappropriarsi del suo porto, oggi consegnato ad un monopolio e ad un ente che non rende note neppure le statistiche dei traffici ed ha una guida sospesa ad un pronunciamento della giustizia amministrativa che ancora non giunge?

Molte persone dotate di competenza ed onestà sono tentate di misurarsi con l’esperienza amministrativa, ma poi fanno un passo indietro perché sanno di entrare in un campo minato. Si alimenta un circuito perverso di rifiuto della politica, grazie allo spettacolo che danno i partiti locali; chi sfida i poteri consolidati, imprenditore o semplice cittadino, munendosi del solo diritto sancito dalla legge, viene impallinato. La Provincia ha un commissario, l’Autorità Portuale un presidente che ancora attende di sapere se la sua nomina è legittima o meno, il Comune è impantanato. C’era una priorità su tutte: il nuovo assetto urbanistico della città. Ma è tutto fermo da due anni. Questa è un’altra amministrazione comunale da aggiungere alla lista infinita dei governi di transizione verso il nulla che Brindisi subisce. Ma che Brindisi si sceglie.

I servizi essenziali, trasporto locale, igiene urbana e sanità, sono in preda a crisi non certo transitorie ma ogni tentativo di normalizzazione è aggredito e ostacolato. Ogni concorso, ogni gara, diventano una guerra innescata da chi galleggia solo su questo, oppure nascondono malattie gravi (appalti Asl, sistema rifiuti). Chi valuta la possibilità di misurarsi con le sfide che Brindisi pone, teme di entrare in un tritacarne. Ma allora bisogna rassegnarsi? Certamente no. E non bisogna neppure aspettare che sia ancora una volta la magistratura a interrompere alcuni circuiti, e un procuratore a raccontare cosa accadeva e cosa accade a Brindisi. I magistrati possono indirettamente liberare la strada, tracciare una linea (quante volte, a Brindisi), ma il resto appartiene ai cittadini.

I brindisini provino a cambiare davvero, alla prima occasione utile. BrindisiReport.it, che nel 2014 si avvia a completare il suo quarto anno di vita, augura questo alla città: tornare davvero in Europa, e non solo attraverso un simbolo o un programma. Tornarci con il suo porto, la sua bellezza di città di mare, risanando i suoi quartieri ghetto, cercando occasioni di lavoro che non impongano più sacrifici ambientali, con le idee dei suoi giovani professionisti ed artisti, le sue scuole, le sue società sportive e associazioni culturali, e anche con le sue capacità industriali. La città sappia costruire con pazienza una nuova classe dirigente, e il mondo delle imprese, grandi e piccole, sostenga questo cambiamento se si vuole uscire tutti dall’incertezza del futuro .

Il compito dell’informazione è raccontare tutto ciò che accade senza accondiscendenze, altrimenti i giornali non servono né a questa città né ad altre. Se qualcuno ama ascoltare i violini, si accomodi al Nuovo Teatro Verdi, non chiami una redazione. Noi siamo qui solo per Brindisi.

 

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