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Le accuse di Argese a BrindisiReport.it: ecco cosa non sa il segretario dell'Udc

Circola nelle redazioni dei giornali brindisini un comunicato firmato dal segretario provinciale dell’Udc, Ciro Argese, che pensa bene in occasione della giornata internazionale della libertà di stampa di non lasciare solo il presidente dell’Autorità portuale, lanciando un inqualificabile attacco contro uno dei nostri editori e contro la redazione di BrindisiReport.it.

Circola nelle redazioni dei giornali brindisini un comunicato firmato dal segretario provinciale dell’Udc, Ciro Argese, che pensa bene in occasione della giornata internazionale della libertà di stampa di non lasciare solo il presidente dell’Autorità portuale, lanciando un inqualificabile attacco contro uno dei nostri editori e contro la redazione di BrindisiReport.it, che gli piaccia o meno è un quotidiano digitale con una media di oltre 30mila visite giornaliere, e non un sito internet.

Premettendo che affermazioni come , “tentando malamente di mistificare la realtà e di condizionare la vita politica cittadina”, e “quotidiana diffusione di veleni, con la speranza di macchiare il lavoro di ricostruzione dell’immagine della politica in una città che ancora vive le conseguenze di inchieste giudiziarie”, ci costringeranno probabilmente a portare Argese davanti ad un magistrato e a dimostrare in quella sede la fondatezza di ciò che ci attribuisce, va detto che prima di lanciarsi nella denigrazione pubblica del nostro lavoro, il segretario provinciale dell’Udc avrebbe dovuto informarsi bene sulla storia professionale di questa redazione.

Tale mancanza di nozioni, piuttosto  grave per chi ha ambizioni in politica perché l’incidente diventa inevitabile (come in questo caso), lo ha portato non a supporre, ma ad affermare che questa redazione viene costantemente pilotata e indirizzata da uno degli editori. Argese certamente non sa che il sottoscritto in passato ha affrontato una lunghissima vertenza giudiziaria con l’editore di “Quotidiano” (dove conservo molti amici) per una questione non di principio, ma di principi, rinunciando dopo 20 anni ad un posto a tempo indeterminato, con tanto di qualifica e quant’altro.

Diciamo che sono una testa dura, come del resto i colleghi con i quali sono onorato di lavorare e che qui difendo (troppo indigesti anche per l’apparato digerente di Argese), gente con una cultura ed una preparazione che consentono di leggere esattamente le vicende della politica locale (non ci vuole poi molto, in verità). Sono qui per volontà di editori che mi conoscono, a differenza di Argese, molto bene, e a chiedermi di fare cose che non mi convincono non ci provano neppure.  Il nostro rapporto è basato sul rispetto reciproco.

Devo peraltro informare Ciro Argese che in verità proprio quello tra gli editori che prende di mira nel suo infelice comunicato qualche tentativo di condizionamento lo ha attuato: mi ha chiesto di utilizzare una linea più moderata con Massimo Ferrarese. Sorprendente, vero? Se Argese non ci crede, lo chieda all’altro editore di riferimento, il giornalista Vittorio Bruno Stamerra (che è stato mio direttore a Quotidiano dal 1982 al 1996), che ha ricevuto da Carmine Dipietrangelo la stessa richiesta, ovviamente rifiutandola in un millisecondo sia pure amichevolmente.

Ma Dipietrangelo vedeva le cose con strumenti di valutazione da uomo politico qual è, perché questa è la sua storia. Forse oggi, alla luce del comunicato di Ciro Argese, si fiderà maggiormente degli strumenti di valutazione che utilizziamo noi giornalisti. Scrivo queste cose parlando soprattutto ai nostri lettori, dei quali rispetto le diverse idee e sensibilità e soprattutto il diritto ad avere una informazione puntuale e non manipolata, e concludo dicendo che un giornalista nel suo lavoro e in ogni vicenda di cui si occupa, deve avere il coraggio di prendere una posizione, che non sempre è la più giusta, e in quel caso ha il dovere di cambiarla quando se ne rende conto. Ma deve prendere posizione. Ecco perché io non sto con Argese.

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