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Martedì, 16 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Le Pmi del Sud impreparate verso la svolta del 2013. "Colpa" della finanza agevolata

Famiglia ricca – azienda povera. Si incontra questo binomio da studenti universitari nella parte introduttiva dell’esame di Finanza aziendale, e vi si presta poca attenzione per concentrarsi sulle formule, sugli indicatori e sui modelli finanziari. Poi, abbandonate le aule universitarie, a contatto con la realtà del sistema Italia – un sistema di piccole e medie imprese – riaffiora alla memoria quel trascurato binomio, quel concetto che assurge nel lavoro quotidiano di un consulente finanziario d’impresa ad esemplificazione emblematica dello stato di evoluzione finanziaria delle PMI italiane.

Famiglia ricca – azienda povera. Si incontra questo binomio da studenti universitari nella parte introduttiva dell’esame di Finanza aziendale, e vi si presta poca attenzione per concentrarsi sulle formule, sugli indicatori e sui modelli finanziari. Poi, abbandonate le aule universitarie, a contatto con la realtà del sistema Italia – un sistema di piccole e medie imprese – riaffiora alla memoria quel trascurato binomio, quel concetto che assurge nel lavoro quotidiano di un consulente finanziario d’impresa ad esemplificazione emblematica dello stato di evoluzione finanziaria delle PMI italiane.

Chi scrive è ben consapevole della complessità dell’argomento, su cui esiste e si arricchisce nel tempo un’ampia letteratura con i contributi di studiosi e ricercatori accademici, che si sforzano di razionalizzare cause ed effetti di un tale modello di sviluppo. La modesta ambizione espressa in questa sede è invece di iniziare una riflessione su quali saranno i percorsi di sviluppo delle PMI del nostro territorio dopo il 2013, una sorta di anno Mille per i piani di investimento delle PMI.

Il 2013 segna la fine di una serie di programmi di agevolazioni comunitarie per il Mezzogiorno. Le risorse finanziarie messe a disposizione dall’Europa per il nostro territorio hanno comportato senza ombra di dubbio benefici in termini di sviluppo e di crescita economica. La mia esperienza sul campo mi porta tuttavia a esprimere una preoccupazione in merito ad alcune distorsioni introdotte nel nostro tessuto economico dalla cosiddetta finanza agevolata.

Osservando l’evoluzione della funzione finanziaria all’interno di tante PMI locali, l’idea che mi sono fatto è che le agevolazioni comunitarie hanno contribuito a frenare l’acquisizione e l’introduzione in azienda di metodologie e best practice ben consolidate nei sistemi anglosassoni. Il timore è che molte PMI e molti imprenditori meridionali si siano abituati ad investire solo in presenza di agevolazioni a fondo perduto, evitando così di dover redigere business plan, piani di fattibilità, analisi della redditività e delle dinamiche finanziarie aziendali.

In questi giorni, mi è capitato di confrontarmi con esperti di agevolazioni comunitarie a proposito del bando recentemente pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia  n. 123 del 22-07-2010, a cui, tra l’altro, BrindisiReport.it ha dato ampio spazio con un articolo dedicato. Sono rimasto colpito nell’apprendere dagli esperti di finanza agevolata che molte PMI riterranno poco appetibile il bando in parola, in quanto finanzia “solo” il 50 per cento degli investimenti ammissibili. Una gestione degli investimenti di questo tipo da parte delle imprese meridionali rivela una serie di problematiche che ostacolano l’applicazione di approcci efficienti, che sarebbero necessari in un’economia di mercato priva di distorsioni.

Vi è, infatti, una cronica sotto-capitalizzazione incentivata sia dalla deducibilità degli oneri finanziari sia dalla disponibilità di fondi a costo zero, quelli appunto delle agevolazioni comunitarie. E per decenni le aziende del sistema Italia si sono appesantite di debiti, con cui hanno finanziato investimenti, i cui rendimenti sono stati, in molti casi, trasferiti nell’ambito dei patrimoni familiari. La tendenza ad utilizzare debito invece che capitale proprio è stata notevolmente ridimensionata dall’introduzione di Basilea 2, che ha comportato un rilevante cambiamento nelle modalità di concessione di credito da parte degli istituti bancari, nonché dalla riduzione della deducibilità degli oneri finanziari, apportata dalla Legge finanziaria del 2008. Basilea 2 rappresenta una prima forza che sta spingendo la PMI a cominciare a gestire i propri processi produttivi in un’ottica finanziaria.

Ma nonostante il dirompente cambiamento, molte PMI hanno preferito ricercare vie alternative per finanziare gli investimenti. Oltre alle già citate agevolazioni comunitarie, un’altra leva utilizzata a supporto della finanza locale è stata fornita dai Confidi di garanzia. Se pure questi ultimi possono costituire una forma di agevolazione per l’accesso al credito delle imprese di minori dimensioni, si commetterebbe tuttavia un enorme errore di vision (visione del futuro) se si pensasse che i Confidi siano in grado di supplire al venir meno di gran parte dei programmi di finanza agevolata a partire dal 2013. E allora quale futuro dopo il 2013 per le PMI del nostro territorio? Chi finanzierà i percorsi di sviluppo di imprese sguarnite di strumenti di pianificazione finanziaria, di controllo di gestione e di risorse umane qualificate per il  monitoraggio e la gestione dei rischi?

Occorre cominciare ad affrontare il problema da subito, per evitare di ritrovarsi nel deserto con la borraccia vuota. Come ho già avuto modo di rilevare in un precedente articolo su questo quotidiano, ciascun soggetto nel contesto locale deve svolgere il proprio ruolo. Le istituzioni dovrebbero agevolare l’attività economica snellendo procedimenti autorizzativi e riducendo gli oneri burocratici. Le Associazioni di imprese dovrebbero investire in progetti di alfabetizzazione finanziaria, per dotare le PMI degli strumenti di base per valutare gli investimenti secondo una logica di mercato. Un mercato in cui dal 2013 non ci saranno scorciatoie e nel quale le PMI brindisine, e pugliesi in generale, dovranno competere con le proprie forze con imprese agguerrite che parlano già da decenni il linguaggio della finanza.

*Consulente finanziario indipendente

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