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La rabbia: ecco il trucco per affrontare le nostre emozioni

Terminata la settimana noi tutti speriamo di mettere da parte, almeno per 24 ore, pensieri ed impegni che ci hanno accompagnato nella nostra routine lavorativa. Al bando preoccupazioni ed emozioni negative per chi, ispirandosi a Leopardi, si gode il suo personalissimo “sabato nel villaggio” o per chi, furbescamente, si aggrappa sino all’ultimo minuto utile della domenica per godersi la propria famiglia (si spera), gli amici o un pò di quiete

Terminata la settimana noi tutti speriamo di mettere da parte, almeno per 24 ore, pensieri ed impegni che ci hanno accompagnato nella nostra routine lavorativa. Al bando preoccupazioni ed emozioni negative per chi, ispirandosi a Leopardi, si gode il suo personalissimo “sabato nel villaggio” o per chi, furbescamente, si aggrappa sino all’ultimo minuto utile della domenica per godersi la propria famiglia (si spera), gli amici o un pò di quiete.

Eppure, questa legittima fuga da sensazioni ed emozioni sgradite ha vita breve, quindi, cosa si può fare per vivere in modo migliore ogni singolo giorno della settimana? La scelta di aprire un chioschetto sulle spiagge dello Zanzibar è sin troppo inflazionata e complessa da attuare, ed allora tanto vale investire su qualcosa che è sempre presente e di certo non elemosina contenuti: la nostra mente.

Dati alla mano, una delle emozioni che più caratterizza le nostre giornate è la rabbia. Verso qualcuno, verso una situazione, verso un’ideologia, poco conta, essa fa capolino in qualunque situazione. La rabbia è una delle emozioni di base, ci avverte che qualcosa sta intralciando il raggiungimento di un obiettivo che ci siamo prefissati e se la situazione non si risolve velocemente, l’emozione in questione permane attivandoci reazioni del tutto soggettive e sgradevoli.

C’è chi interiorizza la rabbia comprimendo la propria frustrazione, chi la esterna con comportamenti e sfoghi, chi evita l’oggetto della rabbia e c’è chi ci rimugina sopra mantenendo in vita le cognizioni alla base dell’emozione. Uno dei luoghi comuni più diffusi afferma che sfogare la rabbia faccia bene, ma è davvero così?

Sicuramente per chi ci sta intorno, durante quei cinque minuti, la risposta è no, ma studi scientifici dimostrano che, il più delle volte, sfogarsi proiettando il pensiero sull’evento rabbioso, aumenta solo l’ostilità. Esperimenti, su un campione di 600 studenti, hanno dimostrato che la rabbia tende a svanire più velocemente assumendo una posizione di attesa che favorisce lo smaltimento fisiologico dell’emozione.

Quindi, si può tranquillamente affermare che lo sfogo accompagnato dal pensiero, è più dannoso dell’astensione da qualsiasi comportamento. Questa spiegazione si allinea alle moderne teorie metacognitive di Wells, le quali affermano che le forme di pensiero perseverante contribuiscono a mantenere l’attenzione focalizzata sia sulla situazione che ha attivato l’emozione negativa, che sull’emozione implicata.

La soluzione a questo circolo vizioso consisterebbe nel non fare nulla, lasciando “in pace i nostri pensieri” in modo che possano estinguersi con altrettanta determinazione con cui sono sorti. La spiegazione di tale fenomeno è rintracciabile nei nostri processi metacognitivi, cioè nel funzionamento mentale che regola pensieri e attenzione.

Un classico esempio di questo processo lo proviamo ogni volta che non ricordiamo il nome di un conoscente, pur sapendo che conosciamo questa persona, oppure quando non ci viene in mente una parola e affermiamo di averla sulla punta della lingua. Quindi, la nostra psiche opera su due binari, uno cosciente e uno non cosciente (da non confondere con l’inconscio freudiano) e con le nostre azioni o pensieri coscienti riusciamo a mantenere ulteriori contenuti non coscienti in grado d’influenzarci. Quindi in definitiva, se pensiamo che la soluzione a tutti i nostri mali sia quella di sfogarci contro foto o riferimenti di una persona che ci ha rovinato la giornata, non facciamo altro che rimuginare, arrivando più stanchi al prossimo weekend!


 

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