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A cura di Blog Collettivo

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La nuova vendetta di Ghiaturina: salta il consiglio, salta l'affare

Li hanno sfrattati appena in tempo perché ne stavano commettendo un'altra (di minchiate). E questa era proprio uno scherzo da preti. Nel vero senso della parola. La storia è sempre riconducibile alle vendette postume della famosa "suor Ghiaturina"

Li hanno sfrattati appena in tempo perché ne stavano commettendo un’altra (di minchiate). E questa era proprio uno scherzo da preti. Nel vero senso della parola. La storia è sempre riconducibile alle vendette postume della famosa “suor Ghiaturina”, quella pia donna che si era fatto un suo privatissimo convento in via Fulvia al rione Cappuccini, con tanto di parco e frutteto, lasciato in eredità alla Curia perché fosse destinato a ricovero per anziane suore.

Ho già raccontato in una delle mie Storie Opache come invece andò a finire. Un vescovo ambizioso in maniera incredibilmente sproporzionata alla sua stazza fisica, quello che veniva invitato “con signora” a Teatro Verdi, o che era distratto sulle devianze sessuali di alcuni suoi parroci, pensò bene di cedere i suoli di via Fulvia ad una impresa edile per far costruire appartamenti (progetto solo parzialmente realizzato) e costruire in altra zona della città, al Santa Chiara, un seminario nuovo di zecca, con tanto di annessa chiesa e verde.

Si gridò allo scandalo, un quotidiano locale si fece interprete delle proteste della famiglia di suor Ghiaturina e dei cittadini dei Cappuccini che perdevano la loro parte di verde, ma implacabilmente Comune e Curia andarono avanti diritti nel loro progetto. Passati gli anni, il nuovo vescovo, forse perché più giovane e pensa al sodo, di fronte alla paurosa caduta di vocazioni e di aspirazioni alla vita sacerdotale, prendendo atto che quella struttura non poteva più reggersi ospitando solo un paio di ragazzi, ha pensato bene di chiudere bottega e affittare la palazzina ad un privato per farne una casa di riposo per anziani.

Altra storia opaca di cui abbiamo già scritto, quella della Fondazione Giannelli che s’intreccia con questa vicenda. Ad assicurarsi l’affitto fu un medico-imprenditore mesagnese, con solide entrature in Comunione e Liberazione e anche in Vaticano. E qui arriva l’ennesima vendetta dall’aldilà di Suor Ghiaturina. Quando la richiesta di modifica della destinazione d’uso del complesso, con tanto di progetto da 50 nuovi occupati per far luccicare gli occhi ad assessori comunali o a chi per essi, si scoprono sostanzialmente due novità: la concessione della modifica della destinazione d’uso comporta che la Curia dovrà sborsare circa tre milioni di oneri di urbanizzazione che precedentemente il Comune non aveva preteso trattandosi, quelle a suo tempo realizzate, di opere di culto.

Non solo (questo non lo aveva pensato nessuno…), ma siccome l’area su cui sorge l’ex seminario era di proprietà del Comune e donata alla Curia per realizzare un’opera di culto, una volta venuta a cadere la motivazione per cui quei suoli erano stati donati, non solo la proprietà tornava al Comune, ma anche i manufatti realizzati. E qui spunta il tentativo di scherzo da preti. Qualcuno suggerisce alla Curia che diventando proprietaria dei suoli gli oneri di urbanizzazione, in caso di modifica della destinazione d’uso dell’immobile del seminario, non sarebbero più dovuti.

Tesi ardita, ma la proposta al Comune di acquistarli alla bella cifra di 300.000 euro viene ufficialmente presentata. Gli ex inquilini di Palazzo di Città, alla spasmodica ricerca di fare cassa, rizzano le orecchie e aprono la trattativa con i preti. Per fortuna, dovendo la decisione finale passare al vaglio del consiglio comunale, a quanto se ne sa, non si sottoscrive alcun atto, ma la proposta è musica per le orecchie di “lor signori”: incassare 300.000 euro e favorire la creazione di una casa di riposo per anziani che in più occupa – dicono i proponenti - cinquanta addetti è una vincita al lotto.

 E già si stavano distribuendo le presunte assunzioni anche se l’operazione, nel suo complesso, avrebbe potuto far rizzare le orecchie anche agli inquilini del quinto piano di Palazzo di Giustizia che, quando si svegliano, diventano assai amari. Sarebbe stato infatti complicato spiegare perché da una operazione dalla quale il Comune avrebbe potuto ricavare circa tre milioni di euro ora, semplicemente vendendo la proprietà dei suoli ma restando sempre in piedi il progetto di modifica della destinazione d’uso dell’immobile, avrebbe dovuto accontentarsi di soli 300.000 euro.

Non solo: il Comune avendo concesso quei suoli per costruirvi un seminario, ora che il seminario non c’è più non avrebbe titolo a prendersi indietro suoli e manufatti realizzati? Quando nei giorni scorsi la collega De Cristofaro, l’unica a scriverne tra i tanti che seguono le cronache di Palazzo di Città, ha raccontato della trattativa, ho pensato che sarebbe successa l’ira di Dio tra i banchi dell’opposizione in consiglio comunale, invece sulla vicenda silenzio tombale. Neanche una semplice interrogazione.

E’ un destino sfortunato quello dei progetti destinati all’assistenza agli anziani in questa città. Dello “scippo” alla famosa donna Ghiaturina abbiamo già scritto, altrettanto dei misteri  della Fondazione Giannelli, senza dimenticare il progetto di casa per anziani che doveva sorgere a Sant’Elia e di cui resta solo uno scheletro di costruzione che nessuno riesce a completare, pur essendo stata suo tempo sottoscritta una vera e propria convenzione tra Comune e privati. Altra storia opaca che meriterebbe un approfondimento.

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