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A cura di Blog Collettivo

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Migranti, Libia e Siria: le scelte dell'Italia e della Ue

Intervista a Gianni Pittella, capogruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento europeo sulle scelte dell'Italia e dell'Europa al cospetto dell'emergenza migranti, e delle crisi siriana e libica

Non vi è ombra di dubbio sul fatto che l’emergenza  sempre più forte e crescente inerente all’enorme mole di profughi che stanno cercando rifugio in Europa per sfuggire a sanguinose guerre e violenti conflitti in cui troverebbero una morte certa, stia assumendo proporzioni sempre più grandi che non possono più essere sottovalutate.

Di sicuro tutto questo è strettamente collegato sia alla crisi siriana quanto a quella libica. Parliamo di due nazioni dove la tanto agognata democrazia inseguita cinque anni fa durante la decantata stagione delle “ primavere” è diventata una mera chimera. Il tema è ormai diventato centrale nell’agenda politica dell’ Unione Europea, che sta attraversando, come mai sino ad ora, un periodo di accesa dialettica interna su questa importante e delicata questione.

Su tutto questo abbiamo posto qualche domanda all’on. Gianni Pittella, capogruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento europeo. Dato che l’emergenza profughi riguarda anche l’Italia, come prima cosa gli chiediamo come l’Unione Europea può aiutare il nostro Paese nel compito della loro accoglienza.

Ma Pittella è chiaro, dobbiamo guardare il fenomeno nel suo complesso perché  “l’ emergenza dei rifugiati  non riguarda solo l’Italia, ma anche la Grecia e altre zone importanti del mondo. L’Europa può innanzitutto stanziare, come ha fatto nelle ultime ore, alcune centinaia di milioni di euro per l’emergenza umanitaria e può fare pressioni per la sbloccare l’iniziativa di ricollocazione dei profughi che negli ultimi giorni si  stanno ammassando  alla frontiera tra la Grecia e la Macedonia”.

“La ricollocazione può avvenire secondo quanto concordato in tutti i Paesi europei e ci sono già alcuni di essi che si sono dichiarati disponibili all’accoglienza. Spostando migliaia di persone dal posto da dove si sono oggi concentrati in altri posti più sicuri evita, innanzitutto, la pressione al confine greco e cancella anche la possibilità di indirizzare  i profughi verso l’Italia, un’ eventualità che aveva già suscitato gli appetiti affaristici di alcuni clan criminali che proponevano  il “ pacchetto Italia” al costo di 9.000 euro con una barca di 9 metri”, aggiunge Pittella.  

“E dopo, come verrà fatto nei prossimi giorni, bisognerà chiedere alla Turchia ed alle sue autorità di mantenere i patti stipulati con l’Unione che prevedono non solo  che controlli bene le sue frontiere ma che si avvalga in pieno dei fondi europei pari a 3 miliardi di euro. Questi fondi sono stati  stanziati in suo favore per l’accoglienza dei profughi all’interno del suo territorio con annesso il miglioramento della loro qualità della vita”

Chi pensava che la Libia dopo la morte di Gheddafi andasse incontro ad un futuro di democrazia e libertà si è sbagliato di grosso. La nazione è ora divisa, con ben tre governi differenti , in preda alle rese dei conti interne e all’ espansionismo sempre più preoccupante del fondamentalismo islamico. Si parla oggi di un possibile intervento della Nato con l’apporto dell’ Italia. Cosa ne pensa?

“Il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi ha precisato con nettezza che l’Italia, anche con il contributo di Federica Mogherini,  sta lavorando concretamente alla creazione di un governo unitario in Libia. E’ questa una tappa fondamentale da raggiungere, senza della quale non si può realizzare alcun intervento militare. Se questo governo unitario dovesse arrivare e ci chiedesse dopo un aiuto militare contro l’espansionismo dell’ Isis, solo allora ci muoveremmo, sempre dopo l’assenso dell’ l’Onu. Solo in tal caso  questo intervento sarà possibile. Nel contesto attuale un intervento militare è inimmaginabile.”

La crisi siriana continua invece in maniera imperterrita. La nazione è ormai totalmente distrutta, divisa tra le fazioni ribelli supportate da nazioni straniere, il regime di Assad protetto da Russia ed Iran e la zone controllate dall’ Isis che è il nemico di tutti. Come si esce da questa situazione ?

“La crisi siriana può essere risolta solo da una grande coalizione internazionale che combatta il nemico comune che è l’Isis. Anche i player nemici tra loro devono per forza mettersi in accordo perché abbiamo di fronte un nemico più nemico di tutti. Del resto , anche quando si trattò di sconfiggere il nazifascismo, potenze straniere rivali decisero di allearsi tra loro per combattere contro un avversario comune. L’uscita di scena di Assad dovrà esserci, ma dovrà essere compiuta in una maniera condivisa da tutti , perché tutti hanno come nemico l’ Isis e la sua barbarie “.

Alcuni Stati membri dell’ Ue hanno messo in discussione il trattato di Schengen. Questo trattato, pilastro dell’ Europa moderna, è davvero in pericolo?

“Il trattato di Schengen è stato messo in pericolo dall’ insano egoismo di alcuni governi nazionali che hanno letteralmente preso in giro i propri cittadini illudendoli sul fatto che il problema dell’ afflusso dei profughi potesse essere risolto semplicemente chiudendo le frontiere interne. Il trattato di Schengen va difeso con le unghie perché è stato una grande conquista per tutti noi. La Commissione Europea presenterà a breve un rafforzamento delle regole che possano solo momentaneamente sospendere il trattato, senza prevedere in alcun modo la sua cancellazione. Aspettiamo quindi queste ulteriori regole per la salvaguardia di Schengen. La sua fine sarebbe la morte dell’ Unione Europea”.

Dopo la crisi greca in molti hanno sostenuto la tesi che accanto alla moneta unica l’Europa abbia bisogno di una solida politica sociale. In quale direzione stiamo andando?

“ Non può esistere un’ unione monetaria senza un unione politica e sociale. E’ questa l’ anatra zoppa della nostra Europa. accanto alla moneta unica abbiamo bisogno di una  governance economica e sociale, rispettosa di tutte le persone e dei loro diritti. A questo oggi sta lavorando il gruppo dei socialisti democratici europei che presiedo e rispetto a questa missione misureremo anche l’affidabilità della Commissione Europea”.

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