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Sabato, 20 Aprile 2024
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Monti, i "giovani turchi" e il bisogno di un partito di sinistra multiculturale

Mario Monti cerca di dare del Pd una rappresentazione artefatta presentandolo come una forza prigioniera della sua sinistra interna. La sinistra interna sarebbe rappresentata dai cosiddetti “giovani turchi” che da tempo hanno occupato questo spazio e sono fieri di difenderlo. L’autodefinizione di “giovani turchi” fa riferimento a quel movimento di ufficiali che si batté in Turchia per l’occidentalizzazione e contrastò ante-litteram l’islamismo fondamentalista.

Mario Monti cerca di dare del Pd una rappresentazione artefatta presentandolo come una forza prigioniera della sua sinistra interna. La sinistra interna sarebbe rappresentata dai cosiddetti “giovani turchi” che da tempo hanno occupato questo spazio e sono fieri di difenderlo. L’autodefinizione di “giovani turchi” fa riferimento a quel  movimento di ufficiali che si batté in Turchia per l’occidentalizzazione e contrastò ante-litteram l’islamismo fondamentalista.

Furono, però, alcuni esponenti dei “giovani turchi” i più feroci esecutori della strage degli armeni che inaugurò la terribile stagione di genocidi del Novecento culminato con la Shoa. Questo per dire che bisogna stare attenti alle etichette e che si dovrebbero cercare forse in Occidente riferimenti più nobili. Ve ne sono di abbondanti nelle grandi socialdemocrazie senza dover far ricorso a simboli autoritari e discussi. Tuttavia la rappresentazione del Pd come partito di ultras di sinistra è non solo infondata ma pericolosa.

Chi come il sottoscritto crede e si batte perché in Italia ci sia una vera socialdemocrazia, il nome del partito a questo punto conta meno, sa però che la caratteristica della socialdemocrazia è stata la pluralità delle sue componenti. Accanto a quelle laburiste sono cresciute componenti liberaldemocratiche. La vera distinzione fra la socialdemocrazia e le altre correnti culturali è stato il tema della riforma del capitalismo e dell’affermarsi del Welfare. Il Pd dovrebbe quindi sfuggire, soprattutto in Puglia, a una rappresentazione solo come formazione politica di sinistra e valorizzare anche le altre correnti culturali. Per i seguenti motivi.

Il primo è che il territorio di sinistra è largamente presidiato da Vendola e non serve a nessuno insistere sullo stesso bacino elettorale. Il secondo è che la conformazione demografica, sociale e culturale della regione richiede un partito che abbia nel suo arco più frecce. Essere di sinistra dovrebbe significare innanzitutto mettere al centro il tema del lavoro con la netta prevalenze delle forze sociali che costituiscono il più fertile bacino di lavoro e delle forze in grado di crearlo.

Un moderno partito di sinistra, partendo dal tema del lavoro, che nella nostra regione ha avuto da Di Vittorio in poi eccezionali campioni, dovrebbe esser a suo modo interclassista nella composizione e di sinistra nell’orientamento. Dove per “sinistra” si intenda il primato dello sviluppo, della creazione di ricchezza, della sua eco-compatibilità, della sua equa distribuzione. La vera differenza sta nel progettare un partito che per raggiungere questi obiettivi sia il più radicato possibile nella società e il più plurale desiderabile.

Farsi schiacciare in una immagine vetero-classista giova solo ai conservatori, non giova alla sinistra. Il Pd post primarie ha rivelato la forte presenza di una componente giovanile che ha saputo farsi largo. E’ un bene che sia successo. Mi dispiace per il fratello di Emiliano ma anche il suo insuccesso segna un passo avanti verso l’accantonamento di un’ipotesi tardo-leaderistica che considera i voti come dote di famiglia. Ci sono tutte le condizioni per un salto in avanti della sinistra pugliese purchè questa sappia articolarsi come luogo di un vasto dibattito e di una capacità di accoglienza di culture diverse.

La Puglia storica fu una cosa strana perchè  risorse con Di Vittorio, elesse suo leader Amendola, poi accettò l’influenza di Reichlin e, infine, fu diretta da D’Alema. Il gran calderone nostrano li tenne tutti assieme e oggi non dovrebbe essere difficile, anche con l’apporto di altre culture di provenienza cattolica, creare un amalgama riuscito. Purchè il Pd sappia essere partito di popolo, sappia stare nella sinistra alla maniera europea,  sostituisca alla formula dei ”giovani turchi” modelli più europei e meno golpisti.

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