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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Nello sfacelo generale, resto di sinistra. E ora la sfida per Brindisi

Riflessioni sui risultati elettorali, su quello che è stato prima, e la domanda se combattere ancora o rinunciare

Mi vien voglia di guardarmi allo specchio e dirmi come, a tutt’oggi, abbia capito poco o nulla di come vanno le cose, di come abbia sbagliato a leggere i cambiamenti nel mio Paese, di quanto poco abbia lavorato per una società   più giusta, con un più alto rispetto dei valori, con una maggiore considerazione dei bisogni. Tanti sogni, tanti innamoramenti, tanta voglia di fare e di cambiare. Oltre alla mia famiglia tante persone a cui sono stato profondamente legato sul piano affettivo, politico e culturale.

Francesco De Martino, il più grande conoscitore e studioso del Diritto Romano nonché segretario PSI, poi ancora Riccardo Lombardi, il dimenticato Enrico Boselli, Roberto Villetti, Enrico Berlinguer anche se non sono mai stato iscritto al suo Partito. Tutte persone che avevano lottato per consentire una minore distanza tra classe media e lavoratori su tutti i piani, economico, sociale e di rappresentanza.

Di quella stagione e di quelle esperienze è rimasto molto poco se non alcune vittorie su alcuni temi dei diritti, imposti più dall’evolversi delle società occidentali e dalla maturazione dei tempi. Oggi, mi guardo allo specchio e, non facendomi più la barba, guardandomi negli occhi mi chiedo che fare. Ho due possibilità: dedicare più tempo a Maria, ai miei pronipoti, sono otto e tutti meravigliosi, ai miei asini, fra poco otto anche loro, ad un mio fratello affetto da sindrome democristiana conclamata oramai da tanto tempo e non più recuperabile, oppure continuare a cercare quei valori e quegli ideali che hanno accompagnato il mio percorso di vita.

Continuare o lasciare? Per rispondere a questa domanda occorre una verifica delle cose e dello status-quo. Abbiamo percorso gli anni Settanta con il vento in poppa: il divorzio e l’aborto come conquiste civili, i contratti collettivi di lavoro, il centro-sinistra e i governi di “unità nazionale”. L’ascesa dei partiti socialisti in Europa con Mitterrand, Brandt, Gonzales, ed il sogno di una nuova Europa dei popoli e dei diritti. Abbiamo affrontato la presenza dei terroristi e la loro sconfitta storica e politica anche se a costo della vita di grandi personaggi politici come Aldo Moro, di tanti magistrati e di tantissimi, troppi, servitori dello Stato.

Gli anni Ottanta ci hanno fatto conoscere come il “potere” possa annebbiare le menti. Abbiamo conosciuto i partiti di “nani e ballerine”, le città “da bere”, abbiamo abbandonato i valori e dimenticato i bisogni della gente, abbiamo conosciuto l’ubriacatura della società fino al momento in cui è sopraggiunto un magistrato - contadino che ci ha fatto capire che quella stagione politica finiva ed occorreva iniziarne un’altra. L’avvento di Berlusconi che dagli inizi degli anni Novanta si è protratta sino a ieri l’altro con i risultati che conosciamo.

L’arrivo dell’ex-Cavaliere è coinciso con l’azzeramento del PSI e della DC come centri di potere politico ed amministrativo, nonché con la lenta ma inesorabile scomparsa del PCI ovvero di quello che fu “il più grande partito comunista dell’Europa occidentale”.  In assenza di alcuna efficace opposizione, abbiamo vissuto la stagione più brutta dal dopo-guerra ad oggi. Lo Stato in mano a Berlusconi ha azzerato i valori, ha annullato i bisogni, non risolvendoli ma nascondendoli, ha irriso a quel che restava di ogni, se pur minima opposizione, dileggiandola o includendola.  Poi ci ha fatto conoscere le leggi “ad personam”, abbiamo conosciuto le olgettine ed il lettone di Putin, ci ha presentato Ruby e per quest’ultima ha coperto di ridicolo il Parlamento, lo Stato e la Politica, quella con la “P” maiuscola.

Storia degna di Franz Kafka, invece, quella del PD. Nato da una geniale intuizione di Veltroni, era riuscito a creare le aspettative per una nuova stagione che coniugasse rigore, sviluppo, diritti e bisogni, riunendo aree culturali e politiche capaci di abbattere i margini delle vecchie appartenenze e parlare con parole nuove di Paese, di prospettive e di sviluppo. Poi è arrivato Renzi che, parlando inglese, ha tentato di modificare, riuscendoci in buona parte, il posizionamento dello stesso PD portandolo da partito di area del centro-sinistra a partito di centro o personale, proprio come quello di Berlusconi, dimenticando soprattutto chi soffriva, occupati e disoccupati in testa.

È riuscito, Renzi, a cambiare il vestito del PD. Poi gli ha cambiato l’anima. Sta di fatto che oggi il PD, come tutti sappiamo registra il punto di consenso più basso della sua storia e se non è sull’orlo della inconsistenza politica, sicuramente è su quello di una generalizzata “crisi di nervi” dovuta all’assenza di identità politica e culturale.

Dal periodo della preparazione della campagna per il referendum costituzionale del dicembre 2016, sono impegnato a comporre quel gruppo che anche a Brindisi si è ritrovato prima in Articolo Uno- Mdp (Movimento Democratico Progressista) poi in Liberi e Uguali. In entrambi i raggruppamenti ho ritrovato prima e conosciuto poi, delle belle persone. Persone pulite e, a mia conoscenza, persone per bene.

Liberi e Uguali non ha sfondato, non ha neanche punto. Ha dato a me la possibilità di conoscere una candidata, Rossella Muroni, poi eletta, che penso potrà dare un contributo positivo di idee per lo sviluppo dei nostri territori almeno sul piano ambientale. Ho registrato anche l’impegno e la dedizione degli altri candidati del territorio brindisino destinati a certa e consapevole sconfitta.

Non è vero che le sconfitte non hanno padri. La sconfitta di LeU ha come padri tutta la cosiddetta dirigenza nazionale, incapace di rinnovare soprattutto un’immagine di partito già obsoleto alla nascita. Ma poi, quale partito? Ancora oggi non sappiamo se siamo nati per essere un partito o una semplice aggregazione elettorale. Se dopo la sconfitta elettorale lavoreremo per essere o diventare partito oppure rimanere solo aggregazione elettorale. Non contiamo gli errori nella composizione delle liste come non possiamo, alla prova dei fatti non registrate il mancato amalgama tra le tre componenti che hanno dato vita a LeU.  

In  questo quadro decadente, almeno per quel che politicamente mi riguarda, registro la “marcia trionfale” di Salvini, dell’intero centro-destra e soprattutto dei 5 Stelle. Costoro sono riusciti ad eleggere nel brindisino ben tre parlamentari sconosciuti alla popolazione che li ha eletti, senza che nessuno di loro avesse detto ad alcuno se avesse una propria proposta politica da avanzare o eletti per fare cosa. A loro comunque va l’augurio di buon lavoro a favore di tutti i cittadini.

Le cronache di oggi parlano di accordi tra il centro-destra, Salvini ed  i 5 stelle per il governo del Paese.  La legislatura parte con l’elezione di una donna come presidente dell’aula di Palazzo Madama, il Senato della Repubblica. Donna votata prima alla fedeltà ed alla dedizione cieca, bieca ed incondizionata a Berlusconi prima della devozione alla Repubblica, poi con l’elezione di Fico alla presidenza della Camera dei Deputati. Il presidente del Senato votato oltre che dal centro destra, dal tutti quei cherubini senza macchia dei 5 Stelle. Viva la coerenza.

Per il momento il mio impegno è per la continuità storica e politica che mi appartiene. Voglio contribuire a costruire quel “coup de vitesse” che permetta a Brindisi quella indispensabile svolta politico - amministrativa. Costruire un programma che cambi la città ed i quartieri, che parli di lavoro e di disagi, che soprattutto proponga soluzioni per il lavoro, per la sanità, per l’ambiente, per trasformare la macchina municipale in un sistema amministrativo efficiente e liberarsi di un apparato autoreferenziale ed incompetente se non colpevole dei disastri registrati.

La coalizione che si sta formando attorno alla figura dell’ingegnere Riccardo Rossi può essere la risposta giusta a questa voglia di cambiamento. In riferimento alla mia domanda iniziale. Continuare o lasciare? Mi guardo allo specchio e dico andiamo avanti, domani è un altro giorno.

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