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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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No caro Bucchi, così non va

No coach, così non va. I temi e le ragioni sviluppati nella conferenza stampa del dopo partita contro Pistoia per spiegare le cause della seconda e pesante sconfitta interna subita, sono stati decisamente inopportuni e sicuramente avvilenti più dello stesso gioco messo in mostra dalla sua squadra. Coach Bucchi si è esibito in uno show alla Perdichizzi prima maniera per dichiararsi decisamente “incazzato” che aver visto in campo una squadra senza “palle”, senza carattere e personalità, come se stesse giudicando una squadra qualsiasi, non la sua squadra, quella costruita con largo anticipo rispetto all’inizio del campionato e, soprattutto, avendo avuto carta bianca dalla società sulle scelte ed una disponibilità finanziaria degna di una società di serie A.

No coach, così non va. I temi e le ragioni  sviluppati nella conferenza stampa  del dopo partita contro Pistoia per spiegare le cause  della  seconda e pesante sconfitta  interna subita, sono stati  decisamente inopportuni e sicuramente avvilenti  più  dello stesso gioco messo in mostra dalla sua squadra. Coach Bucchi si  è esibito in uno show alla Perdichizzi prima maniera per  dichiararsi decisamente “incazzato” che aver visto in campo una squadra senza “palle”, senza carattere e personalità, come se stesse giudicando una squadra qualsiasi, non la sua squadra, quella costruita con largo anticipo rispetto all’inizio del campionato e, soprattutto, avendo avuto carta bianca dalla società sulle scelte ed una disponibilità finanziaria degna di una società di serie A.

Ma coach Bucchi pensa veramente che i  fischi dei tifosi e l’abbandono degli spalti prima della fine della partita fosse una contestazione rivolta solo ai giocatori? No, coach, sul banco degli imputati doveva salire lei per primo. Certo sarebbe stato più dignitoso spiegare  il congelamento in panchina di Borovnjac quando aveva appena due falli a carico e la squadra sbandava paurosamente in difesa, chiarire anche una serie di cambi utilizzati in momenti sbagliati e le cause di  un vantaggio sperperato senza riuscire a porre rimedio. E quali i motivi che hanno determinato il  passivo-record di 60 punti subiti  nella seconda parte della gara?

Incazzato  lui? Figurarsi allora i tifosi  arrabbiati  e offesi  da uno spettacolo invero molto modesto e non certo degno di un PalaPentassuglia che resta da serie A per presenze, qualità e passione dei tifosi  che dopo appena tre giornate di campionato acquisiscono la consapevolezza di trovarsi di fronte una squadra che non era certamente quella promessa o quella che avevano sognato e meritato dopo la delusione di una terribile retrocessione. Che questa squadra non avesse i requisiti  tecnici e le capacità  atletiche per disputare un campionato di vertice lo si  era capito fin dalle prima uscite della stagione agonistica e già dalla prima esibizione interna contro Montegranaro, pur in una partita vinta, si  poteva  ipotizzare sulle qualità di una squadra di manovali del basket  che non avrebbe  potuto costituire una classe operaia destinata ad andare in paradiso, a differenza dei veri operai.

Coach  Bucchi avrebbe fatto meglio a spiegare come è possibile sbagliare la costruzione della squadra avendo a disposizione scelte di prestigio su un vasto mercato nazionale ed internazionale e sapendo che Brindisi  e la sua storia ed i suoi tifosi, meritano il massimo rispetto e la massima attenzione. Spiegare,poi, come è possibile che esperti di primo piano del basket nazionale si mettano insieme, Bucchi, Puglisi e Giuliani a sbagliare scelte in modo così eclatante ed ancora chiarire come è possibile accorgersi solo ora di avere in squadra giocatori senza “palle”, senza carattere e personalità. Ma le scelte più scrupolose non sono fatte anche chiedendo le giuste informazioni sul carattere e sulla personalità dei giocatori?

E chi ha voluto una squadra senza leader e senza tiratori specializzati in una “piazza” che  ha sempre avuto  giocatori simbolo da Gianni Donativi a Claudio Calderari, da Tony Zeno a Dan Caldwell, da Marthy  Byrnes a Claudio Malagoli  fino  a  Crispin, e che anche nelle categorie inferiori ha avuto in squadra il meglio possibile da Frascolla a Castellitto e fino a Claudio Bonaccorsi? Di fronte ai Renfroe e Hunter ora ritornano i fantasmi dei Tutt e dei Porzingis, dei Taylor e Jakson.  Le esperienze del passato, anche recente, insegnano che ad una  o più scelte sbagliate devono corrispondere tagli  immediati. Il campionato non può più attendere .

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