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Venerdì, 19 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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"Pd: ritrovare scopi e consensi. Ma non imbarcando tutto e il suo contrario"

Da tempo ho deciso di rinunciare alla politica attiva, sia per le vicende giudiziarie che mi hanno coinvolto, sia per contribuire al necessario ricambio, sia per evitare di fornire l’immagine di politico sempre presente e buono per tutte le stagioni. Ma anche perché mi sento un po’ troppo estraneo alle attuale dinamiche politiche. Non ho rimpianti. Si può vivere senza l’impegno politico attivo. Questa scelta però non mi ha fatto per niente perdere la passione politica e civile che mi ha sempre preso e coinvolto sin dall’età di 14 anni, quando presi la prima tessera della Federazione giovanile comunista. Da allora ho sempre militato dalla stessa parte (la sinistra), con tutti gli onori e i pregi, ma anche con i difetti e gli errori che questa scelta ha comportato. Ma questa è un’altra storia.

Da tempo ho deciso di rinunciare alla politica attiva, sia per le vicende giudiziarie che mi hanno coinvolto, sia per contribuire al necessario ricambio, sia per evitare di fornire l’immagine di politico sempre presente e buono per tutte le stagioni. Ma anche perché mi sento un po’ troppo estraneo alle attuale dinamiche politiche. Non ho rimpianti. Si può vivere senza l’impegno politico attivo. Questa scelta però non mi ha fatto per niente perdere la passione politica e civile che mi ha sempre preso e coinvolto sin dall’età di 14 anni, quando presi la prima tessera della Federazione giovanile comunista. Da allora ho sempre militato dalla stessa parte (la sinistra), con tutti gli onori e i pregi, ma anche con i difetti e gli errori che questa scelta ha comportato. Ma questa è un’altra storia.

Come uomo di sinistra non rinuncerò mai ad immaginarmi fuori da una comunità politica e come diceva Caldarola in uno degli ultimi articoli, penso pure io che la sinistra debba riprendere il suo ruolo nella storia di questo sfortunato Paese, per cambiarlo riducendone le disuguaglianze, ridando quella speranza di futuro su e per cui molti di noi sono cresciuti e si sono affermati. Una comunità di sinistra che mi auguro un giorno si possa ricostituire al di là di sigle, nomi, luoghi e dirigenti. Scriveva Antonio Gramsci, che “la politica non è mai solo forza, è anche autorevolezza. E l’autorevolezza dei ‘senza poteri’ si chiama intelligenza”. Lo dico a quanto pensano che in politica si vada avanti con la sola forza o a colpi di maggioranza di tessere.

In questi giorni sono stato sollecitato da più parti ad interessarmi delle vicende politiche cittadine e qualcuno pensa che in esse io sia coinvolto. A costoro intendo rispondere: non sono interessato direttamente, né sono coinvolto indirettamente nelle scelte e nelle procedure che partiti di centrosinistra stanno seguendo. Così come non agisco alle spalle di alcuno. Questo però non mi esime da cittadino con la passione della politica di avere idee e preferenze. O di esprimere giudizi su fatti e uomini che riguardano il futuro della città dove vivo e voto. Così come sono interessato allo stato e all’iniziativa del Pd, partito cui sono ancora iscritto. Ognuno ha il diritto e forse anche il dovere di pensarla come meglio crede, diversamente da me o da chi oggi pensa di comandare nel Partito democratico della città. Questa premessa mi consente di esprimere alcune considerazioni in piena libertà e in maniera appassionata come uomo si sinistra senza pentimenti, e senza la pretesa di voler condizionare alcuno.

In qualsiasi organizzazione che si rispetti l’uso della tattica e della strategia è essenziale per raggiungere gli obiettivi che si vogliono costruire. Questo presuppone un giusto rapporto tra “senso della misura” (quello che si è) e “senso della funzione” (perchè e per chi raggiungere l’obiettivo). Il legame tra misura e funzione diventa ancora più essenziale quando si tratta di organizzazioni politiche, e quando questa organizzazione è quella del Pd, un partito giovane dove dovrebbero convivere diverse culture politiche, rappresentative nel loro pluralismo di valori democratici, di sinistra e di progresso. Sull’identità di sinistra moderna e riformista che il Pd tende a darsi bisogna essere più coraggiosi e chiari e aperti, anche per capire ciò che sta avvenendo in questo momento in Italia, in Europa e nel mondo. Quando Bersani insiste nell’attuale contingenza politica per un’alleanza tra progressisti e moderati per ricostruire l’Italia, significa che colloca il Pd tra le forze progressiste e di cambiamento, e non certamente tra le forze moderate.

La politica delle alleanze del Pd per l’oggi e per il domani mi sembra alquanto chiara e necessaria. E’ ancora più necessaria quanto a livello locale il rapporto tra le forze progressiste e moderate non è poi così chiaro e definito. Ritorna anche per queste ragioni il rapporto tra senso della misura (forze in campo) e senso della funzione (identità , ruolo di cambiamento e di progresso del Pd). Le alleanze elettorali si costruiscono tenendo conto allora dei reali rapporti di forza mediati dagli obiettivi che si intendono perseguire. A Brindisi l’alleanza tra progressisti e moderati (laboratorio) ha dato buoni risultati elettorali e ci si augura anche di buon governo. Questa alleanza senza far perdere identità a nessuno deve svilupparsi ed essere capace di includere a partire da quelle forze con cui a livello regionale il Pd governa (Sel e Puglia per Vendola).

Inclusione non significa però imbarcare tutto e il suo contrario. Il Pd forse dovrebbe avere oltre che il senso della misura, il senso della proprio funzione: più identità, più idee, più innovazione per il cambiamento, meno clientele e pratiche da vecchia politica, più rapporti trasparenti con interessi legittimi della società, più impegno e progettualità per ridurre le disuguaglianze. E senza soprattutto perdere la faccia in merito a questioni dirimenti per lo sviluppo della città.

Il Pd brindisino purtroppo non ha le dimensioni e la forza di quello nazionale (basta guardare il trend elettorale degli ultimi anni). Se non si ha il senso della misura, della propria consistenza e della propria funzione, si rischiano errori gravi di valutazione e di alleanza con ripercussioni sulla strategia e sullo stesso consenso. E poi se si aggiunge a tutto questo lo stato della diaspora e delle lacerazioni interne in cui versa il Pd brindisino di oggi, il rischio di andare a sbattere è molto forte. E’ questa la mia unica preoccupazione di vecchio militante. Ma se qualcuno vuole tirarmi per capelli nelle responsabilità di questa situazione, sbaglia indirizzo: la mia passione e la mia storia mi spingono anche contro corrente a pensarla in maniera autonoma.

Non mi interessa un partito che lascia ad altri ampie praterie di sinistra rinunciando ad essere riferimento ed interlocutore di quei settori progressisti composti da forze produttive, giovani, movimenti ambientalisti, movimenti delle donne. Così come non mi appassiona il dibattito sui nomi o su chi sta dietro ai nomi (per amor di patria taccio su tutto ciò che ho letto e sentito in queste settimane). Ognuno ha avuto ed ha le proprie idee. C’è una speranza, o una preoccupazione: che dietro i nomi ci siano solo uomini con idee, progetti, sincera voglia di cambiare, e non interessi vecchi dipinti di nuovo. Mi auguro che le scelte che il Pd e il centrosinistra si apprestano a fare facciano piazza pulita di questi dubbi liberando il campo da rancori, caccia alle streghe, dietrologie e consentano alla coalizione di centrosinistra di essere la più ampia e rappresentativa possibile. Si vedrà.

Per quanto riguarda il peso elettorale del Pd (circa il 13 per cento) va considerato al netto o al lordo di quelli che dal Pd sono andati via in questi ultimi tre anni o si sono trasferiti a fare i dirigenti di altri partiti e movimenti. L’elenco purtroppo è lungo: basta leggere i nomi o vedere i volti di coloro che partecipano agli incontri di centrosinistra, quasi tutti sino a due o tre anni fa erano o iscritti, o dirigenti, o candidati del Pd (Mevoli, Iaia, Gloria, Bianchi, Serse, Amoruso, Giovanni Brigante, eccetera). A questi vanno aggiunti tanti che se ne sono andati e tra questi quasi tutti dirigenti ed elettori del Pci, Pds, Ds, Pd oltre ai tanti della vecchia Margherita che assieme ai Ds dettero vita al Partito democratico.

Il riferimento ai dati elettorali ultimi non fa ben sperare, purtroppo. La forza del Pd alle ultime elezioni amministrative comunali e provinciali era, come dicevo, del 13 per cento, e del 20 per cento quella alle ultime regionali, la cui metà era però la somma delle preferenze dei due candidati brindisini Monetti e Cappellini che nel frattempo si sono allontanati. Questa emorragia va bloccata, e non incentivata, come qualcuno spera. Il Pd è chiamato a recuperare consensi e voti. Dipenderà certamente dai programmi, dalle proposte e dagli uomini che verranno indicati per recuperare consensi e aggiungerne di nuovi.

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