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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Peggio le telefonate di Boccia delle cozze. E se il Pd andasse a sinistra?

E se il Pd si buttasse a sinistra? Molti elementi congiurano per questa prospettiva. Innanzitutto l’esplodere di una crisi sociale gravissima, in secondo luogo la prospettiva che nasca, sulla scia del governo Monti, un rassemblement, con lui o senza di lui, moderato in grado di rimettere assieme liberali e radicali di destra. Da quel che si capisce osservando le mosse del segretario Bersani, il Pd sembra pronto a questa svolta di tipo neo-socialdemocratico. Anche D’Alema appare più coinvolto nelle cose della socialdemocrazia europea di quanto lo fosse nel passato. E in Puglia? Il Pd avrebbe tutto da guadagnare se si spostasse a sinistra. La mia sensazione è che il patto con gli ex Margherita che ha dato vita al partito non abbia prodotto grandi risultati. Non sono venuti molti voti da quella parte dello schieramento, si è ingolfata la macchina del potere interno con gli ex popolari diventati via via più esosi.

E se il Pd si buttasse a sinistra? Molti elementi congiurano per questa prospettiva. Innanzitutto l’esplodere di una crisi sociale gravissima, in secondo luogo la prospettiva che nasca, sulla scia del governo Monti, un rassemblement, con lui o senza di lui, moderato in grado di rimettere assieme liberali e radicali di destra. Da quel che si capisce osservando le mosse del segretario Bersani, il Pd sembra pronto a questa svolta di tipo neo-socialdemocratico. Anche D’Alema appare più coinvolto nelle cose della socialdemocrazia  europea di quanto lo fosse nel passato. E in Puglia? Il Pd avrebbe tutto da guadagnare se si spostasse a sinistra. La mia sensazione è che il patto con gli ex Margherita che ha dato vita al partito non abbia prodotto grandi risultati. Non sono venuti molti voti da quella parte dello schieramento, si è ingolfata la macchina del potere interno con gli ex popolari diventati via via più esosi.

Sul lato sinistro il Pd deve fare i conti con il fenomeno Vendola che non pare attenuarsi anche se il patto fra lui e Emiliano per dar vita al Quarto Polo sembra lontano dopo le vicissitudini che hanno coinvolto il sindaco di Bari. C’è anche una ragione più di fondo. La svolta moderata del Pd sembrava fondata sull’analisi di una regione inguaribilmente di destra anche se transitoriamente sedotta da alcuni leader di sinistra. Al centro di questo ragionamento c’era il primato del rapporto con l’imprenditoria pugliese. Dagli operai e contadini di lontana memoria si è passati ai padroni e padroncini dei tempi moderni. Come si è visto, è finita male e potrebbe ancora finire peggio. Non è nato infatti un patto dei produttori ma il perverso rapporto fra alcuni imprenditori e esponenti della politica. Non è tutto malaffare, ma spesso siamo stati posti di fronte a relazioni privilegiate che trascuravano completamente l’antica base sociale.

Mi hanno fatto più impressione le telefonate di Boccia, riportate dai giornali, che le indiscrezioni sui favori dati o ricevuti. Mi è sembrato che da queste emergesse una subalternità culturale verso l’imprenditoria rampante e ammanicata che nulla ha a che fare con un moderno partito di sinistra. Ecco perché la svolta a sinistra del Pd, che io auspico, dovrebbe in primo luogo ridare a questo partito la sua ragione sociale che è quella di interpretare i bisogni e le paure della parte più popolare dell’elettorato coinvolgendola in una prospettiva di governo.

Negli anni scorsi si è molto dibattuto attorno al fatto se le sconfitte dei partiti del centro-sinistra fossero addebitabili alla perdita di consenso nel voto moderato o alla disaffezione del suo elettorato di sinistra. Questa discussione aveva un punto di ambiguità. Un partito di sinistra, è addirittura banale, deve mantenere il suo collegamento principale con il suo elettorato popolare e solo da questo legame può trarre la forza politica per dialogare con i moderati. L’inverso non è possibile. Svolta a sinistra, quindi, non significa solo accentuare l’esigenza di dialogare con Vendola piuttosto che con Fitto, ma dare un respiro popolare al più forte, finora, partito del centro-sinistra. Il dialogo politico con i moderati e quello sociale con gli imprenditori è possibile solo se si rappresenta appieno la componente popolare della cittadinanza pugliese. Chi pensa l’inverso ha in testa un altro partito.

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