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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Perchè il Pd non è la Dc, e il compito di Renzi di consolidare questo consenso

I risultati del 15 maggio sono inequivocabili e per tutti, compresi i principali protagonisti e vincitori (Renzi e Pd), in gran parte erano imprevedibili , per la dimensione e per la loro omogeneità territoriale e nazionale. Le previsioni sulla base dei dati dei sondaggi e alimentate dai media, erano tutt'altro

I risultati del 15 maggio sono inequivocabili e per tutti, compresi i principali protagonisti e vincitori (Renzi e Pd), in gran parte erano imprevedibili , per la dimensione e per la loro omogeneità territoriale e nazionale. Le previsioni sulla base dei dati dei sondaggi e alimentate dai media, erano tutt'altro. Questo è avvenuto, a voti già espressi,  fino ai dati annunciati con gli exit poll. Tutti invece sono stati sommersi e spiazzati dai voti veri degli italiani che rappresentano un risultato elettorale storico che cambia i connotati a tutto il sistema politico italiano. Nessuno aveva previsto questo. Renzi che ha contribuito a determinare questo risultato, all'indomani del voto, ha giustamente affermato che "nel derby tra la rabbia e la speranza , la speranza ha preso il doppio dei voti della rabbia".

Molti avevano pronosticato il testa a testa tra Pd e M5S, addirittura il possibile sorpasso di Grillo nelle regioni del Sud. Sondaggisti e giornalisti sono riusciti nei giorni prima del 25 maggio a suggestionare a tal punto che molti si aspettavano la conferma di sondaggi e di opinioni su di essi costruiti. L'imbarazzo di molti opinionisti, di fronte ai voti reali, è stato fin troppo evidente. Ma perché tanta distanza tra sondaggi e opinioni di giornalisti e commentatori e la realtà e l'orientamento degli elettori? Una ragione si può trovare in quella che è l'avversione verso il buon senso che è l'esatto contrario di quello che si presume essere il senso comune.

La rabbia, la protesta esasperata, il risentimento individuale e collettivo creano più attenzione e fanno più notizia. Vi ricordate dell'enfasi data al movimento dei forconi? Certamente rabbia, risentimento, indignazione, sono dati della realtà ma rischiano, se assolutizzati, di non far capire al meglio la società, il malessere in essa presente, oscurando molte volte i reali bisogni, i sentimenti. Capire significa conoscere, studiare, faticare nella ricerca e nella inchiesta senza ricorrere ai comodi sondaggi e alle scorciatoie delle opinioni basate sul senso comune che non sempre, insisto, corrisponde al buon senso e a quel che pensano i cittadini. E questo vale anche e soprattutto per i media.

 Anche l'anno scorso non fu previsto il successo in quella dimensione del movimento 5stelle. Questa volta non è stato previsto il successo del Pd.  Il Pd si è preferito guardarlo per le sue questioni interne, per il posizionamento dei singoli suoi rappresentanti e dirigenti, per il rapporto tra Renzi e le componenti interne, per le conseguenze su Renzi se il voto fosse stato inferiore o superiore al 30%. Tra sondaggi, dietrologia, enfatizzazione del turpiloquio di Grillo, misurazione delle piazze, si è sottovalutato e trascurato ciò che avveniva nella società e lo sforzo e l'impegno di Renzi per connettere il bisogno di cambiamento e di futuro con una funzione positiva e costruttiva e una proposta di governo.

L'Italia è un Paese sofferente, malato ed ha bisogno di terapie forti ed efficaci e non di termometri che misurano la febbre. Renzi e il Pd sono stati visti come il medico in grado di garantire oltre ad una diagnosi, dai più condivisa, una terapia risolutiva ed efficace per i mali del Paese. Renzi è stato capace di chiamare attorno a se tutto il Pd per contribuire ad abbassare la febbre come condizione per avviare la guarigione con terapie d'urto (riforme) e con misure forse necessarie di convalescenza lunga (gradualismo). Passando dal linguaggio medico a quello politico questo si chiama riformismo, un riformismo non più annunciato ma praticato con rigore e determinazione.

Un altro luogo comune che si sta diffondendo all'indomani del voto è quello di paragonare, per il successo ottenuto, il Pd alla Democrazia Cristiana. Aldilà del contesto storico totalmente diverso, il paragone non regge. I flussi elettorali, gli spostamenti di voti verso il Pd fanno giustizia di questo paragone. I numeri del successo sono infatti indicativi di una mobilità del voto mai conosciuta in Italia. Era già avvenuta con il voto dato a Grillo l'anno scorso e anche questa non prevista e non adeguatamente  analizzata. I risultati elettorali del Pd sono cosa differente rispetto ai dati e ai successi registrati dai partiti che nel passato avevano raggiunto risultati simili.

In quei tempi sia per la Dc, sia per il Pci, il voto aveva una sua struttura, era radicato, aveva una profondità di comunità e familiare, era di appartenenza e di fedeltà, aumentava di alcuni punti percentuali, ma non era eccessivamente mobile. Oggi invece è mobile, si sposta, oscilla ed è certamente meno ideologico. La vera sfida per Renzi e per il Pd è riuscire ad ancorare questo voto, renderlo meno mobile. E, come si dice, tenerlo e consolidarlo nel perimetro del centrosinistra per non farlo fuggire alla prossima tornata elettorale. Si tratta,come ha affermato qualcuno, di voti dati in prestito che se non impegnati con serietà, serenità, coerenza, saranno immediatamente richiesti indietro e magari anche con interessi elevati. Renzi allora non deve deludere il credito ricevuto. Il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, ha scritto che Renzi deve oggi abbandonare  improvvisazioni e arroganza e procedere spedito con senso della misura e coraggio di innovare. E' così.

Io aggiungo anche che il credito ricevuto è frutto di una credibilità e di una speranza diffusa che solo un partito unito attorno ad un leader forte sono in grado di garantire. In un prossimo intervento mi permetterò di fare una analisi del voto in Puglia e a Brindisi prendendo in considerazione non le percentuali, in molti casi devianti, ma i voti assoluti e i dati dell'astensione, con l'intento di capire meglio il risultato elettorale del 25 maggio dalle nostre parti.

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