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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Perchè la riapertura del corso non è cultura della mobilità

Nei giorni scorsi sono state messe in atto alcune modifiche alla viabilità del centro urbano e della zona a traffico limitato di corso Garibaldi, che vorrebbero rappresentare una risposta alle criticità causate dalla inadeguatezza del suo sistema di stazionamento e di circolazione stradale e, forse anche, dalla desertificazione in atto.

Nei giorni scorsi  sono state messe in atto alcune modifiche alla viabilità del centro urbano e della zona a traffico limitato  di corso Garibaldi, che vorrebbero  rappresentare una risposta alle criticità causate dalla inadeguatezza del suo sistema di stazionamento e di circolazione stradale e, forse anche,   dalla  desertificazione in atto.

Io spero che se ne  possa finalmente discutere con calma ed in maniera approfondita,  cercando di superare l’egoismo delle proprie convinzioni,  per aprirsi   al confronto e al contributo dei  cittadini, se si vuole effettivamente mettere argine alla situazione di sofferenza determinata dall’alto indice di motorizzazione privata , che ha elevato la domanda di mobilità e di sosta a livelli di molto superiori alla disponibilità stradali dello spazio limitato del centro urbano della città, con il quale  giornalmente si confrontano 40.000 veicoli, che non si è riusciti ad intercettare  e  che in gran parte potrebbero fare passerella su corso Garibaldi.

Ormai   il  centro storico mostra tutti i difetti di una mobilità pensata come rimedio e non come impegno strategico. Da sempre   al costante inseguimento dei problemi, che si è  pensato poter risolvere con la sperimentazione di alcune modifiche alla viabilità, talvolta in contrasto con le  precedenti,  scollegate in gran parte dal progetto complessivo di pianificazione urbana di mobilità  e  di traffico della città.

Intanto c’è da chiedersi  quanto possa essere  ritenuta opportuna la scelta di  dedicare a tale funzione anche corso Garibaldi, una parte pregiata dello spazio pubblico del centro urbano,  che la giunta comunale di Brindisi, con una propria delibera, ha dichiarato “di particolare rilevanza urbanistica”.

Ma va anche considerata la fragilità del basolato, che sappiamo per esperienza e per valutazione  formale dell’ufficio tecnico comunale, “inadatto alla viabilità carrabile”,  a sostenerne il peso del traffico veicolare, senza subire danni importanti, con riflessi negativi, sia in termini di costi di ripristino,  sia in termini di sicurezza per i pedoni.

Purtroppo in  questa città  sono mancate le  politiche adeguate a contrastare  la  cultura, che assegna allo  spazio stradale la funzione prevalente di movimento, ignorando quelle sociali, di incontro e di relazione, evidenziate in tante occasioni, con la conseguenza che la  stragrande maggioranza dei cittadini si muove con auto private,  con il  solo conducente.

Ma in quel provvedimento diventa  difficile apprezzare  i contenuti di viabilità,  per l’assenza  dei  normali indicatori relativi alle indagini effettuate, alle abitudini,  alle criticità rilevate, ai flussi di traffico, alla sicurezza stradale, alla incidentalità, ai trasporti pubblici, all’urbanistica, all’ambiente, alla vivibilità, agli indirizzi strategici, che servono a motivare e dare dignità e valore ad un intervento di questa portata.

Oltretutto non riesco ad immaginare con quali strumenti e rispetto a quali indicatori, potranno essere rilevati ed apprezzati nei prossimi mesi i risultati di questa sperimentazione.

Non credo che quanto si sta facendo in queste ore, possa rappresentare la nuova cultura,  il nuovo  modo di amministrare, che la regione puglia  con la  legge regionale n.21/2008,  ha affidato agli enti locali per superare la mono funzionalità dell’intervento urbano, che tanti danni ha provocato nel passato, a favore  di un approccio integrato,  che tenga conto sia degli aspetti di pianificazione urbana, sia degli elementi economici e sociali  caratteristici della zona interessata.

Un viaggio  straordinario, di esplorazione dei  bisogni dall’interno del tessuto urbano, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini e degli attori economici e sociali locali,   che vivono da vicino i problemi della città, che ne conoscono i suoi ritmi, il suo metabolismo, che possono non solo raccontarsi, ma proporsi, con le loro idee, con i loro saperi, nella fase della  elaborazione dei programmi e dei progetti,  e non dopo.

Lo stesso comune di Brindisi  ne ha ripreso l’approccio nel documento programmatico di rigenerazione urbana approvato dal Consiglio Comunale,  vincolando  i provvedimenti di riorganizzazione della viabilità pedonale,  veicolare e dei parcheggi alla partecipazione della città e dei  cittadini.

Di certo sembra mancare qualsiasi coordinamento concreto con quel costoso  piano di mobilità urbana, adottato negli anni scorsi dalla  giunta comunale e mai portato alla discussione con la città e all’approvazione del consiglio comunale, lasciato  ad ammuffire su qualche scrivania, nonostante gli oltre 100.000 euro di denaro pubblico speso per la sua redazione.

Si tratta ora, semplicemente,  di dar corpo all’impegno assunto nei mesi scorsi, attivando  una fase di ampia discussione con tutte le realtà,  perché quello della mobilità e della vivibilità, non è un problema del singolo, ma  è un problema la cui soluzione appartiene alla città, funzionale  ad una idea guida condivisa, per il   miglioramento delle condizioni economiche, sociali ed ambientali del tessuto urbano, che non è  certamente nelle condizioni di sopportare ulteriori e maggiori danni.

*Area di Sinistra del Pd

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