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Martedì, 23 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Vendola-Bindi, troppi gli scenari possibili. Ma idea per un nuovo Pd. Se non ora quando?

Nichi Vendola continua a fare politica alle spalle e sulle spalle (non togliete da questa parola quella “s” iniziale, per favore, cari lettori!) del Pd e lancia la candidatura di Rosy Bindi per la guida di una grande alleanza. Sono fra quelli che considera molto positivamente il ruolo che Vendola sta svolgendo sulla scena nazionale e mi sono fatto l’idea che stiamo assistendo alla nascita di una leadership durevole. Chi fa spallucce, sbaglia di grosso. Non è una bolla mediatica né l’incarnazione di una nostalgia e dei vecchi schemi della sinistra radical. Vendola, mettendo la sordina sulla propria autocandidatura a guidare il centrosinistra e accettando l’ipotesi di uno schieramento amplissimo, dimostra che vuole partecipare da protagonista alla definizione dei nuovi scenari politici.

Nichi Vendola continua a fare politica alle spalle e sulle spalle (non togliete da questa parola quella “s” iniziale, per favore, cari lettori!) del Pd e lancia la candidatura di Rosy Bindi per la guida di una grande alleanza. Sono fra quelli che considera molto positivamente il ruolo che Vendola sta svolgendo sulla scena nazionale e mi sono fatto l’idea che stiamo assistendo alla nascita di una leadership durevole. Chi fa spallucce, sbaglia di grosso. Non è una bolla mediatica né l’incarnazione di una nostalgia e dei vecchi schemi della sinistra radical. Vendola, mettendo la sordina sulla propria autocandidatura a guidare il centrosinistra e accettando l’ipotesi di uno schieramento amplissimo, dimostra che vuole partecipare da protagonista alla definizione dei nuovi scenari politici.

Lo fa alla sua maniera. La candidatura di Rosy Bindi corrisponde a diverse necessità. Da un lato mette da parte il nome di Bersani, accantonato come non adatto alla bisogna, dall’altro indica il nome di una donna in presenza di un movimento femminile e femminista di ripulsa del berlusconismo, infine sceglie il nome che può far digerire alla base più riottosa l’alleanza eventuale con Fini. E’ un mix di motivazioni che trova diversi consensi e crea molti problemi. Matteo Renzi ha detto subito di no perchè Bindi ha qualche anno di troppo (ma cosa vuole fare, la pulizia etnica dei sessantenni?) e qualche legislatura in eccesso (non è l’unica a sedere in parlamento da troppo tempo). Indubbiamente però Rosy Bindi è una persona di qualità, ed è vero che è giunto il tempo di una candidatura femminile (la Camusso, come vi pare?), infine è normale che mettendosi assieme con gli avversari si cerchi il nome rassicurante.

E’ qui , tuttavia, il punto debole del ragionamento vendoliano. Vediamo quel che può accadere. A bocce ferme la grande alleanza non si può fare. Fini e Casini non la vogliono. Il Terzo Polo preferisce essere decisivo fra i due poli piuttosto che farsi risucchiare a sinistra. Tuttavia può determinarsi una situazione eccezionale. Un grave conflitto fra le istituzioni, ad esempio in seguito al processo di Milano, che può spingere verso una drammatizzazione dello scontro. Qui ci può essere la proposta della Grande Alleanza. In questo caso, tuttavia, il leader deve essere super partes, non può privilegiare un contraente piuttosto che un altro. Non a caso il sen. Follini sta lanciando il nome di Mario Monti che verrebbe apprezzato dai mercati internazionali e sarebbe in grado di reggere l’economia in un momento di scontro politico al calor bianco.

Non si possono neppure escludere nomi come Maroni o Tremonti se fosse la Lega a staccare la spina. Insomma non stiamo ragionando su qual è il miglior candidato di sinistra, ma sugli scenari che possono determinare e governare l’uscita dal berlusconismo. Non è una piccola differenza.   Vendola queste cose le sa e sono convinto che di fronte a questi scenari non porrebbe ostacoli. La sua iniziativa ha però anche il valore di fare politica nel Pd cercando di conquistare nuovi consensi in quelle file. Questo è l’aspetto più suggestivo della sua azione che richiederebbe da parte del Pd una iniziativa adeguata. L’unica è quella di proporre a Vendola il famoso patto di fondazione di un nuovo Pd. Ci sono ormai tante forze fuori del Pd che potrebbero partecipare a questa nuova fase. Ci sono molti segni di rottura della passività politica e molte forze stanno scendendo in campo, penso ad esempio al mondo delle donne e dei giovani. Invece di assistere a questa guerriglia attorno al bastione un po’ scalcinato del partito maggiore della sinistra, è arrivato il momento di impegnarsi in una radicale ristrutturazione. Se non ora quando?

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