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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Più politica, meno affarismo: e scegliere la via allo sviluppo per la Puglia

I nostri vecchi dicevano saggiamente che dal “guasto nasce l’aggiusto”. Era una massima ottimista che incitava a non lasciarsi prendere dallo scoramento di fronte alle circostanze negative e soprattutto a cambiare le cose di fronte alle situazioni avverse. Il centro-sinistra, di fronte alla vera e propria bufera che si è scatenata in seguito agli scandali che hanno turbato l’opinione pubblica, dovrebbe partire da qui, dall’analisi del “guasto” e dalle possibilità dell’ “aggiusto”. L’analisi del guasto è presto fatta, le leadership invadenti non mettono al riparo dagli sconfinamenti fra politica e affari. Serve più politica e meno affarismo. L’ “aggiusto” invece è più complesso perché richiede una vera rivoluzione culturale.

I nostri vecchi dicevano saggiamente che dal “guasto nasce l’aggiusto”. Era una massima ottimista che incitava a non lasciarsi prendere dallo scoramento di fronte alle circostanze negative e soprattutto a cambiare le cose di fronte alle situazioni avverse. Il centro-sinistra, di fronte alla vera e propria bufera che si è scatenata in seguito agli scandali che hanno turbato l’opinione pubblica, dovrebbe partire da qui, dall’analisi del “guasto” e dalle possibilità dell’ “aggiusto”. L’analisi del guasto è presto fatta, le leadership invadenti non mettono al riparo dagli sconfinamenti fra politica e affari. Serve più politica e meno affarismo. L’ “aggiusto” invece è più complesso perché richiede una vera rivoluzione culturale.

Il Grande Cambio che attende il centro-sinistra, la sua vera rifondazione, ha bisogno innanzitutto di una visione che dia l’idea ai pugliesi che il centro-sinistra ha un progetto per la Puglia. Siamo in un passaggio storico in cui non ci sono più alibi per nessuno. Per troppo tempo abbiamo trascurato di confrontarci sul destino produttivo di questa regione. Conosco l’obiezione che mi può essere rivolta e l’invito a leggere il migliaio di documenti del centro-sinistra in cui si parla dei problemi della nostra economia. Quel che voglio dire invece è tutt’altro e non l’ho trovato in alcun documento  e riguarda  quelle due o tre idee che fanno capire quale deve essere il destino di una regione che resta fra le più produttive del Mezzogiorno.

Le vecchie classi dirigenti ce l’avevano questo disegno. Oggi, ha ragione Dipietrangelo, non bisogna essere nostalgici del vecchio industrialismo ma questo paese e questa regione non si salveranno se non rimetteranno al centro del pubblico dibattito il tema di che cosa produrre, con quali risorse e quale rapporto con il mercato e con quale premio per il lavoro e per chi crea lavoro. Il nuovo centro-sinistra deve anche trovare il coraggio di inoltrarsi lungo una nuova strada unitaria. Partendo innanzitutto dalle forze di sinistra. Oggi le posizioni nella sinistra si sono vieppiù avvicinate e trovo singolare che alcuni dirigenti del Pd, come Francesco Boccia, facciano una campagna così negativa sull’azione di Nichi Vendola. Davvero dobbiamo decidere se allearci a sinistra oppure con i moderati e davvero pensiamo che l’alleanza con i cosiddetti moderati esiga il prezzo di una nuova rottura a sinistra? Io non ne sono convinto.

C’è infine il tema della fuoriuscita dal leaderismo. E’ arrivato il tempo per affermare che c’è bisogno di leader ma che senza partiti veri e democratici, e senza procedure di selezione trasparenti dei gruppi dirigenti, non si crea nuova e buona politica. In politica arriva sempre il momento in cui saltano gli equilibri e si rompono antichi legami. La primavera pugliese fece saltare l’egemonia di partiti anchilosati e poi essa stessa si è imbozzolata. Ora c’è bisogno che una nuova ventata di democrazia che sappia impegnare nuove energie e richiamare forze esperte che sul territorio esistono e sono utilizzabili. Il Pd deve in tutto questo uscire da questa specie di patto fra componenti, e fra partiti personali, che l’ha bloccato sul nascere.

E’ arrivato il momento di vedere le carte, di vedere cioè chi ha consenso, quanto consenso ha e che cosa vuole farne. Così si potrà distinguere fra gente con le idee e gente che sopravvive grazie all’alchimia correntizia e si potrà ridare un futuro alla sinistra politica anche in Puglia. Perché dopo Monti, un dopo assai lontano, si tornerà a parlare  ancora di sinistra e di destra. E chi troppo frettolosamente ha archiviato il termine “sinistra”, anche per la vetustà di alcune sue tradizioni, dovrà fare i conti con quel che impone l’emergere di una nuova questione sociale. E non è detto che la sinistra dovrà nascere più radicale. Sempre che i riformisti troveranno la voglia di fare la propria parte.

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