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A cura di Blog Collettivo

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La gelosia è amore o patologia? Non alimentarla, per non soffrire

“Sento di essere geloso! Soffro, ferisco chi amo e sono aggressivo. Penso che di essere fuori di me e fuori dalla vita dell’altro”. Quante volte ci siamo trovati a pensare e provare queste cose? In qualche modo anche noi noi abbiamo sperimentato seppur per un attimo il fuoco della gelosia che per quanto la si cerchi di allontanare torna silenziosamente ad esploderci dentro. Cos’è la gelosia?

“Sento di essere geloso! Soffro, ferisco chi amo e sono aggressivo. Penso che di essere fuori di me e fuori dalla vita dell’altro”. Quante volte ci siamo trovati a pensare e provare queste cose? In qualche modo anche noi noi abbiamo sperimentato seppur per un attimo il fuoco della gelosia che per quanto la si cerchi di allontanare torna silenziosamente ad esploderci dentro. Cos’è la gelosia? Nasce da un sentimento di forte paura nel dubbio di  perdere la persona alla quale teniamo e si esplica in comportamenti focosamente rabbiosi, folli, a volte insensati.  

La gelosia è dettata dalla possessività e pretesa di avere in maniera esclusiva e assoluta l’altro, inteso come oggetto del desiderio che soddisfa un bisogno atavico: voglio te e solo te. Esiste una gelosia funzionale che fa sentire l’altro amato. Capita a tutti di pensare che se la persona amata non mostra un minimo di gelosia potrebbe non essere innamorato. Quindi, se è poca potrebbe, paradossalmente, giovare alla relazione, poiché mette un po’ di brio nel rapporto.

Diversamente diventa inadeguata se genera idee infondate e angoscia che prende forma nella mente senza nessun riscontro oggettivo e produce delle rappresentazioni mentali in cui si costruiscono lo scenario, il rivale e, più di tutto, le prove dell’infedeltà.  Le idee nascono dalla paura, si affollano e divorano il geloso.  E’ un arma a doppio taglio, più si è gelosi, più si soffoca l’altro, più l’altro si sente in dovere di scappare per respirare, quindi può tradire. Tutto si conclude con un circolo vizioso che si autoperpetua. Non ci sono fatti concreti che aderiscono ai pensieri gelosi ma sono questi ultimi che corrono, costruendo mastodontiche opere che certificano il tradimento. Quanto più ci capacitiamo che quella realtà ha una sua logica tanto più la rendiamo reale, anche se non lo è.          

La persona gelosa ha paura dell’abbandono, della separazione, dell’essere lasciato solo,  terrore che l’altro possa condividere qualcosa con qualcun altro e ciò è insopportabile, poiché l’amato “deve” stare solo con me. Questo, può portare a dei veri e propri deliri di gelosia. Sopraggiunge la tristezza per la possibile perdita, la sospettosità che mina la fiducia nel rapporto, il controllo minuzioso di ogni comportamento dell’altro,  invidia ed aggressività verso i possibili rivali; sensazione d’inadeguatezza e scarsa autostima di sé. La gelosia sembra faccia dipendere affettivamente dall’altro, infatti si agisce sulla scia di un bisogno affettivo: non voglio rimanere solo.

Da qui partono gesti disperati nel tentativo di tenere legato a sé l’oggetto d’amore! E’ come una crisi d’astinenza: la sostanza sta per finire e io mi aggrappo alla più flebile speranza per averne ancora, sempre. Il geloso in alcuni casi non dubita del proprio valore ma sperimenta un’incertezza circa la relazione perché ritiene l’altro inaffidabile: così non è il geloso a non andare bene ma l’amato. Ogni suo segno di indecisione o dubbiosità è colto, amplificato e percepito come minaccioso.

Nella ricerca del partner attiviamo quegli schemi operativi interni formatisi dalle nostre prime esperienze con le figure di attaccamento; pertanto anche il partner rimarcherà le caratteristiche del caregiver. Se la relazione è stata ambigua costellata da “ci sono e poi non ci sono” o iperprotettiva con continui allarmismi su circostanze anche neutre, nel neonato si disegna l’idea di sfiducia in sé e nel mondo che lo accompagnerà tutta la vita.

La gelosia pertanto sembra nascere dalla convinzione che l’altro mi tradisce, si allontana, mi mente, e che lo fa perché in qualche modo valgo poco, perché è stato sempre così e rimarrò tremendamente inconsolato e solo. E ciò scatena tutta una serie eccessiva quanto folle catena di pensieri e comportamenti di natura ossessiva basati sulla paura ed esplicitati con la rabbia. Se viene meno la fiducia ogni rapporto si sfalda, struggendoci dentro. Non occorre logorarci. Secondo la profezia che si autoavvera, ogni cosa quanto più pensata, ripensata, congegnata, ci spaventa di più e si adempie per il solo fatto che in qualche modo l’abbiamo provocata con i nostri comportamenti.

Ad ogni comportamento ne consegue un altro che ne procura un altro per reazione. Non alimentiamo la catena della gelosia, ne saremo i primi a soffrire. Controllare tutto è un delirio di onnipotenza, ma i nostri pensieri a volte inconsueti li possiamo modificare. Per quanto costi guardarci dentro, occorre farlo perché in ognuno risiede il diritto di stare bene anche nelle relazioni intime che sono fonte d’amore, di forza e bellezza della vita; abbiamo diritto di costruirci un futuro sorridente all’altezza dei nostri sogni. Senza paure, senza gelosie.  (rita.verardi@libero.it)

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