Renzi non vuole solo rottamare una generazione, ma anche il Dna del Pd
Penso come tanti, iscritti al Pd e non, che la candidatura di Bersani alle primarie sia l'unica in grado di aiutare l'Italia ad uscire dalla crisi, senza creare un collasso del sistema democratico. Bersani da segretario del Pd e' riuscito nei tre anni di direzione del partito a mantenere un asse politico e un profilo che ha contribuito a liberare il paese da una ingombrante presenza quale quella di Berlusconi, e a creare le condizioni per un governo che ci ha fatto recuperare prestigio e autorevolezza internazionale anche se a costi pesanti e con interventi economici e finanziari difficilmente compatibili con qualsiasi politica di sinistra e di centro-sinistra.
Penso come tanti, iscritti al Pd e non, che la candidatura di Bersani alle primarie sia l'unica in grado di aiutare l'Italia ad uscire dalla crisi, senza creare un collasso del sistema democratico. Bersani da segretario del Pd e' riuscito nei tre anni di direzione del partito a mantenere un asse politico e un profilo che ha contribuito a liberare il paese da una ingombrante presenza quale quella di Berlusconi, e a creare le condizioni per un governo che ci ha fatto recuperare prestigio e autorevolezza internazionale anche se a costi pesanti e con interventi economici e finanziari difficilmente compatibili con qualsiasi politica di sinistra e di centro-sinistra.
Nel contempo, malgrado la crisi morale, istituzionale, sociale, economica, Bersani e' riuscito a mantenere un consenso attorno al Pd tale da non essere scalfito dall'ondata di antipolitica che sta travolgendo il paese. Solo per queste ragioni doveva essere naturale e scontata la sua premiership alle prossime elezioni politiche e quindi non solo perché lo prevedeva lo statuto del partito. Ha lavorato bene e meritava tale riconoscimento anche perché e' riuscito nell'opposizione al governo Berlusconi a creare le condizioni non solo per il governo Monti ma per una alleanza tra progressisti e moderati fondamentale per ricostruire il Paese.
La decisione di sottoporsi alle primarie è stata certamente un atto di generosità oltre che un tentativo positivo per riavvicinare la distanza creata tra istituzioni, politica e cittadini. Ma queste primarie rischiano di diventare qualcosa d'altro rispetto ad una competizione democratica per scegliere il premier per le prossime elezioni. Si deve scegliere un leader in grado di garantire stabilità politica, autorevolezza, oltreché essere punto di equilibrio e garante di coesione e non divisione. L'impostazione che uno dei competitor, l'ex presidente della Provincia e attuale sindaco di Firenze, sta dando alle primarie è invece divisiva nello stesso campo e nello stesso Pd.
L'aggressività politica e personale, le argomentazioni usate fino ad ora, alcuni pelosi sostegni, fanno di Renzi un candidato poco credibile e affidabile. Non credo che per fare uscire il Paese dalla crisi, per farlo crescere, per ricostruire un tessuto di civiltà e di coesione ci sia bisogno di primarie devastanti, rancorose, che danno l'impressione di una guerra fratricida e non di una competizione democratica e rispettosa dello stare assieme,della storia di ognuno e della dignità politica di coloro che hanno contribuito a dar vita ad un partito che oggi e' il primo in Italia. E rispetto alla posta in gioco nelle prossime elezioni mi appare fuorviante e devastante la lotta ad personam che Renzi ha scatenato.
Che ci sia bisogno di un ricambio e di un rinnovamento di classi dirigenti è da molto tempo e da molti e soprattutto da chi scrive ritenuto indispensabile. Ma individuare in alcune personalità il simbolo di questo mancato rinnovamento appare peloso, vergognoso e inaccettabile. La mia solidarietà a D'Alema l'ho espresso da vecchio suo amico e da iscritto al Pd. La sua scelta di non ricandidarsi qualora Bersani vinca le primarie toglie un argomento certamente ma non appaga la voglia distruttrice del Renzi che sembra impegnato a fare piazza pulita di ciò che e' stato fino adesso il Pd anche dei suoi successi oltre che delle storie e delle culture politiche di donne e uomini che con coraggio e sacrifici hanno consentito di dar vita allo stesso Partito democratico.
E non si faccia passare questa aggressività come lotta generazionale. E neanche come mera lotta di sostituzione. C'è qualcosa d'altro e che secondo me si sta sottovalutando anche da parte di Bersani e dei suoi sostenitori. Per quanto riguarda rottamazione o ricambio basato solamente sull'anagrafe basta ricordare un bel passo di Antonio Gramsci dai Quaderni dal carcere: "Una generazione che deprime la generazione precedente e non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa, anche se assume pose gladiatorie e smania per la grandezza".
Insomma la rottamazione oltreché essere il contrario di rinnovamento nasconde qualcosa che non si ha il coraggio di dire apertamente. Mentre Bersani propone un rinnovamento vero, Renzi sembra lavorare per una mutazione genetica del Pd. Ho l'impressione che lui assieme ad alcuni suoi sostenitori sia impegnato a rottamare anche la storia della sinistra italiana e di quelle culture che hanno contribuito alla nascita del Pd.
Come ha detto Pietro Spataro sull'Unità: "Si ha l'impressione che sulle note della rottamazione torni nella politica italiana il fastidio per una storia, l'insofferenza nei confronti di una sinistra libera dal massimalismo e dal radicalismo e che e' forza nazionale di governo ". Quella sinistra che viene da lontano e che per il futuro dell'italia non intende né rimuovere e né abbandonare il proprio vocabolario scritto di parole quali uguaglianza, libertà, lavoro, equità, giustizia, solidarietà e a cui si possono aggiungere quelle dell'ambiente, della sostenibilità dello sviluppo, della difesa e rivalutazione della natura, di una nuova umanità.
Parole attuali come non mai e che segnano l'agenda di tutte le forze progressiste europee. In questi anni,anche grazie ad alcuni cedimenti del centrosinistra è passata l'idea che bastasse l'uomo solo al comando, che i partiti come organismi collettivi e reti di relazioni fossero oggetti del passato di cui liberarsi a vantaggio di un sistema mediatico che utilizza e consuma secondo i momenti i cosiddetti uomini nuovi. In questi anni la sinistra ha rischiato di disperdere uno dei suoi tratti fondamentali: il suo essere popolare, perché fatta di persone con la passione civile, il coraggio delle proprie idee e un profondo spirito di appartenenza a una casa comune.
Dice sempre Spataro: ?Quanto di questa ispirazione venga dalla storia dei comunisti italiani, che sono stati parte centrale della sinistra, non può non essere evidente " . E malgrado il crollo del comunismo e la sua sconfitta storica, i comunisti italiani per loro originalità e per essere stati una forza popolare e di governo riuscirono a trasferire nel nuovo mondo una esperienza storica conducendo questa sinistra al governo del Paese. A guidare questo percorso che fu anche doloroso ma certamente coraggioso, tra sconfitte e vittorie, ci sono stati coloro che oggi sono finiti nella lista nera della rottamazione. Allora colpire D'Alema, Veltroni e' colpire una storia , una identità, un simbolo.
Il rinnovamento ha bisogno di una nuova generazione in prima linea ma questo non significa rinunciare all'esperienza delle culture politiche e delle personalità che hanno costruito il Pd, salvato l'Italia agganciandola all'Europa. Per avere foglie nuove,come ha detto Bersani, occorrono radici. Ha fatto bene D'Alema a reagire alla cultura della rottamazione e non per ragioni personali ma perché distruttiva per il centrosinistra e per il Paese. Almeno io la penso così e con queste convinzioni sosterrò alle primarie Bersani pronto anche io a fare umilmente e modestamente la mia parte di uomo di sinistra.