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Martedì, 23 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Rinnovabili: svolta degli ambientalisti. Ora una cabina di regia

Con un accordo in 12 punti, Fai, Legambiente e Wwf aprono a fotovoltaico ed eolico, compiendo la scelta di governare i processi della transizione energetica abbandonando la strada dei no sempre e comunque

Non ci sono più scuse per rallentare con la burocrazia e la lentezza degli iter autorizzativi la rivoluzione delle fonti non fossili, dopo la svolta delle principali associazioni ambientaliste italiane nei confronti delle energie rinnovabili. Con un accordo in 12 punti, Fai, Legambiente e Wwf aprono a fotovoltaico ed eolico, compiendo la scelta di governare i processi della transizione energetica abbandonando la strada dei no sempre e comunque. Resta fuori, e sulle proprie posizioni, solo Italia Nostra. Ma il cambiamento di linea degli ambientalisti è un taglio netto col passato.

La svolta ambientalista e le sue condizioni 

Le condizioni contenute nell’accordo ovviamente tendono a tenere fuori dai progetti di campi eolici e fotovoltaici parchi naturali, aree marine protette, aree e monumenti di particolare valore, ma considerano anche attuabili le installazioni di pannelli fotovoltaici e solari anche nei centri storici, seguendo particolari criteri. Una delle soluzioni è il ricorso costante alle migliori tecnologie, anche per le installazioni eoliche esistenti – ad esempio – dove l’impiego di aerogeneratori di ultima generazione può sensibilmente ridurre il numero di torri da impiantare, e per il fotovoltaico nei territori di alto pregio agroalimentare dove si dovrebbe procedere tenendo conto delle possibili simbiosi (del resto già in sperimentazione per vigneti ed altro).

A “Repubblica” oggi il presidente del Fondo per l’ambiente italiano (Fai), Marco Magnifico, dice che dire sempre no è solo ideologia, e non un principio etico. Di fronte alle grandi sfide energetiche bisogna esserci e scendere anche a patti. Devono farlo, per Magnifico, anche le Soprintendenze dove mancherebbe una specifica preparazione per la paesaggistica, tanto che il Fai sostiene la necessità di fondare un’alta scuola sulla gestione e la tutela dei paesaggi, sul modello francese. Bisogna battersi quando si sceglie palesemente il posto sbagliato per installare campi fotovoltaici o campi eolici.

Zoomata su Cerano dal porto di Brindisi (10 km)

La necessità di un tavolo permanente sui progetti

Una notizia che cambierà sensibilmente anche il confronto in provincia di Brindisi e soprattutto nel capoluogo? Si vedrà nei prossimi mesi, e in che modo questi temi entreranno nella campagna elettorale amministrativa. Intanto i progetti – svolta nel Brindisino sono già numerosi e strategici, tanto da richiedere, a nostro avviso, la formazione di un organo di regia permanente, che sino a questo momento – conferma Antonio Frattini, segretario generale della Filctem Cgil (i lavoratori dei settori energia e chimica) – manca, e di cui si sente invece la necessità.

I sindacati continuano a tenere i contatti con le società energetiche e chimiche, ma la politica non ha ancora ritenuto necessario giungere ad un tavolo di consultazione permanente. Grazie a questi incontri, i sindacati confederali di categoria brindisini hanno già portato a casa l’accordo per la riqualificazione e formazione di 200 lavoratori della centrale e dell’indotto di Cerano, da impiegare nelle costruzioni e manutenzioni nel fotovoltaico. 

Gli ultimi impegni ufficiali ribaditi da Enel proprio nel congresso provinciale Filctem, parlando della trasformazione dell’impianto di Cerano da centrale termoelettrica a hot spot per le energie alternative, prevedono anche con sinergie con terzi (Act Blade per le pale eoliche, AqP per un dissalatore che sfrutti gli impianti di presa a mare esistenti), una società esterna per batterie di ultima generazione con tecnologia basata sulla roccia frantumata, per stoccare l’energia prodotta da un grande campo fotovoltaico da realizzare nel perimetro della centrale.

La centrale Enel di Cerano

L'esempio della Sicilia

Ma ci sono anche progetti per la produzione di idrogeno, e quello per la costruzione di intelaiature in plastica riciclata per le celle fotovoltaiche, che giungerebbero dal nuovissimo impianto in ampliamento di 3Sun, con 600 milioni di Enel Green Power e 118 dell’Unione Europea, nei pressi del porto di Catania, una gigafactory – la più grande d’Europa che porterà da 200 megawatt a tre gigawatt la produzione annua di celle fotovoltaiche di silicio monocristallino e peroskite, in grado di funzionare a 200 a gradi invece che a 800, con una vita operativa quindi molto più lunga dei pannelli prodotti in Cina. 

E non è escluso che Enel per Brindisi decida di realizzare una ulteriore produzione minore della fabbrica siciliana, da aggiungere all’assemblaggio dei pannelli. Secondo la società elettrica, con la realizzazione del revamping ecologico di Cerano, dall’intesa per l’impiego dell’attuale asse attrezzato che unisce la centrale al porto per la movimentazione delle merci soprattutto dell’agroalimentare da imbarcare, si possono raggiungere 500 addetti, un numero superiore a quelli attualmente occupati nella centrale. 

Ma non bisogna dimenticare i progetti sempre legati al solare e alle batterie di nuova generazione, di A2A, e quelli di Edison e Snam con Alboran – sempre nel campo della produzione dell’idrogeno da energia fotovoltaica. Una cabina di regia, affinché tutto parta e si concluda con i percorsi previsti dalla norma ma rapidi, è pertanto necessaria. In Sicilia, Enel prevede di assumere 1000 addetti entro il 2024, ai quali aggiungere altrettante unità nell’indotto. Più occupazione di quella generata a Brindisi negli anni del carbone.

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