Su Alenia si spara a zero, su Edipower e la centrale a singhiozzo tutti zitti
BRINDISI – Comincia domani la procedura di riavvio di due dei quattro gruppi a carbone della centrale Edipower di Costa Morena dopo mesi di fermo per ragioni – aveva spiegato l’azienda ai sindacati – connesse alla domanda del mercato dell’energia. Ma si tratta solo di una attività produttiva di due mesi e mezzo: a metà dicembre la termoelettrica sarà nuovamente fermata, e sempre per ragioni di mercato. Nell’appena trascorso periodo di fermo i lavoratori sono stati in ferie obbligate, o impegnati in corsi di aggiornamento. Lo stesso accadrà prima di Natale. Questa la politica di Edipower a Brindisi, che le quinte della nuova stagione teatrale del “Verdi” sponsorizzata dalla società che Edison condivide con la francese Edf non riescono a celare.
Comincia domani la procedura di riavvio di due dei quattro gruppi a carbone della centrale Edipower di Costa Morena dopo mesi di fermo per ragioni – aveva spiegato l’azienda ai sindacati – connesse alla domanda del mercato dell’energia. Ma si tratta solo di una attività produttiva di due mesi e mezzo: a metà dicembre la termoelettrica sarà nuovamente fermata, e sempre per ragioni di mercato. Nell’appena trascorso periodo di fermo i lavoratori sono stati in ferie obbligate, o impegnati in corsi di aggiornamento. Lo stesso accadrà prima di Natale. Questa la politica di Edipower a Brindisi, che le quinte della nuova stagione teatrale del “Verdi” sponsorizzata dalla società che Edison condivide con la francese Edf non riescono a celare.
Una politica che i lavoratori mal sopportano, perché foriera di incertezza sul futuro. Non a caso il Cobas è giunto a chiedere la chiusura dell’impianto e il passaggio dei lavoratori alla centrale di Cerano dell’Enel (ex proprietaria di quella di Costa Morena). La condotta di Edipower a Brindisi, riconoscendo alla società ogni diritto di orientare le proprie scelte in base all’andamento del mercato dell’energia, è stata in questi anni disorientante, se non sconcertante. Del progetto industriale originario è saltata la parte più cospicua, quella della riconversione a ciclo combinato dei due gruppi fermi dal 2005, mentre non ci sono aggiornamenti sull’iter del progetto di carbonile coperto.
Anche il PD, la sinistra e il fronte ambientalista chiedono la chiusura di Edipower, considerandola una centrale obsoleta, senza prospettive, troppo vicina alla città, e un blocco per una parte del porto industriale che potrebbero essere diversamente utilizzata. I sindacati confederali, pur criticando la gestione dell’impianto, sembrano invece contrari alla sua chiusura. La realtà è che vi è scarsa attenzione politica – salvo le citate eccezioni – e un atteggiamento sindacale meno strillato nei confronti di Edipower, a differenza di ciò che avviene invece per il sito che si trova sulla sponda opposta del porto medio, quello di Alenia Aeronautica.
E non sono pochi coloro che si chiedono perché. Su Alenia si spara, su Edipower si tace. Sino al punto da non citarla nell’elenco degli accordi di compatibilità ambientale, o convenzioni che dir si voglia, da rinnovare. A Edipower si riconosce la legittimità delle scelte determinate dalla condizioni di mercato, ad Alenia – che mantiene in Puglia altri duemila dipendenti oltre ai 74 di Brindisi - invece no, con accuse che vanno dal tradimento del territorio a favore del Nord, sino a quella di aver violato i patti con la Regione e gli enti locali. Quando Edipower ha di fatto congelato il piano per la riconversione a ciclo combinato di parte della centrale (400 milioni di euro di valore, se non ricordiamo male), neppure una parola. Che sarebbe il caso di ritrovare quanto prima, vista la situazione.