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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Taranto banco di prova per un nuovo modello di sviluppo industriale

"Taranto rappresenta un banco di prova di portata storica. Dimensioni e qualità del disastro ambientale chiamano i poteri pubblici e la parte privata ad una responsabilità senza precedenti. Nella gestione della crisi di questi giorni difficili vi e' segno sensibile di questa responsabilità; specialmente nella consapevolezza di dover declinare le ineludibili prescrizioni della magistratura in una chiave di positiva collaborazione,volta a mettere in equilibro la produzione con la tutela ambientale e della salute.

"Taranto rappresenta un banco  di prova di portata storica. Dimensioni e qualità del disastro ambientale chiamano i poteri pubblici e la parte privata  ad una responsabilità senza precedenti. Nella gestione della crisi di questi giorni difficili vi e' segno sensibile di questa  responsabilità; specialmente nella consapevolezza di dover declinare le ineludibili prescrizioni della magistratura in una chiave di positiva collaborazione,volta a  mettere  in equilibro la  produzione con la tutela ambientale e della salute.

Bonifica,  contenimento nei limiti di legge dei fattori inquinanti, sistemi rigorosi di controlli chiedono in modo inderogabile ammodernamenti tecnologici, armonizzazioni legislative, risorse finanziarie. Dal superamento di questo difficile passaggio dipenderanno molte cose e tuttavia e' un passaggio che chiede parallelamente  una riflessione più ampia. Essa attiene al modello di sviluppo e in esso al paradigma industriale.

Certo, azzerare vocazione industriale e insediamento siderurgico a Taranto comporta certamente il rischio di sganciare   l'Italia dalle nuove sfide della specializzazione produttiva a scala mondiale, di marginalizzare  il ruolo del Mezzogiorno in modo irreversibile, di creare  disperazione sociale in una delle capitali del Mezzogiorno senza certezza di risanamento ambientale.

Tuttavia questo non può volere dire tornare alla situazione quo ante. E'  doveroso interrogarsi criticamente, come propongono le riflessioni di Dipietrangelo, per esempio su un modello fondato sul gigantismo degli impianti siderurgici e sulla monocultura  del paradigma produttivo. E  giacche' la questione Taranto è questione di interesse dell'economia e della industria  nazionale, come lo fu negli anni '60 e '70 pur nei limiti oggi in discussione, è a Taranto e per Taranto che deve essere riprogettato un modello  di rilancio industriale ecosostenibile e finalmente compatibile  con altre vocazioni di eccellenza del territorio finora a rischio desertificazione.

Come per esempio l'agricoltura, i beni culturali , i servizi turistici . E trovare nelle infrastrutture come porto, retroporto, aeroporto  vie strategiche di collegamento internazionale. E divenire dunque modello di riferimento  di tutte le altre aree del Mezzogiorno alle prese con la necessita di riclassificazione della industria di base. Se questa ipotesi di lavoro ha un fondamento e' perché a Taranto nel dramma si fa strada una svolta culturale profonda che rovescia lo scambio lavoro - ambiente, rompe la tenaglia fra tumore e  povertà e lavora a  proporre un nuovo patto fra lavoratori e città.

Questa è la grande speranza e la grande possibilità di futuro: una alleanza  fra lavoratori-sindacati, reti della cittadinanza attiva, istituzioni pubbliche attorno alla affermazione dei beni comuni e della inscindibilità fra qualità di vita della città e dignità e diritti  della persona che lavora. Questo processo ha bisogno delle istituzioni pubbliche e dello Stato centrale. Gli enti locali guidati dal centro sinistra sono in campo. Lo e' la Regione  che, con normative pilota , ha  fissato gia' dalla precedente legislatura un rapporto di autonomia con la parte privata.

Ma gli enti territoriali non possono  certo supplire al deficit di politica industriale nazionale. In questo quadro, anche per evitare tentazioni  di vecchie logiche da parte privata e l'ipoteca della concorrenza asiatica, e' assai utile la proposta avanzata  da Camusso di una partecipazione pubblica alle quote azionarie di aziende in difficoltà volta alla riqualificazione e al rilancio in chiave ecosostenibile dello stabilimento. Come e' assai importante il dibattito apertosi su l'Unita'  sul ruolo della mano pubblica nelle politiche industriali.

Grande dunque è il ruolo che spetta alla politica. E' su temi cruciali che intrecciano economia e nuovi beni pubblici che si invera il progetto di cambiamento, la necessita' del radicamento nella società contemporanea, le legittimazione democratica nel cuore del popolo da parte  del centro sinistra e del Pd innanzitutto; l'impegno congiunto e la  cabina di regia sul caso Taranto decisa dai livelli nazionali e territoriali del Partito Democratico va in questa direzione.

Ed e' così che si superano anche le tendente autoreferenziali  del ceto politico, comprese quelle presenti in una interpretazione delle primarie solo come gara fra persone e cordate. Ed e' cosi che si ristabiliscono gli equilibri fisiologici fra i poteri legittimi della nostra democrazia e la funzione generale della politica come punto di equilibrio progressivo fra economia e società ."

*Europarlamentare Pd

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