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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Tutte le falle del decreto sul femminicidio. Tante da suscitare dubbi

“Lotta senza quartiere” contro il maschio stalker: questo lo slogan del governo per “pubblicizzare” il recente cosiddetto decreto cosiddetto contro il femminicidio, contenuto in una serie di norme sulla sicurezza. Francamente mi pare che non sia capito molto di come vanno le cose nella maggior parte dei casi. E qui la forma è sostanza.

“Lotta senza quartiere” contro il maschio stalker: questo lo slogan del governo per “pubblicizzare” il recente cosiddetto decreto cosiddetto contro il femminicidio, contenuto in una serie di norme sulla sicurezza. Francamente mi pare che non sia capito molto di come vanno le cose nella maggior parte dei casi. E qui la forma è sostanza: se si vuole affrontare il tema della violenza di genere, dobbiamo farlo in modo organico, partendo dalla prevenzione sino alla repressione, non certo con alcune previsioni spot inserite qua e là in un provvedimento che tratta di Tav , di cyberbullismo e d’altro.

Non si parla di centri antiviolenza, delle risorse per il loro finanziamento, di centri di ascolto per i maltrattanti, che siano uomini o donne, di un osservatorio che restituisca informazioni utili sulle circostanze di tempo e di luogo nei quali avvengono tali reati. Si esaspera nello slogan la guerra fra i sessi, quasi a provocare l’autore del reato - maschio: “vengo a prenderti a casa e ti butto fuori” .

L’irrevocabilità della querela poi, presuppone una riforma della procedura penale, un processo celere (una sentenza per un reato di violenza passa in giudicato dopo 7 anni), un sistema repressivo e custodiale che funzioni e soprattutto un sistema di protezione della persona offesa – case di accoglienza - efficace, condizioni pressoché inesistenti. Bene per il gratuito patrocinio senza limiti di reddito, bene l’obbligo di arresto e l’allontanamento dell’autore di maltrattamenti in casi di flagranza di reato, ma il legislatore non ci dice cosa accadrà una volta che l’autore sarà scarcerato.

Ci fermiamo sul piano repressivo, ma se non si educano i nostri figli nelle scuole e non si accompagnano le vittime con percorsi di autonomia anche economica, ammonimenti ed inasprimenti di pene, non serviranno a nulla. Al nostro legislatore sfugge la differenza tra situazioni dove la vittima ha interrotto la relazione e sta subendo stalking e situazioni dove continua a convivere con il maltrattante.

A cosa serve in questi casi, l’ammonimento del questore su segnalazione di terzi, se non a concretizzare il rischio di ritorsioni e botte per la vittima ( perché ci si è confidati con la vicina)? Il femminicidio riguarda tutte le forme di discriminazione di genere in grado di annullare la donna nella sua libertà, nella socialità, nella partecipazione alla vita pubblica: sono le molestie sessuali sul lavoro, la violenza psicologica dal proprio compagno, la difficoltà una volta trovata la forza, di uscire da quelle situazioni, di riappropriarsi di sé.

Ma il nostro legislatore (forse dovrebbe conoscere uno stalker) ritiene ancora, che la violenza contro le donne sia una questione di ordine pubblico e non un problema culturale. Eh no, è una disparità che si annida nella grammatica delle relazioni, nella gerarchizzazione, nel senso comune, nella mancata nomina di un altro Ministro per le Pari Opportunità dopo le dimissioni di Iosefa Idem.

Che si sia proceduto ancora una volta, con interventi difettosi, mi persuade del fatto che non si voglia mettere mano al tema in maniera organica, sul piano della repressione, della rieducazione e della prevenzione con interventi di formazione, formazione che sia ben chiaro, riguarda anche le forze dell’ordine ed i magistrati, che spesso non distinguono le situazioni di conflitto coniugale magari esasperato, da quelle di violenza.

 

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